Se si ritiene di dover penalizzare le eredità, lo strumento proprio è l’imposizione sulle successioni. Si decida quel che è giusto come pedaggio al passaggio di consegne. Una volta pagata l’imposta sulle successioni, e le altre imposte e spese dovute in quell’occasione, però l’erede ha saldato i suoi conti, non può essere penalizzato all’infinito.Invece ho capito che lui si riferisce a chi possiede e tiene
Io ritengo sia equo non tassare la "prima casa" (non di lusso) abitazione principale, il cui acquisto è anche agevolato ai fini dell'imposta di registro e detraibilità interessi sul mutuo.
Ed è giusto aiutare i giovani con agevolazioni per gli acquirenti che hanno determinati requisiti.
Perché la casa dove un cittadino abita stabilmente con la sua famiglia è un bene primario.
Capisco che questo concetto possa non piacere.
Specialmente a chi non ha mai acquistato un immobile né pagato un mutuo di tasca sua col denaro guadagnato lavorando.
Spesso sono persone a cui le case per abitazione principale e per vacanze sono state messe a disposizione/donate/ ereditate da genitori/coniugi/parenti vari.
Se costoro non potranno più tenerle sfitte per scelta, si orienteranno verso la locazione o la vendita.
Comunque, assumere che ogni abitazione principale (vera o anche fasulla) sia frutto di sudato lavoro, e ogni seconda casa un regalo goduto senza meriti, sarà pur vero in molti casi ma non è un criterio valido in generale.
Soprattutto la tassazione non dovrebbe essere moralistica ma seguire la ricchezza e la capacità contributiva. Ben vengano le agevolazioni che rispondono a un preciso obiettivo, come quelle sui contratti d’affitto a canone concordato. Ma azzerare l’imposizione sull’abitazione principale in quanto sacro focolare domestico, a prescindere dal valore piccolo o enorme, e bastonare viceversa le case non abitazione principale, per umili che siano… produce solo una distorsione, secondo me.