DEvi valutare un insieme di cose: il canone di cui parli non è trascurabile e ritengo anche sicuro: inoltre se devi fare lavori invasivi e di lunga durata metterai già in difficoltà l'inquilino che non è detto sarà soddisfatto.in ogni caso a luglio provo a chiederli adeguamento Istat.
Poi dal momento che rinunci alla cedolare il canone sarà tassato sull'aliquota marginale (la massima) a te spettante in base al tuo reddito. Con quel canone se hai qualche altro reddito superi agevolmente la soglia dei 28k€ e quindi sarai assoggettato almeno al 35% (contro il 21 o 10%)
Dopodichè si pone il dilemma su quale periodo applicare la rivalutazione: e qui subentra una serie di dilemmi:
taccio (per modo di dire) sul primo, dove molti addetti ai lavori, compresi uffici Agenzia delle Entrate , presuppongono che in uscita dalla cedolare secca lo scatto Istat possa essere applicato solo al termine della nuova annualità assoggettata al regime ordinario IRPEF, quindi da luglio 2026: in base a quella interpretazione direi che la rivalutazione verrebbe calcolata da luglio 2025 a luglio 2026 : se si mantenesse l'attuale livello di inflazione del 1,1% porteresti il canone a 2325€/mese circa
Nella pratica più frequente, non si segue questa interpretazione restrittiva, e come ricordava uva la prima data utile (a parte l'aspetto contrattuale vincolante) sarebbe luglio 2025: ed ancora qui, non ragionando sulla necessità di un periodo "sabbatico", si potrebbe disquisire se la rivalutazione ammessa decorra dal 2022 o se sia vincolante considerare solo il canone corrente applicando l'indice di variazione annuale (2024-25).
Ammesso che il contratto lo prevedesse, non ricordo, riguardo al secondo aspetto citato, quale sia la interpretazione di @uva: mi sembra propenda per usare solo l'indice annuale (il che, detto per inciso, è un compromesso non retto da alcun criterio logico). Non sto ad argomentarlo ma son sicuro che @uva me lo chiederà....