domenico10

Membro Ordinario
Professionista
io non parlo affatto di politica, tutt'altro, ho semplicemente sottolineato che in italia chi sceglie di farla franca a vita campando sulle spalle degli altri, si butta in politica a prescindere dagli schieramenti. la politica è il luogo della non responsabilita, del potere, e alla lunga schiavizza quelli che di politica non campano , ma lavorano e rischiano. se questo per te è parlare di politica allora credo ci sia un equivoco, per il semplice fatto che non sto dividendo il mondo in guelfi e ghibellini, in rossi e neri, in democratici e antidemocratici, secondo le categore piu in uso, ma in cialtroni che ci fanno la morale vomitando nel piatto dove mangiano, e cretini come me che sono condannati a lavorare, rischiare cercare di raddrizzare la barca che affonda e in compenso ti bastonano ogni giorno.
 

Gianco

Membro Storico
Professionista
La nostra unica arma è il voto. Purtroppo fino a questo momento le risposte dei nominati sono state scarse e sovente errate nelle scelte.
Ogni volta che si va ad elezioni si spera che il nuovo faccia dimenticare il precedente, lasciando sempre molti insoddisfatti.
Qualcuno sostiene che se c'è molta contestazione è la volta buona che le cose vadano per il verso giusto. E devo confessare che condivido questo pensiero.
 

GIANLUCA69

Membro Attivo
Professionista
i geometri sono stati mandati in trincea a difesa dei proprietari sotto il tiro incrociato di migliaia di leggi, regolamenti, piani di tutti i generi e chi più ne ha più ne metta...hanno la sola arma dell'asseverazione o della rinuncia all'incarico oltre a quella dell'aggiornamento professionale a proprie spese...il nemico principale è sempre, un collega, tanto quello che si ritrova in mano la pratica edilizia all'Ute, quanto quello che chiede l'accesso agli atti per conto del vicino… e quando si spara male bisogna distinguere: se il dolo generico è caduto sulla non veridicità dello stato di fatto rappresentato negli elaborati grafici parlare di distrazione non giova, semmai si può addurre la non rilevanza dell'errore (ma è difficile)..se, invece, attiene alla non veridicità della conformità urbanistica dell'intervento da realizzare la questione si fa ancora più delicata, dovendo l'ignoranza trovare giustificazione in quella prassi amministrativa o in quell'orientamento giurisprudenziale che abbiano indotto il geometra a ritenere corretta l'interpretazione normativa dichiarata nella relazione tecnica...la prescrizione è sempre un'entrata a gamba tesa non punita...resta da capire quanto deve durare la partita... e se era nel giusto chi teneva il pallone...
 

Antonio Abiuso

Membro Attivo
Proprietario Casa
Caro 'Domenico10' nella stragrande costellazione delle culture, sviluppatesi nell'uomo durante i 20.000 anni dal suo avvento su questa palla ormai in sfacelo, siamo tutti macroscopicamente "sferrati": ad esempio, tu nel 'latinorum' come io nel 'calcoli' ( non in senso clinico). Ai tempi dei romani, antichi ovviamente, valeva il detto "unicuique suum"(traduco: a ciascuno il suo). Solo quelli moderni sono 'tuttologi' e, come tali, per nostra mala sorte bazzicano a turno il Parlamento. Gianco si dichiara, bontà sua, fiducioso del vento primaverile che aleggia nel campo giudiziario perchè "peggio di prima non era più possibile". Ma da me che ci ho bazzicato per sessant'anni mi si lasci dire: è una primavera
di Praga. Mi permetto solo un'altra chiosa: secondo l'ineffabile mio collega ministro di Giustizia la legge sul blocco della prescrizione dopo il 1°grado (che dura mediamente un quadriennio) è già in dirittura d'arrivo anche se però è destinata ad entrare in "vigore" solo dopo la riforma del processo penale; bello no (?) una legge che appena emessa entra in frigorifero in attesa di un'altra da emanare non si sa se, come e quando. Aggiungo infine: sapete a partire solo dal famoso Codice "Rocco" che risale al 1930 (mia madre era ancora vergine) quante riforme della procedura penale sono sopravvenute? Una infinità, e tutte solitamente incentrate sulla eccessiva lungaggine dei processi; stessa questione peraltro toccata nel 1764 (!) da Cesare Beccaria nel suo "Dei giudizi e delle pene", pregevolissima opera meritevole d'esser letta da chiunque. Ciò per dire che il problema è prettamente nostrano, come lapidariamente descritto da Tomasi di Lampedusa: "è bene spesso cambiare tutto perché le cose poi rimangano come stanno". Un esempio plateale ce lo ha offerto una cronaca di questi giorni relativa al Presidente della Pirelli (non ricordo il nome) che imputato e condannato per non so quale reato ha inteso, sapendosi innocente ( e potendoselo economicamente permettere) rinunciare alla prescrizione, già maturata in suo favore, e correre così l'alea dell'impugnative. Così è stato finalmente assolto con formula piena, ma dopo quattordici anni di processi! Lì la prescrizione non ha avuto alcun ruolo.
Già che ci sono mi sentirei io di proporre invece una buona riforma: quella ove si prevede che all'imputato definitivamente assolto vadano rimborsate tutte le spese sostenute per difendersi dalle infondate imputazioni. Ma so d'essere un visionario. Comunque che vivrà, vedrà. Anche se non è affar mio. Saluti.
 

Gianco

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Che sia la volta buona che questa giustizia diventi giusta anche nei tempi? Ripeto, io ci spero e sono convinto che, visto che non si può peggiorare oltre, si possa con una buona dose di speranza vedere il sole sorgere all'orizzonte.
 

Antonio Abiuso

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Grazie Gianco, mi hai riportato alla mente quello che sentivo alla mia verde età; il famoso "inno a Roma" musicato da Puccini. Infatti ben ne rammento ancora il refrain: " sole che sorgi libero e giocondo/ sul colle nostro i tuoi cavalli doma/ tu non vedrai nessuna cosa al mondo/ maggior di Roma, maggior di Roma". Adesso credo che lo canti a squarciagola, mentre si rifà il trucco, la sindaca Raggi!
 

Antonio Abiuso

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Passando al serio, posso dire - essendomene a suo tempo istruito per, diciamo, completezza di comprendonio - che anche presso le legislazioni estere non ci sono in proposito, rose e fiori.
Un esempio. Negli USA, a parte i casi d'omicidio o di rapina con omicidio - dove s'arriva all'ergastolo (quello reale non il nostrano) e pure al capestro (o meglio la siringa letale) - per le altre fattispecie di reato i processi veri e propri neppure avvengono. Infatti funziona così: l'imputato, dietro suggerimento del suo legale, si dichiara "colpevole" (anche se potrebbe non esserlo, ma gli conviene lo stesso) quindi l'imputazione e la pena vengono patteggiate molto al ribasso tra l'accusa e difesa; per cui i giudici si limitano a ratificare notarilmente il patteggio e tanti saluti. Sicché i milioni di processi 'arretrati', passibili come da noi di prescrizione, non possono esistere con buona pace dei magistrati che non corrono il rischio di perdersi qualche partita di golf. Meglio così? Forse è da suggerire al ministro Bonafede. Resta il fatto che poi da quelle parti c'è pure chi, se condannato al patibolo, aspetta due o tre lustri prima di andarci. Sono sempre scelte 'politiche'.
 

Gianco

Membro Storico
Professionista
Purtroppo da noi il colpevole sovente viene lasciato libero in attesa di processo e sovente non perde tempo per rimettere alla prova la pazienza del giudice che imperterrito reitera la sua filosofia talvolta arrecando gravi danni alla collettività e mai che abbia la fortuna di subire gli effetti della sua scelta.
Giusto per ricordarne uno. Izzo della Roma bene che aveva ucciso assieme ai due compari una ragazza e poi aveva ammazzate la moglie e la figlia di un suo compagno di cella. In quel caso quanti giudici hanno sbagliato e che conseguenze hanno subito?
 

Antonio Abiuso

Membro Attivo
Proprietario Casa
Non mi sembra che quell'Izzo pluriomicida sia stato assolto, anzi mi pare che si trovi ancora in vincoli, quantomeno se non erro in un centro psichiatrico. Poi è umano che tutti si possa fare errori; meno umano è quando a sbagliare è un chirurgo, un ingegnere, un tecnico che in galera ce lo mandano, mentre un magistrato alla peggio viene trasferito con promozione per "incompatibilità ambientale" (vedi caso Tortora). A non dir dei prelati che quando sbagliano, e spesso sappiamo "come", tutt'al più se ne parla a stento ma senza tangibili conseguenze.
Vedi Gianco, la tua "giustizia giusta" è - per quella antropica (su quella divina non ho... elementi) - solo un'utopia. Ciò in quanto, fra tutti i compiti e 'mestieri' quello d'un giudice
è certamente irto di difficoltà. Non a caso nel Vangelo riportato da Matteo (non Renzi e/o Salvini) sembra che il Gesù ammonisse: "non giudicare per non essere giudicato". Parole...sante è il caso di dirlo. Ma siccome il giudizio terreno è un male indispensabile, se
si vuole evitare che la società diventi sempre più un pollaio con tre galli e due galline, ben ne vengano le migliorie se possibili ed efficaci. Di almeno due, in quanto tali, se ne discute da gran tempo, ma non sembrano esservi nel 'contratto' (!) di governo giallo/verde.
Una consistente nella separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti. Io ricordo che rimasi inorridito quando degli amici penalisti (truppa a cui non appartenevo) mi raccontarono del P.M. che quando andava a trattare d'un procedimento col relativo collega giudice gli si sedeva sulla scrivania. L'altra dovrebbe consistere nel processo di grado unico essendo incomprensibile che un giudizio emesso da un giudice competente debba venire revisionato e talora capovolto da un altro giudice del pari competente. Senza poi sapere se l'errore, in caso di difformità, è del primo o del secondo. Resterebbe poi sempre a garanzia il vaglio della Cassazione posto a stabilire se quell'unica sentenza di merito è corretta in linea di diritto o se, al contrario, va rispedita al mittente. Già queste non certo ciclopiche riforme varrebbero (non lo dico io ma illustri esperti della materia) a rendere il pubblico 'servizio giustizia' più efficiente, credibile e senza costi abissali. Ma forse proprio per questo
da anni se ne discute ma non le si fanno. Una ragione ci sarà.
Comunque, Gianco, 'spes ultima dea' e beviamoci sopra tanto noi, voto o non voto, di fronte ai potentati restiamo sempre con le stesse braghe.
 

Gianco

Membro Storico
Professionista
E' vero, si spera sempre di raggiungere dei traguardi sperando di trovarci tutti d'accordo, ma non è possibile perché se uno vede la soluzione in un modo, c'è sempre qualcun'altro che ti contesta e sostiene che la sua idea sia quella giusta. E non c'è verso nell'accordarsi di provare una soluzione perché ci sarà sempre da contestare e non andrà mai a genio a chi è tenuto a criticare. Noto però che gli esseri umani sono ondivaghi, se una parte appare più attraente riesce a richiamare più simpatizzanti. Ma poi una buccia di banana che fa scivolare gli eroi del momento, porta al cambio di sponda della massa. E si ricomincia.
 

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