AvvocatoDauriaMichele

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evviva evviva evviva evviva evviva...!!!! Il 17 ottobre appena scorso il giudice mi ha obbligato a passare per la conciliazione, per cui 4 mesi di tempo per arrivare ad una mediazione e quindi la data del giudizio si era allungata fino ad aprile!! E adesso come funziona nel mio caso???

Continuo a dire che sarebbe meglio parlarne nel topic apposito.

In ogni caso Lei ha un'ordinanza del giudice che la obbliga alla mediazione; l'ordinanza non decade da se, ma va revocata. Il Suo avvocato presumibilmente da domani redigerà un'istanza di revoca dell'ordinanza e rifissazione dell'udienza.

Saluti.
 

delmo68

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Comunque se è incostituzionale questa legge per eccesso di delega, figuriamoci il nostro bel decreto legislativo 23/2011..che è un eccesso eccessivamente incostituzionale per definzione!!!!
 

delmo68

Membro Attivo
Proprietario Casa
Continuo a dire che sarebbe meglio parlarne nel topic apposito.

In ogni caso Lei ha un'ordinanza del giudice che la obbliga alla mediazione; l'ordinanza non decade da se, ma va revocata. Il Suo avvocato presumibilmente da domani redigerà un'istanza di revoca dell'ordinanza e rifissazione dell'udienza. Ha ragione avvocato!!! Mi scusi, la ringrazio per l'informazione .

Saluti.
 

sotera

Nuovo Iscritto
Per me non è una buona notizia. Perchè io ci sono già passato dalla mediaconciliazione, che il mio inquilino ha rifiutato, mentre io ho dovuto pagare tutto per l'istruttoria. Adesso chi mi restituisce i soldi? Perché sarebbe poi una buona notizia? Anche su questo forum, mi sembra, che le uniche possibilità di uscire fuori dall'assurdità legislativa siano state sinora un accordo con gli inquilini (susyniky, mi sembra). Dell'ordinanza di Napoli, invece, nessuno sa ancora niente?
 

delmo68

Membro Attivo
Proprietario Casa
Per me non è una buona notizia. Perchè io ci sono già passato dalla mediaconciliazione, che il mio inquilino ha rifiutato, mentre io ho dovuto pagare tutto per l'istruttoria. Adesso chi mi restituisce i soldi? Perché sarebbe poi una buona notizia? Anche su questo forum, mi sembra, che le uniche possibilità di uscire fuori dall'assurdità legislativa siano state sinora un accordo con gli inquilini (susyniky, mi sembra). Dell'ordinanza di Napoli, invece, nessuno sa ancora niente?
per quanto mi riguarda è una bellissima notizia, nel senso che innanzitutto mi risparmio un bel po di soldi, infatti ritengo assurdo che uno debba passare per la concliazione che è innanzitutto obbligatoria e per di piu onerosa e soltanto a carico di chi fà l'azione principale.
Inoltre se, come nel tuo caso , l'inquilino si rifiuta o non si presenta, è una doppia fregatura...Penso che se ad oggi non ci sono tante sentenze sul d.lgs 23/2011 e proprio perchè la maggior parte di tali liti si sono risolte con la conciliazione, o meglio direi con un esborso ulteriore di denaro da parte del proprietario per mettere alla porta gli inquilini delatori. (alla faccia della transazione onesta ed equa) .E questa è un altra faccenda che trovo disgustosa!!! Il mio inquilino mi ha fatto sapere dal suo avvocato che per andarsene gradirebbe una certa somma di denaro , peccato che da me non vedrà un centesimo!!! Mi pare si stia arricchendo già abbatanza il vile!!!
Il giudice della mia causa sommaria ha riferito inoltre che a Firenze la maggior parte di queste controversie si sono risolte con la mediazione, tanto è che il tribunale di Firenze non ha ancora intrapreso alcun orientamento giurisprudenziale sulla materia, che ha dichiarato essere estremamente delicata e complessa.
Almeno io adesso avrò possibilita di scegliere e di decidere se procedere in tale direzione conciliativa.
Con riferimento alla sentenza di Napoli, non ho novità.
 

delmo68

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C'era una volta una proposta di legge....!!!

CAMERA DEI DEPUTATI N. 2378

PROPOSTA DI LEGGE
d’iniziativa del deputato LABOCCETTA
Delega al Governo per il riordino della disciplina fiscale delle
locazioni immobiliari ad uso abitativo, commerciale e produttivo
Presentata il 15 aprile 2009
ONOREVOLI COLLEGHI ! — La grande portata
della crisi economica che attanaglia –
tra gli altri – il nostro Paese, ci impone di
trovare, con ragionevole rapidità, soluzioni
in grado di fornire risposte tempestive
soprattutto alle classi meno abbienti, alle
famiglie monoreddito e, in particolare, a
quella parte di popolazione che versa in
condizioni di instabilità economica e che,
tra l’altro, è costretta a ricorrere alla
locazione di immobili, sia che si tratti di
unità da destinare ad uso abitativo del
proprio nucleo familiare, sia che si tratti
di unità ad uso commerciale.
Il riferimento è a quella parte di popolazione
che rappresenta in media circa
il 20 per cento dell’intera comunità nazionale
e che, nel breve periodo, non
appare in condizione di poter assumere
impegni bancari per sottoscrivere mutui
per l’acquisito di nuove abitazioni o di
immobili da destinare alla propria attività.
Le soluzioni da ricercare trovano fondamento
in una serie di motivi economici,
fiscali (sia in termini di equità che di
allargamento della base imponibile), sociali
e perfino di ordine pubblico e di
sicurezza sociale.
Tali iniziative dovranno essere avviate
indipendentemente dal « piano casa » che
il Governo, sentiti le regione e gli enti
locali, si accinge a varare, al fine di offrire
nuovi orizzonti e più ampie prospettive nel
medio e lungo periodo.
Ad oggi permane una situazione, puntualmente
rilevata dalle varie associazioni
Atti Parlamentari — 1 — Camera dei Deputati
XVI LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI
di categoria, che vede – stante l’attuale
regime fiscale delle locazioni – alcune
gravi anomalie del mercato immobiliare
che possono riassumersi nelle seguenti:
1) un’offerta di immobili in locazione
notevolmente ridotta rispetto alla domanda;
2) canoni di locazione, soprattutto
nei grandi centri urbani, troppo elevati
rispetto alla capacità di spesa delle giovani
coppie, delle famiglie monoreddito o comunque
meno abbienti;
3) immobili liberi e non posti a
reddito, che rimangono improduttivi nella
disponibilità di quei proprietari che preferiscono
tenerli liberi piuttosto che impegnarli
in locazione, per scongiurare il
forte deprezzamento nel caso in cui debbano
ricorrere alla vendita, stante anche
la flessione del mercato immobiliare dovuta
– essenzialmente – al congelamento
delle transazioni;
4) una forte e crescente evasione per
locazioni « atipiche » di breve periodo, tra
le quali quelle destinate al turismo, agli
studenti fuori sede e agli extracomunitari.
Appare utile, se non doveroso, analizzare
in via preliminare alcuni dati che
caratterizzano il panorama delle locazioni
immobiliari nel nostro Paese.
Secondo l’Associazione nazionale dei
costruttori edili (ANCE), nel solo periodo
che intercorre tra il 1991 e il 2006, il
numero delle case in affitto è diminuito di
circa 600.000 unità (– 12,5 per cento)
mentre il numero delle famiglie residenti è
aumentato di 3,5 milioni di unità (+ 17,6
per cento).
Le risultanze dei rilevamenti del sindacato
unitario nazionale degli inquilini
assegnatari (SUNIA) rappresentano che tra
i 5 e i 6 milioni di famiglie italiane vivono
in affitto: gli alloggi privati in locazione
sono 3,4 milioni, di cui, si calcola, oltre
500.000 « in nero »; 938.000 case popolari
(ex istituti autonomi per le case popolari e
altro), di cui 768.000 sono locate; a queste
si devono aggiungere circa 400.000 abitazioni
di proprietà dei comuni.
Oltre il 25 per cento di tutti gli alloggi
concessi in locazione dagli enti pubblici,
inoltre, non è assegnato secondo la legge
della domanda e dell’offerta, ma in ragione
di condizionamenti di favore e di
anomali fattori sui quali, in più parti del
nostro Paese, stanno investigando la magistratura
e gli organi di controllo della
spesa pubblica.
Secondo una recente ricerca del CENSIS
per Assoimmobiliare (giugno 2008),
ogni anno nelle grandi città si formano in
media 46.000 nuovi nuclei familiari, a
fronte della costruzione di 19.000 nuove
abitazioni. Secondo tale rilevamento in
Italia si realizzerebbero solo 1.900 alloggi
di edilizia sociale pubblica all’anno, ovvero
meno dell’1 per cento delle abitazioni
costruite (300.000), contro, ad esempio, i
50.000 alloggi sociali realizzati dalla Francia.
Ne consegue che città come Roma e
Milano scalano le classifiche mondiali ed
europee degli affitti più costosi. Roma, con
un guadagno di cinque posizioni nel 2007
rispetto al 2006, figura al 29o posto delle
città più costose al mondo, seguita da
Milano con la 42o posizione.
La capitale è all’8o posto in Europa per
il costo degli affitti, mentre Milano è
all’11o posto.
È significativo e utile apprezzare che
tutti gli osservatori – sia pubblici che
privati – mentre convergono nel registrare
una flessione del valore degli immobili
(secondo Nomisma nel 2009 pari a meno
l’8,5 per cento) dovuta alla crisi generalizzata
che ha colpito le economie occidentali,
evidenziano, nel contempo, opposti
effetti sul mercato delle locazioni.
I dati dell’ultima rilevazione dell’Istituto
nazionale di statistica (ISTAT) sui
consumi delle famiglie (agosto 2008) nei
precedenti due anni evidenziano che l’affitto
medio mensile è cresciuto del 14 per
cento, con aumenti del 20 per cento nel
centro della penisola. Questo dato allarmante
è confermato dai sindacati degli
inquilini, i quali, esaminando gli andamenti
degli ultimi dieci anni, in uno studio
del febbraio 2009 sostengono che dal 1999
al 2008 gli affitti in Italia sono aumentati
Atti Parlamentari — 2 — Camera dei Deputati — 2378
XVI LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI
mediamente del 130 per cento, con punte
che arrivano anche al 145 per cento, come
nel caso della città di Roma.
Solo nell’ultimissimo periodo si assisterebbe
a una lieve normalizzazione anche
delle locazioni (Nomisma – 5 per cento,
ufficio studi di Tecnocasa – 2 per cento,
dati del marzo 2009), del tutto irrilevante
al fine di garantire una ragionevole qualità
della vita alle famiglie meno abbienti.
Tutto quanto rappresentato influisce
notevolmente e negativamente sulla composizione
della spesa delle famiglie italiane.
Secondo un dato diffuso dalla Confederazione
generale italiana del lavoro
(CGIL) nel novembre 2008, il 27 per cento
del reddito netto delle famiglie italiane è
stato impiegato per pagare l’affitto della
loro abitazione nel primo semestre del
medesimo 2008. Rispetto al IIo semestre
del 2007, in cui la spesa per l’affitto
incideva per il 25 per cento sul reddito, si
è registrato un aumento pari al 6,3 per
cento.
Si potrà forse dubitare delle cifre fornite
dalla CGIL ma il dato, purtroppo, è
anche confermato dall’ufficio studi della
Confcommercio, secondo il quale a fine
mese la quota di spese alle quali non si
può rinunciare (tra cui affitti e spese
obbligatorie come bollette, assicurazioni e
mutui) arriva quasi al 40 per cento.
Negli anni ’70 le medesime spese pesavano
per il 24,7 per cento sulle famiglie
italiane.
Se si considerano le famiglie monoreddito,
il SUNIA sottolinea che l’affitto incide
con percentuali insostenibili: tra il 40 e il
50 per cento a Genova e a Torino, tra il
50 e il 70 per cento a Bologna e Firenze,
oltre il 70 per cento a Milano e a Roma.
In generale, le spese totali per l’abitazione
gravano sui nuclei mono-reddito mediamente
tra il 50 e il 70 per cento, con i casi
eclatanti di Milano e di Roma, dove l’incidenza
oscilla tra l’82 e il 92 per cento.
Di qui la triste e amara constatazione
che nel prossimo triennio 2009-2011 oltre
150.000 famiglie perderanno la loro abitazione
per morosità.
Quanto rilevato per le abitazioni vale
anche per gli immobili commerciali: secondo
la Confederazione generale italiana
dell’artigianato (CGIA) negli ultimi cinque
anni l’aumento del canone di locazione dei
negozi ubicati nel centro dei principali
comuni capoluogo di regione è stato molto
rilevante, complessivamente tra il 40 e di
60 per cento, portando – come conseguenza
– un crescente indebolimento del
terziario e del piccolo commercio che
vede, al contempo, una progressiva riduzione
dei consumi e, quindi, delle entrate.
Alle dolenti note che riguardano le
famiglie italiane si aggiungono – e per
certi versi esse sono ancora più dolenti –
quelle che riguardano gli immigrati, per i
quali la questione assume una rilevanza
tale da incidere sull’ordine sociale e sulla
sicurezza pubblica; un dato impressionante
è riportato dalla già citata ricerca
del SUNIA, secondo la quale i soli immigrati
regolari alla « disperata ricerca di un
alloggio » sono 365.000 a Roma e 390.000
a Milano.
La cifra è anche confermata dalla già
richiamata ricerca del CENSIS per Assoimmobiliare
secondo la quale nelle tredici
grandi città italiane vivono 645.000
immigrati (+ 80 per cento rispetto al 2003),
ovvero il 7 per cento dei residenti (a
Milano il 13 per cento), e la precarietà
abitativa riguarda almeno il 40 per cento
di essi.
Quanto rilevato per gli stranieri vale
ancora di più per gli immigrati irregolari,
la cui condizione abitativa è ancora più
oscura e drammatica, salvo poi scoprire,
con sempre maggiore frequenza, incredibili
situazioni di sfruttamento, di sovraffollamento,
di ingiustificabile degrado e di
irragionevole arricchimento di proprietari
spregiudicati.
Nel salutare con favore la norma introdotta
dal Governo Berlusconi che prevede
il sequestro dell’immobile se locato
con ingiusto profitto a immigrati clandestini,
va anche detto che, secondo alcuni
osservatori, questa stessa norma corre il
rischio di produrre un effetto perverso e
opposto: la richiesta di compensi eccessivi
da parte di proprietari di casa senza
Atti Parlamentari — 3 — Camera dei Deputati — 2378
XVI LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI
scrupoli, a copertura dei « maggiori rischi
» derivanti dalla nuova legge. Questo
sembrerebbe giustificare il rilevamento
secondo cui il canone di affitto pagato
dagli extracomunitari è in media tra il 30
e il 50 per cento più elevato di quello
ordinario, tenuto conto che un clandestino
arriva a pagare 500 euro per un
posto letto a rotazione, in stanze con più
di dieci persone e con un unico servizio
igienico.
In un’inchiesta sulla legalità dell’estate
2008, « il Sole 24 Ore » ha calcolato che
nella sola Reggio Emilia, incrociando il
tasso di clandestinità ivi rilevato con i
prezzi correnti delle abitazioni e ipotizzando
quanto incasserebbe l’erario statale
se tutti gli irregolari fossero in possesso di
un contratto di locazione immobiliare registrato,
ammontano a quasi 11 milioni di
euro i redditi derivanti delle locazioni per
la casa: importi questi che rimangono
sommersi ed evasi al fisco.
E all’eventuale domanda per quali motivi
taluni proprietari si espongano al rischio
di sequestro dell’immobile, risponde
la medesima inchiesta facendo riferimento
all’incapacità della pubblica amministrazione:
per gli affitti irregolari i controlli
ogni anno sono circa 6.500 e la probabilità
di subirne uno è dello 0,1 per cento!
Non meno grave, ma comunque preoccupante,
è la situazione delle locazioni
immobiliari agli studenti fuori sede.
Stando ai dati dell’allora Ministero
della pubblica istruzione relativi al 2007,
le regioni con il più alto numero di
fuorisede sono: la Lombardia (circa 94.000
su 200.000 totali), il Lazio (circa 75.000 su
185.000 totali), l’Emilia-Romagna (circa
80.000 su 121.000 totali) e il Veneto (circa
59.000 su 92.000 Totali).
In tutti questi casi il numero di posti
letto totali messi a disposizione è notevolmente
inferiore a quello di chi studia fuori
dalla propria regione d’origine: sono circa
10.000 per la Lombardia, circa 6.000 per
l’Emilia-Romagna, circa 4.200 per il Lazio
e circa 5.030 per il Veneto.
Ci sono, poi, regioni come la Valle
d’Aosta e il Molise in cui non c’è alcun
posto letto messo a disposizione.
A Firenze è bastato che il Corpo della
guardia di finanza distribuisse agli studenti
fuori sede un questionario nel quale
si chiedeva di indicare anche l’importo
dell’affitto pagato per far emergere numerosissime
posizioni irregolari con tassi di
evasione superiori al 60 per cento.
In questo settore, insomma, basta incrociare
i dati e fare sì che i sindaci
possano cominciare a muoversi abbandonando
ogni forma di « pudore politico »
nei confronti dei propri elettori.
Infine si pone il problema delle casevacanze,
che coinvolge una larga fascia del
nostro territorio, in un Paese che ha oltre
8.000 chilometri di coste, e che interessa
anche molte località montane legate al
turismo invernale.
Anche in tale settore l’evasione è altissima,
anche se non si dispone di dati
complessivi.
Un’indagine del 2005 effettuata dall’Agenzia
delle entrate nella regione Toscana
(il progetto si chiamava MITO, è
durato un anno ed è iniziato con una
verifica degli investigatori fiscali in 180
agenzie immobiliari) ha rivelato un’evasione
non inferiore al 50 per cento sui soli
contratti di affitto tracciabili.
Una verifica del febbraio 2009 del
Corpo della guardia di finanza nei « Bed
and Breakfast » di Palermo ha rilevato
irregolarità fiscali nell’80 per cento dei
casi.
Hanno quindi ragione gli albergatori,
soggetti come sono a infiniti e continui
controlli, a lamentarsi di quella che – in
definitiva – è una forma di concorrenza
sleale.
Ma anche in tale settore si registra
una sorta di « anomalo pudore » delle
amministrazioni locali, sia perché si
tratta, nella generalità dei casi, di una
fascia importante del loro elettorato (i
piccoli proprietari di immobili), sia perché,
ed è probabilmente questa la motivazione
prevalente, la quota spettante ai
comuni dei maggiori imponibili riemersi
è poco significativa.
A partire dalla legge n. 392 del 1978 (e
cosiddetta « legge sull’equo canone »),
Atti Parlamentari — 4 — Camera dei Deputati — 2378
XVI LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI
adottata in regime di solidarietà nazionale
tra il Partito comunista italiano e la Democrazia
italiana, e che intendeva « regolamentare
» il mercato delle locazioni immobiliari,
si è assistito progressivamente
ad un mercato sempre più asfittico e
compromesso.
L’esplosione speculativa dei valori immobiliari,
nella quale il credito veniva
concesso in base alla (presunta) infinita
crescita degli stessi valori immobiliari, non
solo ha destabilizzato il sistema finanziario
mondiale, ma ha anche violato le leggi
dell’economia e creato un’immagine distorta
del bene « casa ».
È l’equilibrio tra domanda ed offerta
che determina il prezzo dei beni, mentre
la speculazione ha preteso che il prezzo
si amplificasse come se la domanda fosse
infinita e operasse senza discernimento, a
fronte di un’offerta crescente.
Ma la casa ha il suo valore innanzitutto
come bene strumentale: serve per viverci –
se possibile, decentemente – ed è necessario
che si trovi vicino al luogo dove si
produce reddito. La casa, insomma, è un
componente delle spese per la produzione
del reddito e, se si tratta di un immobile
commerciale o produttivo, è un componente
fondamentale del costo di produzione.
La bolla immobiliare – non tenendo
conto di questi fattori – ha prodotto un
« boom » dei valori immobiliari indiscriminato
e non legato alle esigenze abitative o
produttive.
Il Governo deve, quindi, puntare a
meccanismi volti a calmierare i prezzi
degli immobili, che hanno un importante
riflesso sui prezzi dei beni al consumo, dei
quali essi sono un rilevante fattore di
produzione.
Ma la scelta di farlo imponendo i
canoni di affitto ai proprietari e (secondo
un « vezzo » abituale della sinistra) in
qualche modo criminalizzandoli, come si
fece con la citata legge n. 392 del 1978, si
è manifestata totalmente errata: i beni
sono divenuti di difficile reperibilità, i loro
proprietari sono divenuti diffidenti e i
prezzi sono fortemente e progressivamente
lievitati.
Secondo il SUNIA il 14 per cento delle
abitazioni romane è sfitto e vuoto perché
i proprietari non le mettono sul mercato.
Ma con l’attuale regime di tassazione,
con leggi e con sentenze che non consentono
di sfrattare l’inquilino moroso se non
dopo procedimenti che durano in media
tre anni – DATI dell’Unione, piccoli proprietari
immobiliari (UPPI) – senza risarcimento
e con il bene fortemente compromesso,
perché i piccoli proprietari dovrebbero
rischiare ?
Ci si lamenta della discriminazione
contro anziani e disabili, ma si dimentica
di dire che i procedimenti per recuperare
un immobile da queste due categorie superano
molto spesso i 10 anni (dato dell’UPPI).
Senza contare gli ulteriori blocchi al recupero
del bene prodotti dai decreti-legge
di proroga degli sfratti, un’autentica contraddizione
per un Governo che si proclama
liberista e liberale, in quanto scaricano
un problema sociale su una categoria
privata e perpetuano la distorsione concettuale
in base alla quale chi possiede qualcosa
è in qualche modo colpevole e, comunque,
può e deve aspettare.
A fronte di uno scenario così compromesso
appare doveroso ripensare ad
una riforma delle locazioni immobiliari
che dia impulso a meccanismi volti ad
auto-normalizzare il mercato, tenendo
conto sia delle legittime esigenze e aspettative
dei proprietari, sia delle necessità
dei fruitori del mercato delle stesse locazioni.
Innanzitutto si deve rilevare che da
molti anni gli schieramenti politici discutono
sull’ipotesi della « cedolare secca » da
applicare alle locazioni ad uso abitativo,
cioè della tassazione separata, con
un’unica aliquota e senza criteri progressivi,
per i redditi che le persone fisiche
ricavano dai canoni di locazione ad uso
abitativo e anche da quelli derivanti dalle
locazioni immobiliari ad uso commerciale
o produttivo.
Atti Parlamentari — 5 — Camera dei Deputati — 2378
XVI LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI
L’attuale regime fiscale, infatti, prevede
che tali proventi si aggiungano agli altri
redditi, raggiungendo – per i redditi più
elevati – livelli di tassazione superiore al
40 per cento del totale.
L’argomento ha formato oggetto di
contesa elettorale e l’intenzione di introdurre
questa modifica, con un’aliquota
fissa che potrebbe essere fissata attorno
al 20 per cento, è stata più volte annunziata
dal Presidente del Consiglio dei
ministri e da autorevoli membri del Governo.
Tentativi purtroppo a tutt’oggi infruttuosi
poiché frustrati dai costi elevati
a carico dell’erario.
La politica sulla casa si è concentrata,
fino ad oggi, sull’acquisizione della proprietà
e sulla riduzione della tassazione
della casa di proprietà. A tutti, indistintamente,
è riconosciuta la detraibilità dalle
imposte di una quota dei mutui per la
prima casa, mentre i canoni di locazione
immobiliare sono detraibili solo per le fasce
di reddito più basse e per cifre francamente
irrisorie, stante l’attuale mercato.
Il Governo Berlusconi ha soppresso
l’imposta comunale sugli immobili (ICI)
sulla prima casa, operazione certamente
meritoria ma rivolta esclusivamente a beneficio
dei piccoli proprietari.
Il Governo di centrosinistra ha proceduto
alla regolamentazione delle società
di investimento immobiliare quotate in
borsa (SIIQ), con l’articolo 1, commi da
119 a 141, della legge 27 dicembre 2006,
n. 296, (legge finanziaria 2007); in base
alla citata legge n. 296 del 2006 il reddito
prodotto nell’ambito dell’attività propria
della SIIQ risulta esente dall’imposta sul
reddito delle società (IRES) e dall’imposta
regionale sulle attività produttive (IRAP)
in capo alla stessa, mentre gli utili corrisposti
– in qualunque forma – vengono
sottoposti a una ritenuta del 20 per cento
o del 15 per cento, se l’utile di esercizio
è riferibile a contratti di locazione di
immobili ad uso abitativo stipulati in
base agli accordi definiti in sede locale
tra le organizzazioni della proprietà edilizia
e quelle dei conduttori maggiormente
rappresentative.
Le disposizioni di maggior favore fiscale
delle SIIQ sono nate per favorire il
loro sviluppo. Tuttavia una tale disparità
di trattamento fiscale tra privati e SIIQ
rappresenta una condizione di sistema che
a lungo termine produrrà lo spostamento
degli immobili in direzione del trattamento
più favorevole, come sempre accade
in ambito fiscale.
È necessario, quindi, avviare meccanismi
che incentivino i risparmiatori ad
investire nell’acquisito di immobili destinati
alla locazione, ad uso abitativo, commerciale
e produttivo, seguendo anche la
sperimentazione che è stata avviata in
Francia, con le leggi « Robien » e « Borloo
» e, da ultimo, con la recente legge
« Scellier ».
E, ancora, è necessario rassicurare i
proprietari di immobili sulla certezza dei
loro diritti, incentivando al contempo ogni
azione per agevolare l’immissione sul mercato
degli affitti degli immobili, oggi lasciati
liberi e improduttivi, stante l’attuale
divario tra domanda e offerta.
È necessario recuperare risorse finanziarie
da quella parte del mercato immobiliare
che è affetta da gravi problemi di
elusione e di evasione fiscali, riequilibrando
il mercato.
È necessario promuovere ogni forma di
controllo dei patrimoni immobiliari degli
enti pubblici affinché il regime della locazione
immobiliare di tale ingente patrimonio
sia allineato il più possibile al
libero mercato, con criteri di assegnazione
non privatistici e non clientelari.
In conclusione, l’obbiettivo della proposta
di legge che sottopongo alla Vostra attenzione
ha lo scopo di delegare il Governo
a intraprendere una serie di azioni a effetto
immediato – che intervengono sul patrimonio
immobiliare esistente e sulle iniziative
già avviate, con i seguenti scopi:
a) incentivare la disponibilità – sul
libero mercato – di alloggi per locazioni,
ad uso abitativo commerciale sia promuovendo
meccanismi fiscali premianti (ad
esempio allineamento dei piccoli proprietari
al trattamento fiscale delle SIIQ, sia
dando impulso ad attività giudiziarie semplificate
che diano certezza dei tempi per
Atti Parlamentari — 6 — Camera dei Deputati — 2378
XVI LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI
riacquisire il possesso degli immobili, sia
avviando una strategia – posta a carico
delle amministrazioni comunali – per ridurre
il numero di immobili liberi e
improduttivi;
b) promuovere meccanismi per alimentare
l’attività del comparto edilizio per
la piccola e media impresa e gli investimenti
in immobili da destinare a locazione
da parte dei risparmiatori;
c) recuperare risorse finanziarie derivanti
dall’elusione e dall’evasione fiscali
per le locazioni atipiche destinate al turismo,
agli studenti fuori sede e agli extracomunitari;
d) riequilibrare il libero mercato attualmente
compromesso anche per effetto
della concorrenza sleale tra operatori turistici
e piccoli proprietari.
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PROPOSTA DI LEGGE

ART. 1.
1. Al fine di contrastare l’evasione e
l’elusione fiscali sui redditi derivanti da
locazione immobiliare e di promuovere e
favorire la disponibilità sul libero mercato
di immobili destinati alla locazione ad uso
abitativo, commerciale e produttivo, nonché
al fine di stimolare gli investimenti da
parte dei risparmiatori nel settore immobiliare,
il Governo è delegato ad adottare,
nel rispetto dei saldi di finanza pubblica,
uno o più decreti legislativi, prevedendo
eventualmente anche una fase sperimentale,
per il complessivo riordino della materia,
secondo i seguenti princìpi e criteri
direttivi:
a) introduzione di un’imposta ad aliquota
fissa sostitutiva delle imposte sui
redditi e delle relative addizionali sui
nuovi contratti di locazione, sia che i
redditi afferiscano alle persone fisiche, sia
che vengano realizzati da persone giuridiche,
coordinandola in termini di livello e
di trattamento fiscali al regime previsto,
per i medesimi redditi, in favore delle
società di investimento immobiliare quotate
(SIIQ) di cui all’articolo 1, commi da
119 a 141, della legge 27 dicembre 2006,
n. 296, e successive modificazioni;
b) introduzione di meccanismi che
consentano l’accesso all’imposta fissa di
cui alla lettera a) anche per i contratti in
essere alla data di entrata in vigore dei
decreti legislativi di cui all’alinea, sia ad
uso abitativo che ad uso commerciale e
produttivo, inclusi i settori terziario e
industriale, condizionata alla rinegoziazione
del contratto di locazione immobiliare,
con adeguata riduzione del canone,
comunque non inferiore al 20 per cento
dei valori medi di mercato rilevati localmente
dall’Agenzia del territorio;
Atti Parlamentari — 8 — Camera dei Deputati — 2378
XVI LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI
c) introduzione di forme di sgravio
fiscale generalizzato in favore delle persone
fisiche che siano locatari a titolo
abitativo, adeguandolo, in termini di complessivo
beneficio economico, alla media
dell’agevolazione fiscale riconosciuta per
l’acquisto della prima casa;
d) introduzione di forme di sgravio
fiscale in favore delle persone fisiche o
giuridiche, incluse le SIIQ, per l’acquisto
di immobili di nuova costruzione, realizzati
in conformità alle disposizioni di legge
vigenti con particolare riguardo alle normative
di protezione dal rischio sismico, a
quelle sul contenimento dei consumi energetici
e a quelle sull’utilizzo di fonti di
energia rinnovabile a basso impatto ambientale,
qualora tali immobili siano destinati
a locazione ad uso abitativo, commerciale
o produttivo, applicazione di canoni
agevolati per un periodo temporale
non inferiore a otto anni. Le forme di
sgravio condizionato previste dalla presente
legge devono intervenire, in termini
di benefìci fiscali, sia sull’acquisito dell’immobile,
sia sul reddito prodotto dalla
locazione e essere modulate in ragione
delle caratteristiche qualitative e costruttive
degli immobili e della riduzione del
canone di locazione rispetto ai valori medi
di mercato rilevati localmente dall’Agenzia
del territorio. Tali forme di sgravio devono
prevedere, inoltre, particolari incentivi
premianti per i territori della regione
Abruzzo interessati dagli eventi sismici
dell’aprile 2009;
e) incentivazione delle attività finalizzate
al riordino della redditività degli
immobili del patrimonio e del demanio
dello Stato, degli enti territoriali e degli
altri enti facenti capo alla pubblica amministrazione,
affidati a terzi in regime di
locazione immobiliare ad uso abitativo
commerciale e produttivo;
f) semplificazione e accelerazione
delle procedure giudiziarie e amministrative
nonché previsione dell’intervento in
determinati casi delle Forze dell’ordine
per ottenere in tempi certi il sollecito
rilascio dell’immobile per finita locazione
Atti Parlamentari — 9 — Camera dei Deputati — 2378
XVI LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI
o per morosità, prevedendo altresì che
siano fatte salve le disposizioni vigenti in
materia di riconoscimento dell’avviamento
commerciale;
g) rafforzamento delle misure sanzionatorie
per i contratti di locazione immobiliare
che violino la disciplina fiscale delle
locazioni;
h) coinvolgimento delle amministrazioni
comunali nell’accertamento della regolarità
dei contratti di locazione immobiliare,
ivi compresi i contratti di comodato
e gli usi gratuiti comunque definiti,
anche mediante sottoscrizione di apposite
convenzioni con il Ministero dell’economia
e delle finanze e con l’Agenzia delle entrate,
con particolare riguardo ai comuni
ad alta densità abitativa, ai comuni turistici
o che siano sede universitaria; a tale
fine al comma 344 dell’articolo 1 della
legge 30 dicembre 2004, n. 311, e successive
modificazioni, dopo le parole: « la
comunicazione è effettuata » sono inserite
le seguenti: « anche per le cessioni di
durata inferiore al mese ed »;
i) previsione di misure premiali, in
termini di gettito riemerso, in favore dei
comuni che abbiano raggiunto adeguati
livelli di controllo nella lotta alle violazioni
della disciplina fiscale delle locazioni immobiliari;
l) previsione che i comuni ad alta
densità abitativa possano introdurre
un’imposizione incrementale e proporzionale
al tempo trascorso, a carico delle
unità immobiliari ad uso abitativo, commerciale
e produttivo, lasciate sfitte o
dichiarate a disposizione dal proprietario
per un periodo continuativo superiore a
mesi sei;
m) coordinamento della riforma con
le disposizioni vigenti sul federalismo fiscale,
anche prevedendo la possibilità che
il gettito dell’imposta ad aliquota fissa
sostitutiva di cui alla lettera a) possa
rientrare tra i tributi degli enti locali volti
a sostituire i trasferimenti erariali destinati
ai comuni;
Atti Parlamentari — 10 — Camera dei Deputati — 2378
XVI LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI
n) istituzione, presso il Ministero dell’economia
e delle finanze, di una banca
dati per il monitoraggio e per il controllo
degli immobili privati in locazione, alimentata
dai dati provenienti dalle dichiarazioni
dei redditi, dall’Agenzia delle entrate,
dalle conservatorie dei registri immobiliari,
dal catasto dei fabbricati, dalle
camere di commercio, industria, artigianato
e agricoltura dai comuni e dalle
questure in relazione agli obblighi di cui
all’articolo 12 del decreto-legge 21 marzo
1978, n. 59, convertito, con modificazioni,
dalla legge 18 maggio 1978, n. 191, e
all’articolo 7 del testo unico di cui al
decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 e
successive modificazioni, nonché da quelli
obbligatoriamente trasmessi dai fornitori
dei servizi idrici, elettrici, telefonici in rete
fissa, idrici e del gas;
o) avvio di un programma speciale di
verifiche specifiche nel settore delle locazioni
immobiliari ad uso abitativo, commerciale
e produttivo, concentrate nelle
aree dove si registrano maggiori anomalie
in base ai dati disponibili, al fine di
assicurare un numero di verifiche annue
almeno pari a 100.000.
3. I decreti legislativi di cui al comma
1 sono adottati su proposta del Ministro
dell’economia e delle finanze, di concerto
con il Ministro dell’interno, nonché con il
Ministro delle attività produttive, limitatamente
alle locazioni immobiliari ad uso
commerciale e produttivo. Gli schemi di
decreto legislativo sono trasmessi alle Camere
affinché su di essi sia espresso il
parere delle Commissioni parlamentari
competenti, entro sessanta giorni dalla
data di trasmissione. Decorso il termine
per l’espressione dei pareri, i decreti legislativi
possono essere comunque adottati.
Atti Parlamentari — 11 — Camera dei Deputati — 2378
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€ 0,35 *16PDL0023600*
*16PDL0023600*
 

glombardo

Membro Attivo
Proprietario Casa
come ho capito bene il tuo inquilino vorrebbe una "certa somma di denaro per andare via "?
A quale titolo chiede questa somma ?
Se può andare via significa che la casa non gli serve più !!!
A livello legale è fattibile?
Il mio personale pensiero,se si dovesse trattare di un importo "ragionevole" io accetterei ,sicuramente risparmierei di tempo salute e soldi.
Poi se la vogliamo mettere sulla questione del prinicio sono d'accordo con te.

per quanto mi riguarda è una bellissima notizia, nel senso che innanzitutto mi risparmio un bel po di soldi, infatti ritengo assurdo che uno debba passare per la concliazione che è innanzitutto obbligatoria e per di piu onerosa e soltanto a carico di chi fà l'azione principale.
Inoltre se, come nel tuo caso , l'inquilino si rifiuta o non si presenta, è una doppia fregatura...Penso che se ad oggi non ci sono tante sentenze sul d.lgs 23/2011 e proprio perchè la maggior parte di tali liti si sono risolte con la conciliazione, o meglio direi con un esborso ulteriore di denaro da parte del proprietario per mettere alla porta gli inquilini delatori. (alla faccia della transazione onesta ed equa) .E questa è un altra faccenda che trovo disgustosa!!! Il mio inquilino mi ha fatto sapere dal suo avvocato che per andarsene gradirebbe una certa somma di denaro , peccato che da me non vedrà un centesimo!!! Mi pare si stia arricchendo già abbatanza il vile!!!
Il giudice della mia causa sommaria ha riferito inoltre che a Firenze la maggior parte di queste controversie si sono risolte con la mediazione, tanto è che il tribunale di Firenze non ha ancora intrapreso alcun orientamento giurisprudenziale sulla materia, che ha dichiarato essere estremamente delicata e complessa.
Almeno io adesso avrò possibilita di scegliere e di decidere se procedere in tale direzione conciliativa.
Con riferimento alla sentenza di Napoli, non ho novità.
 

delmo68

Membro Attivo
Proprietario Casa
Per me dare altro denaro al mio inquilino vorrebbe dire abbassare la testa, darsi per vinti e dargli pure ragione!! Io gli ho gia fatto sapere che o ricontrattriamo equamente il contratto o al contrario se ne puo pure stare nell appartamento e quando la legge verra dichiarata incostituzionale ci pensero' io a mandarlo in rovina economica!!! Motivo per cui credo voglia trattare, gli inquilini credo che comincino ad essere consapevoli, o per lo meno li spero, che i rischi sono anche a carico loro.
Se la legge non stara dalla mia parte me li terro' per 4 anni, ma non credo che succedera,!!!
 

delmo68

Membro Attivo
Proprietario Casa
La cifra richiesta credo che si aggiri intorno ai diecimila euro!!! Preferisco pagarci le cause e perderle piuttosto che darli a lui per canbiare casa e togliersi qualche sfizio!!! Non vedra un centesimo!!!!!
 

55a

Membro Attivo
Proprietario Casa
Per me dare altro denaro al mio inquilino vorrebbe dire abbassare la testa, darsi per vinti e dargli pure ragione!! Io gli ho gia fatto sapere che o ricontrattriamo equamente il contratto o al contrario se ne puo pure stare nell appartamento e quando la legge verra dichiarata incostituzionale ci pensero' io a mandarlo in rovina economica!!! Motivo per cui credo voglia trattare, gli inquilini credo che comincino ad essere consapevoli, o per lo meno li spero, che i rischi sono anche a carico loro.
Se la legge non stara dalla mia parte me li terro' per 4 anni, ma non credo che succedera,!!!

Hai tutte le ragioni di questo mondo ad essere intransigente.
Come lo vogliamo chiamare ciò che ti stanno proponendo.....
ricatto mi sembra il termine più giusto ed elegante per dei ......
che si vogliono approfittare della situazione.
La loro non è esigenza abitativa bensì esigenza di sfruttare l'errore,l'ignoranza e forse la necessità di una persona che si è fidata in buona fede.
Se convinti delle loro tesi dovrebbero andare fino in fondo e non richiederti soldi.
Detto ciò.........
la dura realtà è un'altra.
Non so quanto tu perda in termini economici da questa situazione, ma ti dico che forse è meglio accettare.
Non è una sconfitta potrai sempre aiutarci a combattere queste ingiustizie.
Almeno ne guadagni in serenità e quindi in salute.
Con stima
 

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