Eccomi. Ho letto i vostri interventi e ve ne ringrazio, ho poi passato la giornata a calibrare una prima risposta ad amministratrice e ditta.
I problemi emersi sono di doppia natura. Oggi ho affrontato il primo, di cui non eravamo consapevoli: una pattuizione che ci accordava uno sconto in fattura parziale di € 13.547,45 (il 63% circa sottolineato di @vittorievic), mentre la fatturazione è stata fatta sullo sconto massimo del 90% (19.408,95 €). Gli 8.018,05 €, che nell'accordo stipulato "restavano a carico del condominio", erano costituiti dal 10% del totale che giustamente dovevemo pagarci e dalla differenza di 5.861, 50 € (già tutto comprensivo di IVA al 10%) che noi avremmo potuto usare direttamente in denuncia dei redditi.
Questi 5.861,50 € ci sono invece stati fatturati come "interessi".
(Per @vittorievic: non abbiamo avuto l'onore di sapere se il credito è stato ceduto a una banca: l'impresa ha risposto che sono affari suoi.)
Ho fatto presente che questa fatturazione non conforme a quanto concordato ha causato un danno ai condomini perchè i 5.861,50 € che avremmo potuto usare in detrazione sono diventati in fattura interessi (senza che questa voce comparisse prima da qualche parte) non detraibili. Danno che diventa duplice nel momento in cui ci si chiede di pagarci pure il 22% di IVA.
Ho chiesto alla amministratrice di individuare insieme alla ditta una soluzione che sani il danno causato dal loro errore e che risolva pure il problema degli interessi, problema che, se la ditta avesse fatturato conformemente agli accordi siglati, non si sarebbe nemmeno posto.
Ovviamente, stigmatizzando di passaggio la disattenzione della amministratrice.
Sentiremo la risposta.
Il secondo problema è quello degli interessi. Per ora l'ho accantonato perchè mi pare prioritario affrontare il primo ma una idea me la sono fatta, spero corretta.
La Risposta dell’Agenzia delle Entrate invocata dall'impresa (n. 243/2022) tratta, come unica novità, il compenso aggiuntivo che il professionista che rilascia l’asseverazione chiede al cliente per l’attualizzazione del credito ricevuto e nulla è variato rispetto alla prassi precedente per quanto riguarda la cessione del credito, restando valida la risposta n. 369 del 24 Maggio 2021, in particolare (pag.7) “… si è del parere che la cessione dei crediti di imposta… se effettuata tra le parti dietro corrispettivo abbia finalità e natura finanziaria, rientrando, agli effetti dell’IVA, tra le operazioni esenti, ai sensi….”
Forse l'impresa si è posta il problema perchè, in effetti, nella pattuizione col condominio di corrispettivo non si è proprio parlato? Forse temono che degli "interessi" che compaiono solo in fattura non accontentino l'Agenzia delle Entrate? Per coprirsi le spalle l'impresa ora vuole pagare un bel po' di IVA così l'Agenzia delle Entrate se ne sta tranquilla. Tanto dovremmo pagare noi...
Sempre a pag.7 del decreto sopra ricordato: In linea generale, ogniqualvolta l’operazione di cessione del credito e’ con finalità di finanziamento, l’operazione rientra tra quelle esenti da IVA (sempre per l’art.10…)
Ho trovato che vi è diverso trattamento IVA per le spese di tipo “accessorio” e per quelle di tipo “autonomo” e che, se non sussiste la natura accessoria, il trattamento IVA del riaddebito sia quello dell’esenzione (ex art. 10, comma 1, n.1 del DPR 633/1972). Il fatto che il condominio avesse deliberato di eseguire i lavori anche se non fosse stato concesso lo sconto in fattura (come risulta da un verbale di assemblea) penso che tolga il carattere di accessorietà all’operazione e la faccia ricadere nell’esenzione: il lavoro sarebbe stato eseguito ugualmente ma è sembrato vantaggioso chiedere un finanziamento all'impresa sotto forma di sconto in fattura.
(??? E' un ragionamento plausibile ???)
Che poi: se fosse una operazione accessoria all'operazione principale, non dovrebbe pagare l'IVA al 10% come il complesso dei lavori??? Mistero...
I problemi emersi sono di doppia natura. Oggi ho affrontato il primo, di cui non eravamo consapevoli: una pattuizione che ci accordava uno sconto in fattura parziale di € 13.547,45 (il 63% circa sottolineato di @vittorievic), mentre la fatturazione è stata fatta sullo sconto massimo del 90% (19.408,95 €). Gli 8.018,05 €, che nell'accordo stipulato "restavano a carico del condominio", erano costituiti dal 10% del totale che giustamente dovevemo pagarci e dalla differenza di 5.861, 50 € (già tutto comprensivo di IVA al 10%) che noi avremmo potuto usare direttamente in denuncia dei redditi.
Questi 5.861,50 € ci sono invece stati fatturati come "interessi".
(Per @vittorievic: non abbiamo avuto l'onore di sapere se il credito è stato ceduto a una banca: l'impresa ha risposto che sono affari suoi.)
Ho fatto presente che questa fatturazione non conforme a quanto concordato ha causato un danno ai condomini perchè i 5.861,50 € che avremmo potuto usare in detrazione sono diventati in fattura interessi (senza che questa voce comparisse prima da qualche parte) non detraibili. Danno che diventa duplice nel momento in cui ci si chiede di pagarci pure il 22% di IVA.
Ho chiesto alla amministratrice di individuare insieme alla ditta una soluzione che sani il danno causato dal loro errore e che risolva pure il problema degli interessi, problema che, se la ditta avesse fatturato conformemente agli accordi siglati, non si sarebbe nemmeno posto.
Ovviamente, stigmatizzando di passaggio la disattenzione della amministratrice.
Sentiremo la risposta.
Il secondo problema è quello degli interessi. Per ora l'ho accantonato perchè mi pare prioritario affrontare il primo ma una idea me la sono fatta, spero corretta.
La Risposta dell’Agenzia delle Entrate invocata dall'impresa (n. 243/2022) tratta, come unica novità, il compenso aggiuntivo che il professionista che rilascia l’asseverazione chiede al cliente per l’attualizzazione del credito ricevuto e nulla è variato rispetto alla prassi precedente per quanto riguarda la cessione del credito, restando valida la risposta n. 369 del 24 Maggio 2021, in particolare (pag.7) “… si è del parere che la cessione dei crediti di imposta… se effettuata tra le parti dietro corrispettivo abbia finalità e natura finanziaria, rientrando, agli effetti dell’IVA, tra le operazioni esenti, ai sensi….”
Forse l'impresa si è posta il problema perchè, in effetti, nella pattuizione col condominio di corrispettivo non si è proprio parlato? Forse temono che degli "interessi" che compaiono solo in fattura non accontentino l'Agenzia delle Entrate? Per coprirsi le spalle l'impresa ora vuole pagare un bel po' di IVA così l'Agenzia delle Entrate se ne sta tranquilla. Tanto dovremmo pagare noi...
Sempre a pag.7 del decreto sopra ricordato: In linea generale, ogniqualvolta l’operazione di cessione del credito e’ con finalità di finanziamento, l’operazione rientra tra quelle esenti da IVA (sempre per l’art.10…)
Ho trovato che vi è diverso trattamento IVA per le spese di tipo “accessorio” e per quelle di tipo “autonomo” e che, se non sussiste la natura accessoria, il trattamento IVA del riaddebito sia quello dell’esenzione (ex art. 10, comma 1, n.1 del DPR 633/1972). Il fatto che il condominio avesse deliberato di eseguire i lavori anche se non fosse stato concesso lo sconto in fattura (come risulta da un verbale di assemblea) penso che tolga il carattere di accessorietà all’operazione e la faccia ricadere nell’esenzione: il lavoro sarebbe stato eseguito ugualmente ma è sembrato vantaggioso chiedere un finanziamento all'impresa sotto forma di sconto in fattura.
(??? E' un ragionamento plausibile ???)
Che poi: se fosse una operazione accessoria all'operazione principale, non dovrebbe pagare l'IVA al 10% come il complesso dei lavori??? Mistero...
Concordo appienoLa questione comunque è verificare cosa si era stipulato in sede di appalto.
Già avranno calcato la mano sui prezzi (tanto col 90 o col 110 il committente non ci bada)... ora sospetto vogliano rifarsi dei problemini successivi ... che non competono al cliente.