J
JERRY48
Ospite
I modelli teorici dei buchi neri possono prevedere ciò che accade fuori dell’orizzonte degli eventi, ma non forniscono alcuna indicazione fisicamente credibile su che cosa accade alla materia della stella dopo che questa si è contratta fino alle dimensioni di un buco nero.
La teoria della relatività generale è solo in grado di prevedere che la materia continuerà a collassare fino a trovarsi tutta concentrata in un punto in modo che la sua densità risulti infinita (è ciò che viene indicato con il termine matematico di “singo-larità”). Qualcuno ritiene forse che non sia importante sapere che cosa accade là dentro; del resto Steven Hawking ha dimostrato che nello spazio non può esistere un “singolarità nuda”: ciò significa, a grandi linee, che la geometria dello spazio non consentirà mai che un simile punto a densità infinita sia osservabile.
Tuttavia l’uomo nella sua eterna sfida contro i propri limiti, è convinto di poter capire il destino di quella materia “persa” e, se da un lato non può osservarla direttamente, dall’altro però, attingendo agli strumenti matematici più sofisticati, rivolge su di essa l’occhio della sua mente, perfettamente consapevole di conoscere infinitamente meno di ciò che si può e si potrà imparare, e fiducioso che questa sia la sola strada che lo può portare oltre le colonne d’Ercole dell’incalcolabile.
La teoria della relatività generale è solo in grado di prevedere che la materia continuerà a collassare fino a trovarsi tutta concentrata in un punto in modo che la sua densità risulti infinita (è ciò che viene indicato con il termine matematico di “singo-larità”). Qualcuno ritiene forse che non sia importante sapere che cosa accade là dentro; del resto Steven Hawking ha dimostrato che nello spazio non può esistere un “singolarità nuda”: ciò significa, a grandi linee, che la geometria dello spazio non consentirà mai che un simile punto a densità infinita sia osservabile.
Tuttavia l’uomo nella sua eterna sfida contro i propri limiti, è convinto di poter capire il destino di quella materia “persa” e, se da un lato non può osservarla direttamente, dall’altro però, attingendo agli strumenti matematici più sofisticati, rivolge su di essa l’occhio della sua mente, perfettamente consapevole di conoscere infinitamente meno di ciò che si può e si potrà imparare, e fiducioso che questa sia la sola strada che lo può portare oltre le colonne d’Ercole dell’incalcolabile.