Seth

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la esenzione sulla prima casa ed eliminazione della tassa di successione
Altro che favorire il frutto del sudore della fronte a scapito dei pigri eredi!
Beninteso, non voglio neanche dire che gli eredi debbano essere espropriati.
Semplicemente, non ci sono proprietà immobiliari più degne e altre meno. Semmai ci sono case ricche e altre meno. L’abitazione è tecnicamente “bene primario”, come il pane, ma c’è chi mangia la michetta da 50 cent e chi la focaccia da 50 euro da Briatore: perché trattarli allo stesso modo?
 
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Seth

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L'imposta sulle successioni e donazioni non era stata eliminata sotto un milione di euro, ma era stata soppressa.
Giusta precisazione.

L'imposta di successione e donazione fu ridotta nel 2000 dal governo Amato II con la legge n. 342/2000 e fu abolita nel 2001 dal governo Berlusconi II con la legge n. 383/2001. L'imposta è stata ripristinata nel 2006 dal governo Prodi II con il decreto-legge n. 262/2006, convertito con la legge n. 286/2006.” (Wikipedia)
 

basty

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L'imposta sulle successioni e donazioni non era stata eliminata sotto un milione di euro, ma era stata soppressa.
Grazie per la precisazione: ma non muta il senso di quello che intendevo dire.

Se vogliamo parlare di imposta di successione, ho una età per cui dovrebbe interessarmi. Ma nonostante vada contro i miei/nostri interessi, confesso di aver "apprezzato" Luigi Einaudi , quando con un tratto tipico della cultura patriarcale piemontese scriveva, se non ricordo male nelle sue "Prediche inutili", che la tassa di successione del 33% era giustificata ed era morale, perche ogni generazione doveva avere "l'orgoglio", col proprio lavoro ed iniziativa, di ricostituire il patrimonio familiare.

E che se questo non avveniva e non era perseguito, era giusto che nell'arco di tre generazioni i beni rientrassero nella disponibilità del paese, come forma di redistribuzione delle ricchezze a chi le merita.

Oggi suona retorica: ma sono uomini di quella tempra che hanno fatto dell'Italia uno dei 7 (10 ?) paesi, che contano nel mondo.
Nonostante passare per impopolari. Oggi va invece di moda essere "piaciosi"
 

Seth

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Grazie per la precisazione: ma non muta il senso di quello che intendevo dire.

Se vogliamo parlare di imposta di successione, ho una età per cui dovrebbe interessarmi. Ma nonostante vada contro i miei/nostri interessi, confesso di aver "apprezzato" Luigi Einaudi , quando con un tratto tipico della cultura patriarcale piemontese scriveva, se non ricordo male nelle sue "Prediche inutili", che la tassa di successione del 33% era giustificata ed era morale, perche ogni generazione doveva avere "l'orgoglio", col proprio lavoro ed iniziativa, di ricostituire il patrimonio familiare.

E che se questo non avveniva e non era perseguito, era giusto che nell'arco di tre generazioni i beni rientrassero nella disponibilità del paese, come forma di redistribuzione delle ricchezze a chi le merita.

Oggi suona retorica: ma sono uomini di quella tempra che hanno fatto dell'Italia uno dei 7 (10 ?) paesi, che contano nel mondo.
Concordo sul principio, seppur applicato con gradualità secondo il patrimonio (vedo peraltro che Nemesis ha precisato sulla % proposta da Einaudi ), però a condizione che si sfoltiscano altre tasse e balzelli, anche extratributari. Su una piccola successione può capitare di pagare più per onorari notarili che allo Stato…
Occhio anche a non incoraggiare comportamenti elusivi: se la tassazione fosse un tot percento sull’erede ma un tot altro molto minore sulla compravendita, nessuno morirebbe più con un patrimonio non già “venduto” ai figli. ;)
 
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Nemesis

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Luigi Einaudi , quando con un tratto tipico della cultura patriarcale piemontese scriveva, se non ricordo male nelle sue "Prediche inutili", che la tassa di successione del 33%
Non ipotizzava un'aliquota del 33%, ma il pagamento di un terzo dell’imposta alla scomparsa del de cuius, di un altro terzo a quella del (o dei) nipoti eredi e di un ultimo terzo ancora alla scomparsa dei pronipoti. E non nelle Prediche inutili, ma in un articolo sulla rivista Riforma sociale.
 

Seth

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Non ipotizzava un'aliquota del 33%, ma il pagamento di un terzo dell’imposta alla scomparsa del de cuius, di un altro terzo a quella del (o dei) nipoti eredi e di un ultimo terzo ancora alla scomparsa dei pronipoti. E non nelle Prediche inutili, ma in un articolo sulla rivista Riforma sociale.
Ma “un terzo” di quale percentuale?
 

basty

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Non ipotizzava un'aliquota del 33%, ma il pagamento di un terzo dell’imposta alla scomparsa del de cuius, di un altro terzo a quella del (o dei) nipoti eredi e di un ultimo terzo ancora alla scomparsa dei pronipoti. E non nelle Prediche inutili, ma in un articolo sulla rivista Riforma sociale.
Le tue precisazioni sono sempre stimolanti, e per uno smemorato come me, aiutano a far mente locale.
Credo di dovere una precisazione: probabile che il tuo riferimento ad un articolo sulla rivista Riforma Sociale sia corretto, ma credo si tratterebbe di una “citazione”
Il tema è stato in origine trattato nelle “lezioni di politica sociale” stampate e riprese da ediz. Einaudi nel ‘49, 50 e 58.

Quanto da me citato è riportato a pag 287 del testo che riproduco.
Non ho aggiunto evidenziazioni e non ho ritrovato un passo, che io ho percepito come una “religione laica Einaudiana”; ma il senso è ripreso nella chiusa A pag 299; mi scuso ma l’ordine delle immagini non ha seguito la numerazione delle pagine
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uva

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un passo, che io ho percepito come una “religione laica Einaudiana
Un passo secondo me importante è quello a pag. 288.
Secondo il quale l'imposta di successione proposta avrebbe lo scopo e l'effetto....di volgere a profitto della cosa pubblica la tendenza alla dilapidazione propria delle nuove generazioni non astrette al lavoro dalla necessità di procacciarsi da vivere.

Come avevo scritto nel post n. #115, per fortuna non tutte le persone sono uguali.

Vi sono eredi che hanno capacità, intelligenza, sensibilità, voglia di lavorare ed intraprendere. Serbano virtù di lavoro e di ricostruzione, non di mera conservazione (pagg. 287 e 288).

Altri eredi per incapacità, limitatezza di vedute o semplicemente pigrizia, non lavorano e non ricostruiscono non avendo necessità di procacciarsi da vivere.
 

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