Qualche giorno fa stavo per rispondere al "se qualcuno vi dicesse" di @
jac0, poi ho rinunciato perchè era troppo banale. Gli avrei detto che 50 anni fa avevo scelto il mio uomo e che mi andava bene ancora solo lui. Si perchè lui era il mio uomo e io la sua donna. Avevamo "ormai", come dici tu, 18 e 16 anni. Forse noi esageravamo come percezione, ora si esagera nel verso opposto. E' vero, i giornalisti ci mettono del loro, però è un atteggiamento molto diffuso. Tempo fa in TV in una delle trasmissioni coi soliti "so tutto io" c'era un collegamento con L'Aquila nella sua devastazione. Un architetto di 35 anni proprio de L'Aquila ha esposto alcune delle sue idee e delle sue proposte, un bell'intervento. In studio, uno dei soloni presenti: "Come dice quel ragazzo..." Ma come? Un giovane professionista , che dà sensati pareri tecnici, è "un ragazzo?". Liquidato con quelle 4 parole? E' come dire che quello che viene dai trenta-quarantenni in fondo non ha molto valore: sono dei ragazzi... Ho sentito chiamare "ragazzo", e trattarlo con sufficienza, un politico emiliano di 39 anni, già con tre figli . A me da fastidio. (Veramente ha dato fastidio pure a lui, che ha dato una rispostaccia, e ha fatto bene)