moralista

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:regalo::birra: ok è quello che speravo sentirmi dire, ora con i nuovi contabilizzatori dovranno farmi pagare solo il 36% ridotto del 60% sul fisso, e il consumo a lettura delle valvole del contabilizzatore.
 

Luigi Criscuolo

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Guarda che vale pure il ragionamento opposto: se il regolamento contrattuale ha stabilito che i mm di riscaldamento sono ridotti al 40% a copertura delle spese accessorie relative alla manutenzione e alle dispersioni dell'impianto condominiale l'amministratore potrebbe chiedere il 40% di spese fisse anziché il 36% approvato dalla assemblea condominiale.
 

basty

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Potrebbe essere necessario rettificare la mia precedente risposta.
@moralista non ha precisato se esista una tabella millesimi di riscaldamento, e in caso affermativo quale eventuale criterio di ripartizione sia stato adottato.

da come si esprime, verrebbe però da concludere che non abbiano mai avuto una specifica tabella per il riscaldamento: e che quindi sia sempre stata usata la tabella dei millesimi di proprietà (verosimilmente proporzionali alle superfici e quindi anche ai volumi da riscaldare): e che da RdC il locale con l'impianto sottodimensionato sia stato considerato solo al 40%.

Ora se questa ipotesi è corretta, e se il locale attuale continua ad avere un dimensionamento ridotto (come per l'esposizione mobili), potrebbe essere ragionevole assumere di fatto che i m/m di riscaldamento da considerare per ripartire la quota fissa del 36% siano ancora quelli di tabella ridotti del 60%: se invece l'impianto è stato normalizzato ed adeguato per avere la temperatura ambiente normale, ovviamente non competerebbero sconti.
 

moralista

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e come quanto da te scritto nel terzo punto, la tabella contrattuale esiste e fatta dal costruttore che prevede che l'impianto di riscaldamento per il negozio da esposizione era sottodimemensionato del 60%, e per oltre 40 anni è stato usato questi mm. di riscaldamento ora con le valvole di ripartizione il termotecnico non ha tenuto conto, o non è stato messo al corrente della riduzione, e con la nuova ripartizione applica il 100%, ho interpellato l'amministratore, ma si nosconde dietro alle norme europee
 

Luigi Criscuolo

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il sottodimensionamento dei termosifoni viene calcolato; ripeto le vecchie tabelle millesimali vengono accantonate quindi quello che riporta il RdC contrattuale non vale più perché è cambiato il principio di suddivisione delle spese.
da: http://alessandroziccardi.it/guida-alla-contabilizzazione-del-calore/

Ogni dispositivo radiante/termosifone
, sarà modificato attraverso il montaggio dei 2 strumenti in figura. La procedura è un po' più complessa di come sembra: viene il manutentore della caldaia da te, ad impianto spento (quindi da aprile-maggio fino a ottobre-novembre), e smonta il termosifone dal muro.

Fa una mappatura del dispositivo raccogliendo, in una scheda e/o un database le seguenti informazioni:

  • Ubicazione: unità immobiliare e locale di installazione,
  • Dimensioni (L x H x P),
  • Tipologia di elemento radiante,
  • Trasmittanza (basta capire se è di ferro o ghisa),
  • Potenza nominale,
  • Eventuali e varie (note a marigine in merito a casi meno ordinari).
In base a questi dati vengono calibrati uno ad uno i ripartitori di calore per ogni determinato dispositivo radiante. Questi, sono contatori elettronici che misurano la differenza di temperatura tra quella del termosifone e quella esterna, e su questa base, calcolano il calore realmente ricevuto.

Mappatura-dispositivi-radianti.png


La calibrazione avviene nel 90% dei casi a livello hardware (ossia, calcolato il coefficiente specifico di quel ripartitore, detto parametro Kq, lo si inserisce nel chip di quel dispositivo), oppure a livello software, lasciando i ripartitori così come stanno, ed effettuando la mappatura dei ripartitori in cloud, ossia in un database online) a secondo dei modelli. Il difetto della calibrazione hardware è che va ripetuta SEMPRE (e costa...) ogni volta che per qualche motivo si sostituisce il dispositivo con uno nuovo.

Valvola-Termostatica-Alessandro-Ziccardi.png
Vengono poi montate le Valvole Termostatiche al posto di quelle normali, così da avere la possibilità di modulare con maggiore precisione (in base alla tabella-tipo più in basso) il calore richiesto, e non solo.

La Valvola Termostatica (a seconda anche del tipo di testina, se manuale o digitale) raffredda il termosifone se l’ambiente raggiunge la temperatura programmata, e lo riscalda di nuovo quando si raffredda troppo.

Può diventare una valvola intelligente, grazie alla possibilità di essere telecomandata e di programmare accensione e spegnimento automatico. Se c'è molto sole e la temperatura è già alta, la valvola non fornisce quasi più calore, perchè sente che non è necessario. Resta quindi constantemente in ascolto della temperatura dell'ambiente in cui si trova... non male! Ve ne sono addirittura alcuni tipi attivabili e disattivabili a distanza (lì si parla di prodotti di domotica).

Temperatura-di-riferimento-sulla-Valvola-Termostatica.png
Saranno poi installati i Ripartitori di Calore, i veri misuratori dell'energia termica ricevuta, fornendo un numero che incrementa con i consumi, e che (così com'è) non ha significato fisico. Moltiplicato poi per opportuni coefficienti di adattamento, fornirà una misura fisica dei consumi.

La normativa tecnica che definisce gli standard di qualità dei ripartitori e della loro installazione è la UNI 834, secondo il quale (tra le varie cose) questi dispositivi sono utilizzabili solo su corpi scaldanti che hanno accessibile la superficie radiante (cioè radiatori/termosifoni e termoconvettori).

Ripartitore-di-Calore-Alessandro-Ziccardi.png
Questi dispositivi possiedono una batteria della durata di 10-15 anni, eun'antenna per la connessione wireless, con la quale è possibile ricevere le letture in ogni momento e anche a distanza, senza dove leggere fisicamente il display, e quindi senza dover entrare nelle case dei condomini per la lettura.

I ripartitori dovranno venire installati generalmente nella posizione corrispondente alla metà della larghezza, e a 3/4 dell'altezza (partendo dal basso). Questo affinchè la stima dei consumi sia quella più precisa possibile, e vicina alla misura perfetta (l'errore di misura dev'essere inferiore al 5%).

La lettura dei consumi può essere fatta quindi:

  • Direttamente, cioè leggendo il display, come autolettura da parte del singolo condomino, o del letturista.
  • Wireless, inviando i dati dei contatori/ripartitori verso un'antenna centrale installata nello stesso condominio, e collegata via radio all'azienda che li produce, per processare e memorizzare le letture.
 

basty

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ripeto le vecchie tabelle millesimali vengono accantonate quindi quello che riporta il RdC contrattuale non vale più perché è cambiato il principio di suddivisione delle spese.
Ripeto anch'io...:): si e no.

Se leggi bene anche l'articolo Zaccardi da te postato, non è che spieghi in dettaglio come vengano calcolati i "millesimi termici". E rileverei pure una contraddizione: fa infatti due esempi di suddivisione:
Se il fabbisogno energetico (calcolato dal Progetto Termotecnico) dei vari appartamenti è più o meno simile,.... si usano i millesimi termici (aggiungo, per la quota fissa)

Se il fabbisogno energetico dell'appartamento più fortunato è la metà di quello più sfortunato, o anche peggio .... si usano i millesimi normali (che presumo siano quelli di proprietà)

Subito dopo però scrive:
Non è possibile una diversa ripartizione delle spese rispetto a quanto imposto dalla normativa, in quanto anche questa "trasgressione" viene sanzionata attraverso le multe presenti, e che affronteremo dopo.

Premesso questo il nostro postante afferma che il locale interessato ha un dimensionamento d'impianto ridotto, per cui in passato venivano riparametrati i millesimi di proprietà al 40% realkizzando così una sorta di tabella di millesimi termici.

Ora si può condividere che questo approccio sommario non abbia una valenza analitica, ma anche affidando la valutazione dei nuovi millesimi termici ad un termotecnico, si porrà il problema di quantizzare quanto delle calorie involontarie sia da attribuire al locale interessato: ora il calore disperso prescinde dal dimensionamento fino ad un certo punto: se ad esempio il locale avesse un solo radiatore ed una sola colonna montante ogni 100 mq, mentre normalmente i restanti locali hanno ad es. 6 radiatori e rispettive colonne, è del tutto evidente che il calore involontario prelevato dal primo sarebbe 1/6 di quello tipico degli altri locali.

Quindi è proprio per effetto della nuova normativa che verosimilmente la ripartizione della quota fissa non potrà prendere pari pari la vecchia tabella millesimi di proprietà: forse si dovrebbero ricalcolare i millesimi termici, cioè la quota di abbattimento, che magari non sarà il 60%: ma se questa percentuale non è stata stabilita a casaccio ma da un termotecnico a seguito di una valutazione sul campo, il risultato potrebbe coincidere.

p.s.: mi permetterei anche una precisazione su quanto sotto affermato:
Ripartitori di Calore, i veri misuratori dell'energia termica ricevuta, fornendo un numero che incrementa con i consumi, e che (così com'è) non ha significato fisico.
Più che misuratori sarebbe corretto chiamarli rilevatori di energia assorbita: difatti la grandezza espressa non ha significato fisico come correttamente riporti.

I veri misuratori di energia sarebbero solo i "contacalorie", che esprimerebbero correttamente l'energia termica scambiata.

I ripartitori rilevano in sostanza differenze di temperatura nel tempo, e solo conoscendo la "potenzialità" del radiatore sottostante, attraverso il Kc si desume la quota erogata. Non si misurano kWh: si può solo dire che chi ha assorbito 2000 unità ha prelevato il doppio di chi ne ha assorbite 1000: per questo si chiamano ripartitori e non misuratori di calorie.
 

Luigi Criscuolo

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@basty
a) per quanto riguarda le incongruenze e le inesattezze presenti nell'articolo che ho postato devo dire che hai una parte di ragione; me ne ero accorto pure io dando una letta veloce a quanto aveva messo in rete. Non ho capito se è un praticone oppure uno che per fare il divulgatore ha confuso capra e cavoli.
b) ho messo ugualmente il collegamento perché per la parte che interessa @moralista (e te che sostieni la sua posizione) è corretta. E' inutile continuare a rivangare il RdC contrattuale che assegna ad un condòmino la riduzione del 60% dei millesimi a lui attribuiti (non si sa come perché se avessero usato il metodo da me postato si sarebbe tenuto conto del sottodimensionamento dei caloriferi e quindi non ce ne sarebbe stato bisogno) perché millesimi di riscaldamento non si adottano più ma sono sostituiti dai millesimi termici.
Nella parte che ho postato del collegamento Zaccardi c'é scritto che di ogni calorifero si prendono le misure per la calibrazione dei ripartitori ( anche nella redazione mm che ho postato io si misuravano i caloriferi: si prendevano superficie frontale e volume) per questo motivo la riduzione del 60% non può essere applicata perché si è già tenuto conto del sottodimensionamento dei caloriferi dei locali.
Quindi è inutile insiste per avere applicata la medesima riduzione sui costi dei consumi; tanto mento sui costi fissi, Anzi i locali non riscaldati provocano squilibrio termico nei muri dei vicini confinanti e nei pavimenti e nei soffitti degli appartamenti a contatto verticale; anzichè una riduzione dovrebbero pagare la maggiorazione per la dispersione provocata..
 

basty

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Proprietario Casa
@Luigi Criscuolo.
Che la presenza di locali non riscaldati porti a squilibri nella distribuzione è vero: ma su questo la normativa poco aiuta.

Dissento invece sulle altre conclusioni: non mi pare inutile insistere, almeno concettualmente, per le seguenti ragioni.

Nella parte che ho postato del collegamento Zaccardi c'é scritto che di ogni calorifero si prendono le misure per la calibrazione dei ripartitori ( anche nella redazione mm che ho postato io si misuravano i caloriferi: si prendevano superficie frontale e volume) per questo motivo la riduzione del 60% non può essere applicata perché si è già tenuto conto del sottodimensionamento dei caloriferi dei locali.

Qui secondo me interpreti male: il rilievo dei caloriferi serve a valutare la "potenza", meglio la potenzialità del calorifero, parametro che associato alla tipologia costruttiva, serve a ricavare il coefficiente moltiplicativo da utilizzare sulle letture dei consumi espresse dai ripartitori: quindi è una operazione che è funzionale soprattutto al corretto calcolo della quota variabile, e non della quota fissa.

Quanto alla quota fissa, essa dovrebbe tener conto dei prelievi involontari: questi coe ricorda l'articolo da te postato , sono legati principalmente alle dispersioni all'interno dell'impianto, di cui la quota maggiore si distribuisce all'interno dell'edificio indistintamente, a patto che la distribuzione delle colonne sia omogenea: poichè sembrerebbe nel caso postato che questo locale non sia servito in modo omogeneo rispetto al resto dei locali condominiali, non sembra improprio ritenere che anche sui prelievi involontari (= quota fissa) non si possa assumere una ripartizione in sostanza proporzionale ai volumi riscaldabili, cosa che a quanto leggiamo è ciò che avviene oggi. Che poi il risultato corretto porti ad una decurtazione del 60% è da dimostrare.
 

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