In un condominio in montagna si procede alla riparazione del tetto dopo aver deciso in tal senso con una procedura anomala.
L'amministratore non ha convocato l'assemblea per vari motivi: rischio contagio covid, la maggior parte sono appartamenti di vacanza i cui proprietari non partecipano e non danno deleghe perché abitano lontano e/o sono anziani, argomento già trattato in altre assemblee e più volte rinviato.
C'è stato uno scambio di mail tra l'amministratore e i condòmini, in modo che tutti hanno potuto leggere quanto scritto dagli altri, valutare i preventivi allegati, esprimere il proprio consenso o dissenso.
L'unico dissenziente è un condòmino che, avendo deciso di vendere due bilocali ereditati di recente, non vuole sostenere la spesa secondo lui non urgente.
Premesso che:
- non si tratta di lavoro urgentissimo ma necessario per evitare danni agli appartamenti dell'ultimo piano, come verbalizzato in assemblee precedenti;
- in caso di danni l'assicurazione forse non li risarcirebbe e i proprietari dell'ultimo piano agirebbero verso il condominio per ottenere il risarcimento;
- non essendo stata convocata l'assemblea condominiale non esiste una delibera;
- le mail scambiate tra tutti i condòmini e l'amministratore non sono pec, alcune provengono da parenti di proprietari anziani (che non ce l'hanno o non la usano), nessuno ha usato la firma elettronica.
Chiedo se in caso di morosità del condòmino dissenziente egli potrebbe giustificarsi (e opporsi al decreto ingiuntivo) perché il lavoro è stato deciso ed eseguito in mancanza di una delibera regolare.
Grazie.
L'amministratore non ha convocato l'assemblea per vari motivi: rischio contagio covid, la maggior parte sono appartamenti di vacanza i cui proprietari non partecipano e non danno deleghe perché abitano lontano e/o sono anziani, argomento già trattato in altre assemblee e più volte rinviato.
C'è stato uno scambio di mail tra l'amministratore e i condòmini, in modo che tutti hanno potuto leggere quanto scritto dagli altri, valutare i preventivi allegati, esprimere il proprio consenso o dissenso.
L'unico dissenziente è un condòmino che, avendo deciso di vendere due bilocali ereditati di recente, non vuole sostenere la spesa secondo lui non urgente.
Premesso che:
- non si tratta di lavoro urgentissimo ma necessario per evitare danni agli appartamenti dell'ultimo piano, come verbalizzato in assemblee precedenti;
- in caso di danni l'assicurazione forse non li risarcirebbe e i proprietari dell'ultimo piano agirebbero verso il condominio per ottenere il risarcimento;
- non essendo stata convocata l'assemblea condominiale non esiste una delibera;
- le mail scambiate tra tutti i condòmini e l'amministratore non sono pec, alcune provengono da parenti di proprietari anziani (che non ce l'hanno o non la usano), nessuno ha usato la firma elettronica.
Chiedo se in caso di morosità del condòmino dissenziente egli potrebbe giustificarsi (e opporsi al decreto ingiuntivo) perché il lavoro è stato deciso ed eseguito in mancanza di una delibera regolare.
Grazie.