Un locatore ha iniziato la procedura di sfratto perché i conduttori (una coppia di coniugi) sono morosi da tre mesi.
I conduttori sono entrambi lavoratori dipendenti con contratti full time a tempo indeterminato, lui nel settore privato e lei in quello pubblico. Non hanno avuto periodi di disoccupazione, né di cassa integrazione, né di malattia. Le due buste paga mensili sono più che sufficienti al mantenimento della loro famiglia (hanno due figli in età scolare).
Però da circa un anno viene trattenuta dalle loro buste paga una somma importante, perché entrambi hanno ottenuto prestiti da una finanziaria con la cessione del quinto dello stipendio.
Pare che abbiano utilizzato questi prestiti per spese non strettamente necessarie: autovettura nuova, moto di grossa cilindrata, vacanze all'estero.
Dopo alcuni mesi di ritardi nei pagamenti di affitto e spese condominiali, da tre mesi non pagano più nulla.
Se questi conduttori si presentano in udienza e, non potendo sanare la morosità, chiedono il termine di grazia, gli verrà concesso?
Il locatore spera di no, perché non si tratta di morosità "incolpevole": gli inquilini utilizzano parte dei loro guadagni per spese voluttuarie invece di pagare l'affitto!
Il giudice deve esaminare la situazione in cui versano i debitori (verificare se sono disoccupati/cassaintegrati, se sussistono motivi seri che hanno causato la morosità), oppure il termine di grazia viene concesso a semplice richiesta dei conduttori? E se viene concesso, l'avvocato del locatore può opporsi alla decisione del giudice per ottenere subito la convalida dello sfratto?
Io darei ragione al locatore (un signore anziano proprietario di alcuni immobili per il quale seguo le locazioni) convalidando lo sfratto, ma temo che i giudici abbiano la tendenza a dare ragione sempre e comunque agli inquilini...
Cosa ne pensate? Grazie.
I conduttori sono entrambi lavoratori dipendenti con contratti full time a tempo indeterminato, lui nel settore privato e lei in quello pubblico. Non hanno avuto periodi di disoccupazione, né di cassa integrazione, né di malattia. Le due buste paga mensili sono più che sufficienti al mantenimento della loro famiglia (hanno due figli in età scolare).
Però da circa un anno viene trattenuta dalle loro buste paga una somma importante, perché entrambi hanno ottenuto prestiti da una finanziaria con la cessione del quinto dello stipendio.
Pare che abbiano utilizzato questi prestiti per spese non strettamente necessarie: autovettura nuova, moto di grossa cilindrata, vacanze all'estero.
Dopo alcuni mesi di ritardi nei pagamenti di affitto e spese condominiali, da tre mesi non pagano più nulla.
Se questi conduttori si presentano in udienza e, non potendo sanare la morosità, chiedono il termine di grazia, gli verrà concesso?
Il locatore spera di no, perché non si tratta di morosità "incolpevole": gli inquilini utilizzano parte dei loro guadagni per spese voluttuarie invece di pagare l'affitto!
Il giudice deve esaminare la situazione in cui versano i debitori (verificare se sono disoccupati/cassaintegrati, se sussistono motivi seri che hanno causato la morosità), oppure il termine di grazia viene concesso a semplice richiesta dei conduttori? E se viene concesso, l'avvocato del locatore può opporsi alla decisione del giudice per ottenere subito la convalida dello sfratto?
Io darei ragione al locatore (un signore anziano proprietario di alcuni immobili per il quale seguo le locazioni) convalidando lo sfratto, ma temo che i giudici abbiano la tendenza a dare ragione sempre e comunque agli inquilini...
Cosa ne pensate? Grazie.