Elisabetta48

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Si, siamo dei cretini soprattutto perche' intanto piangiamo per la disoccupazione. Non per niente chi in Italia ha il minor tasso di disoccupazione sono l'Alto Adige al primo posto seguito a ruota dal Trentino. Li' i turisti se li coccolano.
 

Daniele 78

Membro Storico
Professionista
Si, siamo dei cretini soprattutto perche' intanto piangiamo per la disoccupazione. Non per niente chi in Italia ha il minor tasso di disoccupazione sono l'Alto Adige al primo posto seguito a ruota dal Trentino. Li' i turisti se li coccolano.
E il Trentino e l'Alto Adige seppur bellissimi (sopratutto dal punto di vista naturale) non hanno le potenzialità che potrebbero avere città come Roma, (ma anche il Lazio intero) o Napoli (e la Campania) il Sud è bellissimo altrettanto, poi in estate c'è il mare ma il Sud è troppo maltenuto per essere ospitale ai più.
 

Elisabetta48

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Ma che almeno non si lamentino per la disoccupazione. Dipende solo da loro. Addirittura nelle Dolomiti nelle localita' da cui partono sentieri troppo difficili per i bambini hanno attrezzato delle aree dove qualcuno della famiglia puo' fermarsi coi bambini in attesa dei rientro degli altri o si puo' affidare il bimbo a personale qualificato. Tra giochi e laboratori creativi il tempo vola anche per i pargoli. Insomma il lavoro non piove dal cielo, bisogna inventarselo.
 

Daniele 78

Membro Storico
Professionista
Ma che almeno non si lamentino per la disoccupazione. Dipende solo da loro. Addirittura nelle Dolomiti nelle localita' da cui partono sentieri troppo difficili per i bambini hanno attrezzato delle aree dove qualcuno della famiglia puo' fermarsi coi bambini in attesa dei rientro degli altri o si puo' affidare il bimbo a personale qualificato. Tra giochi e laboratori creativi il tempo vola anche per i pargoli. Insomma il lavoro non piove dal cielo, bisogna inventarselo.
Pensa che c'è chi è convinto del contrario... si incavola, picchetti ma soluzioni condivisibili e sopratutto fattibili manco a morire...ecco che il tessuto sociale vien meno e tutto si sfalda.
Non dico che nei siamo i più bravi(perchè non è vero) ma almeno nella mia piccola città vedere i rifiuti ammassati per strada come (Napoli, Roma e anche Palermo) insegnano bhè la dice lunga sul perchè non ci sono tanti turisti quanto la sola Parigi (anzi il Louvre).
Essere sempre sul fronte del NO porta solo male, purtroppo noi abbiamo quelle teste calde della Valsusa che rompono i maroni...però prova a prendere un treno da Torino a Bardonecchia (ammesso che non ha ritardi) ci metti 1,30 minuti, in auto ci metti mezzora meno (senza contare i ritardi frequenti dei treni), e poi si lamentano che l'Italia gira su gomma e non su ferro...ma con queste tempistiche chi accetta (specialmente se ha delle scadenze ben precise) di assumersi il rischio del treno?? nessuno.
Ecco spiegato perchè quelle tratte ferroviarie sono in calo, perchè il servizio, il tempo perso, i costi (mettendo tutto insieme) sono peggio della macchina. Sinceramente chiunque guarda (giustamente) al proprio tornaconto.
 
J

JERRY48

Ospite
Ma che almeno non si lamentino per la disoccupazione. Dipende solo da loro.
E' troppo generico e qualunquistico. Bisogna conoscere certe realtà.

Sardegna specchio della crisi italiana: isola della non-politica e di disoccupazione
di Davide Iandiorio

Crisi economica, industrie in fallimento, inquinamento, campagne svuotate, crisi sociale, disoccupazione, scioperi, crisi politica, corruzione, peculato. Questa è la Sardegna, territorio al collasso, che con i suoi 24mila km² è diventata lo specchio d'Italia, forse più di ogni altra Regione italiana. Il popolo sardo si trova come intrappolato in un enorme incubo, stretto fra la rabbia per la situazione odierna e la paura per la mancanza di futuro.

La crisi economica, che si è abbattuta sull'Italia e sull'Europa in questi anni, ha mostrato i suoi effetti peggiori proprio sulla terra dei "quattro mori". Questo perché sono migliaia le multinazionali e le piccole-medie imprese presenti sul territorio che hanno accusato un forte calo della produzione, avviandosi sulla strada del fallimento. Tra l'altro molte di queste attività sono in mano agli stranieri, a cui poco importa se chiudere i battenti significa "uccidere" migliaia di lavoratori e di famiglie al seguito.

A questo si aggiunge poi il problema inquinamento, specie nell'area del Sulcis, dove tante aziende metallurgiche e siderurgiche sono finite sotto inchiesta per emissioni nocive e smaltimento improprio. E' il caso della Portovesme Srl, della Eurallumina, o della Alcoa, che da ormai due anni è protagonista di un delicato "braccio di ferro" tra lavoratori e padroni, che vorrebbero licenziare e chiudere tutto definitivamente. Le società Igea e Ifras invece, hanno ricevuto dalla Regione milioni di euro per bonificare le proprie miniere, ma di bonifiche non c'è traccia e nemmeno del denaro pubblico, che sembra sparito nel nulla tra clientelismo e malaffare. E poi c'è la Carbonsulcis, finita sotto inchiesta per aver speso 17 milioni di euro nell'acquisto di macchinari mai utilizzati.

Fallimenti, corruzione, mancanza di controllo da parte delle autorità, cattiva gestione politica. Tutto questo ha obbligato la Sardegna a raggiungere il 18% di disoccupazione, una della percentuali più alte d'Italia. Se poi ci si sofferma sulla disoccupazione giovanile, i dati sono ancor più allarmanti: 1 giovane su 2 è senza lavoro. Per tale motivo, sempre più giovani abbandonano la Sardegna, preferendo studiare e lavorare altrove. Il discorso agricoltura è ancora peggio poiché nessuno sembra più volersi occupare della terra. Le campagne di svuotano giorno dopo giorno e la politica ignora ormai da anni il problema, piuttosto che escogitare piani concreti di investimento nel settore.

fonte: http://it.ibtimes.com/articles/6095...acci-barracciu-pigliaru-grillo-m5s-sulcis.htm
 
J

JERRY48

Ospite
Cassa integrazione, ora è allarme rosso: 24 mila sardi da ottobre senza sussidio né pensione
di Marco Mostallino

Quell'assegno Inps da sei, sette, ottocento euro è spesso l'unico sostegno di oltre 24 mila famiglie sarde dove c'era una persona che prima lavorava ma che ora si trova in cassa integrazione in deroga o in mobilità. Famiglie sarde per cui si annuncia un gelido inverno. Famiglie di operai, impiegati, operatori di servizi messi fuori dalla produzione perché la loro azienda (1.470 nell'Isola) li ha “messi in esubero”oppure perché l'impresa ha cessato l'attività. Ma la situazione è destinata a precipitare nei prossimi mesi.

Per molte di queste persone, almeno i due terzi secondo i primi calcoli dei sindacati, il tempo è scaduto o sta per scadere: su 15.240 lavoratori in mobilità nel 2014, già 4.083 a settembre sono usciti dal sistema di protezione, perché hanno già maturato tre proroghe. Ma anche gli altri, secondo l'ultimo decreto in materia del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il primo ottobre prederanno l'assegno (che tra l'altro percepivano per soli nove mesi su dodici), in attesa di capire quanti e quali di loro potranno ancora godere di un sostegno al reddito. È analoga ed altrettanto allarmante la situazione degli 8.183 lavoratori che si trovano in cassa integrazione “in deroga”: il decreto Poletti del primo agosto 2014 restringe le maglie di accesso alla Cig in deroga e sarà solo nei prossimi mesi che queste ottomila famiglie sarde sapranno se potranno ancora sperare in un assegno che tra l'altro arriva con enorme lentezza: le spettanze del 2013 sono entrate in pagamento solo in queste settimane, con oltre un anno di ritardo.

L'INGORGO INFORME - A rendere ancora più incerta la situazione c'è l'ingorgo di riforme del lavoro, annunciate o avviate in questi anni dai Governi e mai portate a termine. Il sistema degli ammortizzatori sociali era stato già in parte modificato dalla riforma di Elsa Fornero (esecutivo Monti), con l'indennità di disoccupazione unica, che però dovrebbe scattare dal 2017. Poi, meno di due mesi fa, anche il governo attuale, con il decreto Poletti, ha ridotto le chance di questi lavoratori di vedersi rinnovati gli assegni. Ed ora il premier Renzi promette di sconvolgere l'intero mercato del lavoro e del sostegno al reddito, ma le sue intenzioni sono ancora affidate a indiscrezioni di stampa.

LE AZIENDE - Uno dei settori dove il problema è più grave è l'industria meccanica. Il caso Keller, l'azienda di Villacidro che produce carrozze ferroviarie, parla per tutti: 293 lavoratori i quali, esaurita la cassa integrazione in deroga, sperano che dai ministeri del Lavoro e dello Sviluppo giunga una nuova, possibile soluzione. In bilico tra cassa in deroga e nessun reddito ci sono anche i 303 dipendenti dell'Eurallumina di Portovesme e i circa 300 lavoratori delle imprese di appalto al servizio dell'Alcoa, come tanti altri. Ancora a Portovesme, in mobilità a rischio ci sono i 160 operai dell'Ila (alluminio): trenta loro colleghi hanno già perduto in luglio il diritto all'assegno Inps. Ma sono anche piccole aziende dell'edilizia, dei servizi e dell'artigianato, casi non conosciuti alla grande cronaca, ad avere dipendenti che rischiano di uscire dal regime della cassa integrazione: nel settore del legno, per esempio, l'8,8 per cento degli operai ricevono l'assegno in deroga e molti di loro rischiano, per raggiunto numero massimo di rinnovi, di trovarsi senza sostegno al reddito.

LE REALTA' PUBBLICHE - Ma nel calderone ci sono anche lavoratori di aziende pubbliche, di proprietà della Regione, come quelli della Carbosulcis e dell'Igea, società per la quale l'assessore al Lavoro Maria Grazia Piras pensa a un passaggio dalla mobilità al prepensionamento per quanti abbiano i requisiti necessari.

OTTANA E MACOMER, ALLARME SOCIALE - Nel tessile, a Macomer, un centinaio di dipendenti, soprattutto donne, del calzificio Queen sperano che la loro fabbrica, oggi ferma, trovi in fretta un acquirente, altrimenti perderanno tutte gli assegni di Cig o mobilità tra ottobre e dicembre di quest'anno. Molto simile alla loro è la situazione dei dipendenti della Legler: la quasi totalità di essi prederà il sostegno al reddito tra dicembre di quest'anno e giugno 2015. Al disastro industriale del Nuorese si è aggiunta nei mesi scorsi anche la fermata della Polimeri di Ottana, azienda che aveva già messo in Cig numerosi operai. Nel solo territorio dell'ex polo Ottana-Macomer, il sogno industriale degli anni '60 e '70, sono oggi circa 1.100, 800 dei quali solo nel tessile, (secondo Assoindustria) i lavoratori che, tra ottobre e dicembre di quest'anno, potrebbero restare privi dell'assegno Inps che permette loro di tirare avanti in una zona dove non ci sono altre possibilità di impiego.

I SOLDI CHE NON ARRIVANO - A dare un pizzico di respiro a queste 24 mila persone c'è, paradossalmente, l'enorme ritardo accumulato dalla Regione e dallo Stato nel reperire i fondi per cassa integrazione e mobilità. L'accordo tra Giunta e sindacati per la mobilità 2014 è stato firmato solo l'11 agosto ed è lo stesso giorno che l'assessore al Lavoro, Virginia Mura, ha comunicato di aver trovato i 17 milioni di euro necessari per pagare il saldo degli ammortizzatori in deroga per il 2013. Ciò significa che, nel 2015, pur avendo perduto il diritto alla Cig o alla mobilità, molti lavoratori incasseranno nel mensilità relative al 2014: un anno è più o meno il tempo medio che passa tra i decreto ministeriale che autorizza la Cig e l'arrivo del primo assegno Inps sul conto dei lavoratori.

IL MASSACRO DEL REDDITO - Secondo una recente ricerca della Cgil nazionale, la perdita di reddito di un lavoratore che entra in Cig, rispetto a quando era impiegato, è in media di 7.400 euro l'anno. Un taglio secco, pesante, ma che ora per 24 mila persone nell'Isola minaccia di trasformarsi nella cancellazione totale di ogni forma di entrata. In attesa della riforma Renzi e della nuova indennità di disoccupazione per tutti, la quale però – stando alle regole attuali – entrerà in vigore solo nel 2017.
25 settembre 2014
 
J

JERRY48

Ospite
Anche in Italia in coda per l'iPhone 6, ma la Apple inciampa su un aggiornamento iOs

Sedie pieghevoli, zainetto, viveri, sacchi a pelo, pazienza ed entusiasmo per passare la notte all'addiaccio. Da Torino a Roma, passando per Rimini e Bergamo, si ripete come ogni anno il rito delle code per il nuovo iPhone che sarà disponibile nei negozi italiani da domani 26 settembre. Intanto, dopo il “bendgate” c'è un altro intoppo per Apple: ritira, a poche ore dal rilascio, l'aggiornamento del sistema operativo iOS 8. Troppi i bug. E l'azienda di Cupertino sconta il passo falso a Wall Street.
Altissima la richiesta per il nuovo smartphone Apple - Le file in Italia si sono formate dalle prime ore di questa mattina, come è accaduto per il lancio internazionale dei nuovi iPhone avvenuto il 19 settembre scorso. A New York all'Apple Store sulla Quinta Strada, c'era una coda di ben dieci isolati. La richiesta per i nuovi dispositivi è molto forte: lo scorso week-end ne sono stati venduti oltre 10 milioni di pezzi; in Italia nei preordini online sono andati a ruba, soprattutto l'iPhone 6 Plus, il modello più grande da 5,5 pollici.
In fila per ore anche solo per ammirare il nuovo iPhone - Davanti agli Apple Store italiani - che hanno aperto alle 8 - erano appostati i fan della Mela che vogliono arrivare primi. Come Riccardo, in coda all'Apple Store Oriocenter di Bergamo dall'alba nonostante abbia già prenotato il suo iPhone online: vuole essere comunque "il primo ad entrare nel negozio e vivere l'attesa anche con gli altri". Stesse scene all'Apple Store Le Befane di Rimini, dove - secondo il blog Macity - in pole position c'è David, "studente di Budapest e Mac user di lungo corso"; mentre nello store di Roma Est, la prima della fila "è una ragazza accompagnata dal fratello che comprerà un iPhone 6 plus".
Ma la Apple inciampa su un aggiornamento dell'iOS 8 - Mentre sale la febbre per gli iPhone, Apple commette un passo falso sul nuovo sistema operativo iOS8, disponibile dal 17 settembre e scaricato in poco tempo sul 46% dei dispositivi della Mela. Ha rilasciato un aggiornamento in queste ore, chiamato iOS 8.0.1, che doveva correggere alcuni bug relativi al trasferimento di chiamata, alla tastiera su iCloud e alla riproduzione di video sul browser Safari. Ma la toppa, come si suol dire, è stata peggiore del buco. Dopo il download di iOS 8.0.1 alcuni utenti non sono più stati in grado di connettersi alla rete cellulare, e quindi di fare chiamate e collegarsi a Internet (se non via wi-fi). Mentre altri hanno trovato difficoltà nell'usare il Touch ID, che sostituisce l'impronta digitale alla classica password per sbloccare il telefono e consente di effettuare pagamenti. Apple si è scusata per "il grave inconveniente" e ha annunciato un nuovo aggiornamento, risolutivo, entro i prossimi giorni. Nel frattempo la Mela ha pubblicato sul suo sito la procedura con cui gli utenti colpiti possono reinstallare la prima versione dell'iOS 8.
26 settembre 2014

I nostri "cari" politici vedendo quanto sono ancora ricchi gli italiani .. col cavolo che abbasseranno le tasse ... anzi....
Credo che lo disgusto sia generale per chi ha buon senso. Queste scene patetiche e vergognose dimostrano che tanti italiani (così come tutti gli altri acquirenti in giro per il mondo) non ce l'hanno.
Conosco chi fa fatica a fare la spesa per la famiglia, ma si indebita per acquistare l'ultimo modello di cellulare o la console per videogiochi appena uscita.
Questa gente si deve solo che vergognare e tra questi ci saranno quelli che dicono che il lavoro non c'è e che questo è un paese in crisi. Li vorrei vedere questi signori fare la fila per andare a lavorare ai mercati generali, ma col cavolo che ci vanno, per avere l'iphone 6 questo si. 730 euro per un cellulare e poi magari saltano la rata del mutuo o di un prestito.
 

Daniele 78

Membro Storico
Professionista
Vedi @JERRY48 la Sardegna è la punta 8seppur grande) di un immenso iceberg quale l'Italia che è l'unica nazione del G8 che non cresce e ftica a crescere.
Da noi nella mia zona da quando fabbriche come la FILA, la Filiale della COCA COLA di Gaglianico (circa 300 persone) sono state chiuse la Luigi BOTTO (800 pesone chiusa) ed altre realtà che più o meno sono note anche al gran pubblico (ZEGNA BARUFFA, LORO PIANA) (noi biellesi siamo noti anche come "lanieri") anche i GILETTI (che sono delle nostre parti, di cui il figlio Massimo è noto giornalista TV) non se la passano sempre benissimo...insomma anche il nostro tessuto locale è messo malissimo.
Noi negli anni 80 eravamo ben più forti di altre zone d'Italia, potevamo tranquillamente far concorrenza alla Svizzera...ora c'è una desolazione siamo passati dalle stelle, alle stalle più luride.
Troppe leggi idiote fatte da politici idioti, ottusità della popolazioni (tutte le classi indistintamente) ci hanno portato sull'orlo del baratro...e noi non stavamo male anzi...però ora ci ritroviamo come la provincia piùpovera del Piemonte e con una Provincia fallita per dissesto finanziario...ti lascio immaginare come siamo messi.[DOUBLEPOST=1411739285,1411739144][/DOUBLEPOST]
Conosco chi fa fatica a fare la spesa per la famiglia, ma si indebita per acquistare l'ultimo modello di cellulare o la console per videogiochi appena uscita.
Questa gente si deve solo che vergognare e tra questi ci saranno quelli che dicono che il lavoro non c'è e che questo è un paese in crisi. Li vorrei vedere questi signori fare la fila per andare a lavorare ai mercati generali, ma col cavolo che ci vanno, per avere l'iphone 6 questo si. 730 euro per un cellulare e poi magari saltano la rata del mutuo o di un prestito.
Conosco anch'io questo tipo di persone e provo il disprezzo più assoluto. Nella vita puoi decidere quelle che vuoi, ma poi se le conseguenze non sono quelle immaginate (e ti trovi con il sedere per terra)...cavoli tuoi
 
J

JERRY48

Ospite
Pensiamo ai pensionati: 1 su due ha meno di 600 €. Questo è lo stato attuale sociale.
Invece dovrebbe essere: Stato sociale è forma di Stato, che si propone di fornire e garantire diritti e servizi sociali, ad esempio: Assistenza sanitaria. Pubblica istruzione. Indennità di disoccupazione. Sussidi familiari, in caso di accertato stato di povertà o bisogno. Accesso alle risorse culturali (biblioteche, musei, tempo libero). Assistenza d'invalidità e di vecchiaia. Difesa dell'ambiente naturale.
In altre parole, lo Stato sociale è quella cosa che è stata cancellata dai governi negli ultimi vent'anni a vantaggio di privilegi, protezioni e diritti di una casta che vede strettamente connessi i poteri politici e finanziari, con il primo strettamente subordinato al secondo. Per questo si è creata una profonda disuguaglianza tra base e vertici economici del paese, che è la fonte principale dell'attuale crisi economica. Infatti, l'impossibilità da parte della larga base dei cittadini, di "consumare", rende impossibile qulsivoglia ripresa economica. I più danneggiati sono i lavoratori salariati, pubblici e privati, e i pensionarti, cioè i redditi più deboli, in quanto la curva di incremento dei prezzi e la svalutazione della valuta non sono andati di pari passo all'aumento dei salari, creando un'inflazione reale.
Email a Napolitano: Trasformi gli odiosi privilegi, per qualche anno almeno, in contributi di solidarietà (stipendi e pensioni super ), con atto d' imperio...questo Le sarà perdonato. Per gli aiuti ai terremotati basterebbero "spontanei " contributi della "BANDA DEI NOSTRI "ONOREVOLI"...avanti il primo !
 

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