La vera storia di Rosy Mauro, la "badante" di Bossi
Rosy Mauro viene dal sud, da un paesino in provincia di Brindisi. Eppure, da più vent'anni è uno degli esponenti di spicco della Lega. Anzi, la sua "anima nera". L'ombra di Bossi, e da quando il senatur è malato, la sua "badante", come la chiamano i nemici di partito. Ma chi è, dunque, Rosy Mauro?
Una che in Parlamento non ci sarebbe mai dovuta arrivare. Diploma all'istituto di ragioneria, l'emigrazione al nord, una piccola esperienza nel sindacato. Insomma, niente di rilevante. Una donna qualunque. Finché non incontra Umberto Bossi all'inizio degli anni '90 e viene folgorata sulla via di Pontida. Diventa una fedelissima, prende in mano le redini del Sindacato Padano, è l'accompagnatrice ufficiale di Bossi. Spara comizi più razzisti di quelli di Borghezio. Partecipa all'elaborazione di quei "riti celtici" padani, l'ampolla e il dio Po, che farebbero la delizia degli antropologi, con una buona dose di superstizione stregonesca da matrona del sud. E' temuta e rispettata dagli altri membri del partito. E diventa sempre più potente.
Così potente che il Boss/i la fa eleggere in Parlamento e nominare vicepresidente del Senato. Carica che lei riveste tutt'altro che dignitosamente. Poi arriva lo scandalo dei rimborsi elettorali.
E la "badante" finisce nei guai. 130.000 euro per un diploma di laurea fasullo. 200.000 euro di fondi neri per il suo Sindacato Padano. Bonifici direttamente dalle casse della Lega per spese non meglio chiarite, viaggi, cene, alberghi. Aiutini vari al suo capo-scorta, un ex poliziotto che fa il cantante sfigato, in arte Pier Mosca, e incide pezzi con titoli assurdi, tipo "Kooly Noody", e con il quale forse ha una relazione. Strani magheggi nella soffitta della villa di Bossi, con la moglie di quest'ultimo, che hanno a che fare con la cartomanzia e con non ben identificati riti magici. Tutto il contrario, insomma, di ciò che dovrebbe essere un rappresentante delle istituzioni.
Questa è Rosy Mauro. Che, dal canto suo, nega ogni responsabilità. Ma le carte dell'inchiesta dicono l'opposto. E sono carte pesanti.
Rosy Mauro dovrebbe prenderne atto e andarsene. Seguire l'esempio del Trota: dimettersi da vicepresidente del Senato. Perfino un "genio" della politica come lui ha capito che la festa è finita. Il teatrino ha chiuso i battenti. I "ladroni" della Lega sono stati presi con le mani del sacco. Solo che quel sacco conteneva e contiene i soldi pubblici dei cittadini che, a suon di milioni di euro, per vent'anni hanno nutrito la follia, gli imbrogli, il delirio dei leghisti. E di questa maga da strapazzo capitata chissà come in Parlamento.
....e poi dicono che a Napule ce sta 'a munnezza......!!!!!DAPPERTUTTO STA....!!!!!