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User_57897

Ospite
Perchè non si intenda errato la frase finale:
Sintesi finale: I nudi proprietari vendono? l'usufrutto resta attivo comunque. Deve essere l'usufruttuario che decide alla fine se restare usufruttuario e vincolato al bene ... oppure .... i nudi proprietari con pazienza aspettano fino alla fine ....
L'usufrutto non può cessare anche se la nuda proprietà viene trasferita a terzi.
Teoria.
Poi nella realtà ne succedono di tutti i colori.!
 
Ultima modifica di un moderatore:

Franci63

Membro Storico
Proprietario Casa
quindi, se capisco, anche se il "de cuius" indica che la vendita se avverrà sarà "di comune accordo" non può vincolare i nudi proprietari qualora decidano di vendere indipendentemente dalle decisioni dell'usufrutturaio.
Forse la domanda iniziale è poco chiara, almeno per me.
Non ho capito bene, e farei due ipotesi:
1)se il testatore ha disposto che , in caso di vendita congiunta della nuda proprietà e dell'usufrutto, alla moglie debba andare il controvalore dell'usufrutto stesso, nessun problema; anzi, è talmente ovvio che non sarebbe stato necessario nemmeno scriverlo.
Chi vende incassa i soldi relativi alla sua parte.
In questo caso, i figli possono vendere la sola nuda proprietà come e quando vogliono, senza dover dare nulla alla moglie

2)se invece la disposizione testamentaria stabilisce che, se i nudi proprietari vendono la nuda proprietà, alla moglie deve andare una parte del ricavato, avendo ricevuto da testamento meno della legittima, è un'altra storia.

Spiega meglio.
 

vittorievic

Membro Senior
Proprietario Casa
Innanzitutto la seconda moglie ha diritto di abitazione della casa coniugale e di uso del mobilio in essa contenuto, se di proprietà del marito al 100% o in comunione con la moglie.
Tutte le case dei nudi proprietari possono essere vendute ma chi compra (appunto chi compra) comprerà la nuda proprietà e l'usufruttuario potrà chiedere il canone d'affitto delle case tranne quella dove ci abita esercitando il diritto di abitazione.
Insomma chi vorrà fare il furbetto per vendicare la memoria della propria madre potrebbe fare un bagno di sangue. forse sarà meglio trovare una mediazione.
 
U

User_57897

Ospite
Scusate un attimo: ipotesi figli 3 e mogli 1; la legittima e divisa per 4: 3 figli e la moglie (seconda o altro non importa, erede legittima pure lei!) Per giunta usufruttuaria globale. Se uno degli eredi vuol vendere .... chi firma ? Tutti gli eredi per il legittimo diritto! O no?
Non trascuriamo questi particolari !
Domanda finale: come fa uno degli eredi a vendere senza il consenso degli altri legittimi eredi? Se non è stupida o interdetta la vedova secondo me non firmerà un contratto di vendita se non con una ragionevole contropartita.
 
U

User_57897

Ospite
Tornando sull'argomento come sopra citato esistono situazioni contrastanti della Cassazione. Le riporto qui di seguito, non per aver ragione, ma per specificare che esistono molte sfaccettature nell'argomento delle successioni e decisioni testamentarie.
E, se vogliamo dirla tutta, non finisce neppure qui.
Si pensi, solo per fare un esempio, alle conclusioni formulate dalla Suprema Corte con sentenza 26/01/2010 n° 1557 laddove ha ritenuto “perentoriamente che allorché il testatore attribuisca il solo diritto di usufrutto, il beneficiario non succede “in universum ius” del defunto e pertanto non acquista la qualità di erede.
Qui basty potresti sorridere, ma ....
Ma anche alla diversa conclusione cui è pervenuta in precedenza la Suprema Corte opinando “che la disposizione testamentaria di attribuzione dell’usufrutto generale sui beni (mobili ed immobili) costituisce istituzione di erede e non legato (Cass. 24/02/2001 n° 4435). Costituisce pertanto assegnazione di legato una istituzione di erede comprendendo tale attribuzione la universalità dei beni ex art. 588 CC “(Cass. 12/09/2002 n° 13310).
Sinteticamente le questioni che agitano dottrina legale e di giurisprudenza, circa la natura da assegnare al testamento che dispone l’attribuzione di usufrutto su immobile, facente parte del patrimonio del testatore, a favore di un legittimario, perché trattasi di questioni sensibili che spesso necessitano del contributo della Corte Regolatrice per "garantire l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge, l’unità del diritto oggettivo nazionale” previsti nell’art.65 della legge sull’ordinamento giudiziario (R.D. 30 gennaio 1941 n.12).
Per cui non c'è nulla di assiomatico.
Talvolta si è convinti di avere risolto il caso, mentre perfino la Corte afferma decisioni in contrasto tra loro.
Almeno in apparenza.
Va a capire quella che è giusta!
Per questo spesso i contrasti assumono talvolta uno sviluppo piuttosto acceso.
 
U

User_57897

Ospite
Giusto perchè non bisogna dare mai nulla di scontato:
Racconto qui una vicenda seguita direttamente da me e portata alla conclusione diversi anni fa.
Famiglia da generazioni con assetto e figura patriarcale.
Chi regolava i beni e gli affari della famiglia era uno di sette fratelli, neppure il più anziano. Insomma, quello con più iniziativa, o più capace o come volete definirlo. Un giorno accade l’imprevisto: il figlio di uno dei fratelli perde la vita in un incidente stradale.
Antefatto (qui serve necessariamente): il ragazzo è unico figlio di uno dei fratelli, deceduto già anni prima. La madre era stata dichiarata incapace di intendere e di volere per cui il “vincolo” del matrimonio era stato sciolto legalmente. Chi eredita i beni derivanti dal ragazzo erede legittimo di suo padre? Legalmente solo la madre, anche se ricoverata in una struttura; per lei c’è il tutore, suo fratello. La Legge comunque resta Legge. Dura Lex sed Lex. Fin dall'Antica Roma.
Si presenta il fratello per i legittimi diritti dell’unica erede: la madre.
La famiglia si interroga: Chi è costui? Frase di manzoniana memoria.
La famiglia patriarcale, ovviamente, rifiuta: che c’entra lei? Ma la Legge è Legge. Alla fine uno, due, tre notai si arrendono. Perché? La famiglia “patriarcale” aveva omesso le successioni da ben oltre due generazioni per cui all’U.T.E. nulla risultava sul diritto restando tutto intestato al “de cuius” nato circa 130 anni prima….
Sintesi della storia ricostruita: l’Antenato muore: eredi la moglie e “solo” sette figli. I figli fanno famiglia. Uno dei fratelli ne produce altri sei. Uno due, uno solo uno (l’ultimo de cuius), gli altri non hanno eredi futuri (almeno fino a quel momento). Una sorella dei sette è in clausura. La famiglia l’ha considerata per anni “fuori”, tanto che se ne fa dei beni in clausura? Passa a miglior vita anche la madre dei sette. Ereditano i fratelli e sorelle. Nessuno segna nulla, resta alla guida di tutto il fratello “eletto patriarca” dalla famiglia.
Quando il ragazzo muore con l’incidente avviene quello che era inevitabile: il “tutore” della madre del ragazzo esige quanto spetta alla legittima erede. A primo momento si sono opposti, ma …
Si devono riaprire e ricalcolare tutte le successioni precedenti, tutte le quote, anche della sorella in clausura … ma cosa se ne fa lei che è … signori è erede anche lei: destina le sue quote in beneficenza: anche lei ha i suoi diritti, clausura o no.
Alla fine sono stati anche fortunati, perché le sanzioni per le successioni non registrate nei tempi erano cadute in prescrizione per scadenza dei termini. (prescritte oltre i 5 anni)
Sviluppate tutte le volture secondo Legge, una per una.
Pagato solo l’ultima. Perchè nei termini.
Mai nulla di scontato nelle successioni.
Ogni caso è da prendere a se, talvolta con molta accortezza e somma pazienza.
 

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