Mi permetto alcune osservazioni:
- Al di là del criterio dell'art. 69 delle d.a.c.c. (errore, o variazione > 20% del valore...) non esiste alcuna "norma" ufficiale , nella redazione dei millesimi. (in genere si fa riferimento ad una "circolare", tra l'altro originariamente destinata a scopo particolare...)
Che poi la letteratura tecnica si sia sbizzarrita ipotizzando coefficienti e parametri vari, non significa che debbano necessariamente essere accettati .
- Anche la definizione di "errore" è oggetto di disquisizione giurisprudenziale: un conto è un banale errore aritmetico dimostrabile, altro una apparentemente "anomala" applicazione di qualche criterio: le sentenze in merito sono le più varie.
- La "vetustà" del millesimi, anche se oggettivamente comprensibile, non è un criterio valido per la revisione: sentenze di cassazione hanno precisato che "valgono" le valutazioni originarie dell'immobile: a nulla portano, mutate condizioni di mercato, di cambio di destinazione (già più opinabile...) ecc.
Nel merito:
poichè ogni tecnico ha la sua prassi, cui tiene religiosamente, consiglio, per esperienza diretta in analoga situazione, di discutere preliminarmente alla nuova redazione , i criteri di massima che la compagine condominiale vorrà considerare.
Intanto terrei conto della situazione di partenza: se le attuali tabelle non facevano uso di coefficienti vari, ma si basavano solo sulla superficie (o volume), non mi sembrerebbe accettabile adottare a posteriori criteri diversi o ulteriori, che stravolgerebbero il criterio finora adottato ed i rapporti economici consolidati. Non è un nuovo caseggiato da trattare ex novo.
Suggerirei di basarsi essenzialmente su parametri oggettivi invarianti, tipo superficie o volumetria: e qui c'è una sottile differenza. Eviterei di considerare la superficie netta calpestabile, proprio per evitare che ogni piccola ristrutturazione/modifica interna dia il pretesto per cambiare le tabelle: la superficie lorda della unità immobiliare, qualunque sia la utilizzazione interna degli spazi, in genere rimane costante (salvo assorbimento di vani dalle proprietà adiacenti).
Ne consegue un ulteriore limite: non applicherei (se ciò non era originariamente preso in considerazione) i coefficienti di destinazione dei vani (corridoi, bagni, cucine, sala, ecc) che presupporrebbero di sommare le superfici nette e soggette alla variabilità dell'utilizzo del proprio alloggio; in sostanza bravo chi lo ha disegnato e sfruttato bene, meno bravo chi ha realizzato buchi e mal disposto i vani. Ma ciò non dovrebbe far giustificare continue potenziali revisioni millesimali.
Purtroppo per inesperienza queste cose emergono dopo che i tecnici hanno lavorato: ed è più difficile uscirne. Meglio prevenirle, discuterne prima anche col tecnico individuato, e stabilire gli obiettivi accettabili che si vogliono ottenere, prima di commissionare il lavoro: a quel punto il risultato del lavoro che ne scaturirà sarà più facilmente condivisibile, e non si saranno spesi inutili soldi di parcella.