sergio gattinara

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cara arciera. tu confidi anzi ribadisci che nei sei certa che stiamo andando verso la globalizzazione. Che tipo di globalizzazione immagini o sei certa che verrà fuori)
Tua nipote con il burka e tutto il resto anche quella sarebbe globalizzazione .
 

sergio gattinara

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sono sempre più convito che tu in quel periodo stavi all'estero. Io quel periodo67/77 me lo sono vissuto tutto a Milano[DOUBLEPOST=1402584461,1402584189][/DOUBLEPOST]
ti risulta che sotto i Borboni l'impero delle due Sicilie andava a gonfie vele? Le masse popolari erano già ridotte alla canna del gas (anche se allora non c'era ancora). I savoiardi hanno piluccato dove c'era qualcosa da mangiare.
Caro Luigi, da onesto piemontese ti invito a leggere l articolo che seguje e documentartri ,magiorment, sul attività dei piemontsi sia al sud che n el veneto

Debito pubblico italiano: un’eredità che arriva dai Savoia. Il Sud Italia era esempio di virtuosità e rigore
in Obbligazioni e Titoli di Stato
di Nicola D’Antuono | 2 Maggio 2014 - 11:09
Il Piemonte è stato il "padre" del debito pubblico italiano. Al Sud, invece, i Borboni avevano i conti in ordine e una struttura economica nettamente più avanzata

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Il “padre” dell’enorme debito pubblico italiano può essere considerato il regno dei Savoia, che alla vigilia delle guerre di indipendenza aveva i conti pubblici in dissesto e spesso comunicati in modo poco trasparente. Al Sud, invece, il Regno delle Due Sicilie era un esempio di virtuosità e di rigore di bilancio, come sottolineato anche dal famoso economista napoletano Giacomo Savarese, spettatore delle vicende legate al debito pubblico dei due principali regni italiani pre-unificazione. Di certo gli oltre 2.100 miliardi di euro di debiti (non le vecchie lire o i ducati ottocenteschi) della Repubblica Italiana di oggi non sono stati ereditati dai Savoia, ovvero dal Regno di Sardegna. Tuttavia, la gestione dei conti pubblici ha per più di un secolo e mezzo mantenuto quell’impronta, accollandosi così un’eredità decisamente scomoda.

Al Nord il Piemonte aveva le finanze fuori controllo, tanto che il debito pubblico aumentò del 565% nel decennio precedente all’unità d’Italia. I Savoia hanno quindi lanciato la politica della finanza allegra e la cultura del debito facile, oggi appannaggio della maggior parte delle potenze economiche occidentali. Per il Regno di Sardegna le guerre di indipendenza e successivamente l’unità d’Italia sono state senza dubbio il modo più semplice per sistemare i conti pubblici. D’altronde il Piemonte aveva una bilancia commerciale costantemente in rosso e ingombranti oneri legati al finanziamento delle proprie guerre (già dalla spedizione di Crimea, fortemente voluta da Cavour per poi spostare il focus delle potenze europee sulla “questione italiana”).

Nel 1848 il debito piemontese era di 168 milioni di lire, ma nel 1859 era balzato a 1,12 miliardi di lire per un incremento monstre del 565%. Questa montagna di debiti era pari quasi al 74% del pil. I Savoia pagavano interessi annui sul debito pari a 68 milioni di lire, circa tre volte in più di quello che pagava il Regno delle Due Sicilie. Al Sud i Borboni potevano contare su un’economia decisamente più grande e diversificata: il pil del regno napoletano era pari a 2,62 miliardi di lire, mentre quello dei piemontesi 1,61 miliardi di lire. Dal 1847 al 1859 il debito del regno napoletano era aumentato solo del 29,6% a 411,5 milioni di lire da 317 milioni.

Il rapporto debito/pil del Regno delle Due Sicilie era pari al 16,57%, un valore che oggi farebbe impallidire anche la Germania di Angela Merkel. Il Regno di Sardegna le tentò tutte pur di oscurare i dati sui conti pubblici. Arrivò addirittura a non redigere più il bilancio statale, oltre che applicare ben 23 nuove tasse e vendere beni demaniali. Secondo uno studio dell’economista lucano Francesco Nitti, i Savoia possedevano un patrimonio pari a 27 milioni di lire di oro mentre il Regno delle Due Sicilie 443 milioni di lire di oro. Le sorti finanziarie della casa regnante piemontese era finite nelle mani dei Rothschild, i banchieri più influenti dell’800 che furono anche determinanti per la sconfitta di Napoleone a Waterloo.

Ai Savoia, dunque, l’unica cosa da fare per evitare la bancarotta era quella di unirsi con chi aveva i conti in ordine. D’altronde lo stesso Vittorio Sacchi, economista piemontese, affermò che le finanze napoletane erano in perfetto ordine quando fu chiamato a redigere il bilancio pubblico dopo l’unificazione del 1861. Dalla Restaurazione del 1815 il regno borbonico aveva solo 5 tasse e le rendite pubbliche salivano da 16 milioni a 30 milioni di ducati grazie alla ricchezza generata dall’economia. Dal 1847 al 1859 al Sud non viene introdotto nemmeno una nuova tassa. Senza contare che il bilancio pubblico era decisamente trasparente e che non era stata effettuata alcuna vendita di beni demaniali. Dopo l’Unità il debito del Regno di Sardegna era diventato il debito del Regno d’Italia. In un libricino datato 1862, l’economista Savarese sottolineava che si trattava di "eredità luttuosa".
 

arciera

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Non possiamo perdere perché noi siamo i buoni. I buoni vincono sempre. Anche perché alla fine arriva il 7• cavalleggeri. Quelle sono schegge impazzite. Converrai con me che per questi la trasformazione non sarà indolore. Di riflesso anche per noi. Questo e' il prezzo da pagare: un possibile impazzimento per strati
di popolazione musulmana incapaci di evolversi. S'ha da fare.[DOUBLEPOST=1402587819,1402587688][/DOUBLEPOST]Stiamo in missione oramai
 

Daniele 78

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Luigi Criscuolo

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Sergio io ho scritto
Le masse popolari erano già ridotte alla canna del gas
non ho parlato di finanza pubblica o di stato patrimoniale dello Stato Borbonico.
Se il benessere e lo stato di floridezza dello stato era così alto mi spieghi perché mille p.ir.l.a partiti da Quarto hanno fatto tanti proseliti? Pochi degli indigeni meridionali hanno difeso gli interessi del loro Stato che fino a prova contraria era anche la loro nazione. Mentre a Milano le masse popolari si rivoltavano e cacciavano gli austriaci a Palermo hanno fanto ponti d'oro a Garibaldi and Co.
 

arciera

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Grande fu la corruzione. Ogni generale sapeva quanto ci avrebbe guadagnato. E poi, dobbiamo dire anche questo: Cavour si era legato a tutti: gli inglesi addirittura emisero un bond per l'unità d'Italia. In questo frangente lo stesso Cavour guadagnava sulla farina. Tassandola e cosi facendo lievitare il prezzo. Lui in persona ci aveva le mani in pasta. Proprio in maniera letterale.
 

sergio gattinara

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caro Luigi prova a leggere la storia con un cambio metti al posto di Briganti la parola partigiani e vedrai che ti sarai risposto da solo.
I dati sono certi il regno de Savoia era indebitato fino agli occhi le riserve auree dei borbone sono state inglobate e si sono pagati i debiti.
Lasciamo perdere le spoliazioni delle aziende e gli appalti tutti dati agli amici[DOUBLEPOST=1402592346,1402592099][/DOUBLEPOST]
Grande fu la corruzione. Ogni generale sapeva quanto ci avrebbe guadagnato. E poi, dobbiamo dire anche questo: Cavour si era legato a tutti: gli inglesi addirittura emisero un bond per l'unità d'Italia. In questo frangente lo stesso Cavour guadagnava sulla farina. Tassandola e cosi facendo lievitare il prezzo. Lui in persona ci aveva le mani in pasta. Proprio in maniera letterale.
lo so. Temkpo fa ho racontato l episodio del conte Brofferio che lo accusò di questo al quale Cavour , amante del gioco d azzardo e quindi sempre a corto di liqidi, rispose

non penserà che io possa vivere con lo stipendio da ministro
 

arciera

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Due gossip su Cavour: compro' alla sua favorita escort un castello, mentre amava in contemporanea due sorelle aristocratiche. Era considerato dall'aristocrazis torinese uno scavezzacollo per questo suo "trasporto" verso il genere femminile. Se c'era la Bocassini....forse non si faceva l'unità d'Italia...
 

Luigi Criscuolo

Membro Storico
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mentre amava in contemporanea due sorelle aristocratiche.
Visto che prima si parlava di prostitute come la metti con le due sorelle che contemporaneamente concedevano la loro grazia ( a gratis) allo stesso uomo? Non dirmi che non lo sapevano. O è la forza del potere?[DOUBLEPOST=1402594084,1402593871][/DOUBLEPOST]
amante del gioco d azzardo e quindi sempre a corto di liqidi
un pò come Fede; Baldini, la spalla radiofonica di Fiorello.
 
J

jac1.0

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Due gossip su Cavour: compro' alla sua favorita escort un castello, mentre amava in contemporanea due sorelle aristocratiche. Era considerato dall'aristocrazis torinese uno scavezzacollo per questo suo "trasporto" verso il genere femminile. Se c'era la Bocassini....forse non si faceva l'unità d'Italia...
Un altro gossip su Cavour. Al liceo scientifico 'Cavour' ha studiato jac1.0 quando era solo Iac. Vedere:
 
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