In questi ultimi giorni si è parlato di eventuali "razionalizzazioni" delle pensioni di reversibilità.
La mia idea sull'attuale sistema è che già ora sia un'iniquità: faccio solo l'esempio di un mio collega deceduto per infarto esattamente dopo aver ricevuto il primo mese di pensione (ma l'infarto NON E' stato determinato dall'entità della stessa o dalla gioia di averla ricevuta...come qualcuno potrebbe pensare), ottenuta dopo oltre 37 anni di lavoro duro. La moglie, una dipendente pubblica con uno stipendio di 1.100 euro/mese, si è trovata da sola a dover gestire la casa e due figli di 18 e 20 anni disoccupati.
Ebbene, ha ricevuto solo 400 euro di reversibilità su una pensione del marito di circa 1.300 euro: un bel guadagno per l'INPS! Tale importo, se si agganciasse all'ISEE la reversibilità, sarebbe ancora più basso, perchè nel calcolo entrerebbero i "redditi" di due appartamenti (di cui uno locato) e del box auto....
Ma a parte tali considerazioni, forse con qualche fondamento riguardo alle pensioni calcolate col metodo retributivo, ritengo che, con l'attuale metodo contributivo, l'INPS dovrebbe essere obbligato a comportarsi come qualsiasi Fondo Pensione Complementare gestito da compagnie assicurative: in caso di premorienza dell'avente diritto, alla persona da lui designata o all'erede andrebbe, a seconda della scelta a suo tempo fatta dal de cuius, o una pensione di reversibilità precalcolata in base ai contributi versati e alle tabelle attuariali della vita media, ovvero, in unica soluzione, il montante residuo accumulato. Tutto questo perchè si sta parlando di soldi privati a suo tempo versati (metodo contributivo) e non di soldi provenienti da una presunta "solidarietà" coi lavoratori attivi (metodo retributivo), altrimenti per l'INPS e il Governo sarebbe come vincere un terno al Lotto. Spero di aver espresso in modo chiaro il mio pensiero: a mio parere il Governo non dovrebbe parlare genericamente di "razionalizzazione" (=riduzione) della reversibilità senza distinguere i due sistemi di contribuzione!
La mia idea sull'attuale sistema è che già ora sia un'iniquità: faccio solo l'esempio di un mio collega deceduto per infarto esattamente dopo aver ricevuto il primo mese di pensione (ma l'infarto NON E' stato determinato dall'entità della stessa o dalla gioia di averla ricevuta...come qualcuno potrebbe pensare), ottenuta dopo oltre 37 anni di lavoro duro. La moglie, una dipendente pubblica con uno stipendio di 1.100 euro/mese, si è trovata da sola a dover gestire la casa e due figli di 18 e 20 anni disoccupati.
Ebbene, ha ricevuto solo 400 euro di reversibilità su una pensione del marito di circa 1.300 euro: un bel guadagno per l'INPS! Tale importo, se si agganciasse all'ISEE la reversibilità, sarebbe ancora più basso, perchè nel calcolo entrerebbero i "redditi" di due appartamenti (di cui uno locato) e del box auto....
Ma a parte tali considerazioni, forse con qualche fondamento riguardo alle pensioni calcolate col metodo retributivo, ritengo che, con l'attuale metodo contributivo, l'INPS dovrebbe essere obbligato a comportarsi come qualsiasi Fondo Pensione Complementare gestito da compagnie assicurative: in caso di premorienza dell'avente diritto, alla persona da lui designata o all'erede andrebbe, a seconda della scelta a suo tempo fatta dal de cuius, o una pensione di reversibilità precalcolata in base ai contributi versati e alle tabelle attuariali della vita media, ovvero, in unica soluzione, il montante residuo accumulato. Tutto questo perchè si sta parlando di soldi privati a suo tempo versati (metodo contributivo) e non di soldi provenienti da una presunta "solidarietà" coi lavoratori attivi (metodo retributivo), altrimenti per l'INPS e il Governo sarebbe come vincere un terno al Lotto. Spero di aver espresso in modo chiaro il mio pensiero: a mio parere il Governo non dovrebbe parlare genericamente di "razionalizzazione" (=riduzione) della reversibilità senza distinguere i due sistemi di contribuzione!