Un saluto a tutti. Sono a sottoporvi un problema piuttosto ingarbugliato che si sta protraendo da mesi
MIo padre e mio zio avevano in origine ereditato la casa dei miei nonni, diventando proprietari al 50%. Quattro anni fa mio zio ha ceduto la sua quota di nuda proprietà riservandosi l'usufrutto generale vitalizio. Sulla base di accordi orali mio zio ha rinunciato ai 30000 euro derivati da questo atto, in cambio di non pagare più alcuna spesa.
Da un anno mio zio è stato ricoverato in casa di riposo e ora una cugina (peraltro non sua figlia, essendo mio zio celibe) pretende di ottenere i 30000 euro non sborsati all'epoca. Naturalmente mio zio ha pensato bene di rimangiarsi la parola data, anche perché non ci sono testimoni.
Molto ingenuamente mio padre ha pensato di versare sul conto corrente di mio zio (per il quale gode di una delega) la somma in questione, ritirandoli il giorno dopo. Parlando con un avvocato abbiamo capito che questo comportamento ci si ritorcerebbe contro nel caso di un'eventuale azione legale.
Ora si sta giungendo ad un accordo senza andare per avvocati: mio padre verserebbe 25000 euro per chiudere la questione, ovviamente documentando il tutto su carta privata (probabilmente non è il termine corretto, nel caso mi scuso).
Questo accordo ci lascia insoddisfatti per vari motivi, in primis perché, alla partenza di mio zio per la casa di riposo, abbiamo trovato le sue stanze in condizioni che definire igienicamente disumane è poco. Mio zio ha chiari problemi mentali non ufficialmente riconosciuti e in tutti questi anni abbiamo tentato di arginare una situazione veramente inaccettabile.
Alla luce di tutto questo le mie domande sono:
- a vostro avviso conviene accettare quest'accordo? Quante possibilità avremmo di vincere la causa?
- dato che metteremo per iscritto che mio zio rinuncerà ad affittare a terze persone la sua proprietà, s'intende che egli rinuncia veramente a questo suo diritto? O potranno esserci comunque future rivendicazioni?
- un'altro punto che ho voluto far aggiungere è il seguente: si specifica che mio zio ha ceduto la sua proprietà "senza riceverne, di comune accordo, il corrispettivo". Questo elemento potrebbe essere impugnato da parte nostra in futuro per riavere indietro questi soldi?
- quanto potrebbe convenirci puntare su una verifica dell'incapacità di intendere e di volere di mio zio?
Mi scuso per la prolissità e ringrazio di cuore chiunque vorrà rispondere.
Davide
MIo padre e mio zio avevano in origine ereditato la casa dei miei nonni, diventando proprietari al 50%. Quattro anni fa mio zio ha ceduto la sua quota di nuda proprietà riservandosi l'usufrutto generale vitalizio. Sulla base di accordi orali mio zio ha rinunciato ai 30000 euro derivati da questo atto, in cambio di non pagare più alcuna spesa.
Da un anno mio zio è stato ricoverato in casa di riposo e ora una cugina (peraltro non sua figlia, essendo mio zio celibe) pretende di ottenere i 30000 euro non sborsati all'epoca. Naturalmente mio zio ha pensato bene di rimangiarsi la parola data, anche perché non ci sono testimoni.
Molto ingenuamente mio padre ha pensato di versare sul conto corrente di mio zio (per il quale gode di una delega) la somma in questione, ritirandoli il giorno dopo. Parlando con un avvocato abbiamo capito che questo comportamento ci si ritorcerebbe contro nel caso di un'eventuale azione legale.
Ora si sta giungendo ad un accordo senza andare per avvocati: mio padre verserebbe 25000 euro per chiudere la questione, ovviamente documentando il tutto su carta privata (probabilmente non è il termine corretto, nel caso mi scuso).
Questo accordo ci lascia insoddisfatti per vari motivi, in primis perché, alla partenza di mio zio per la casa di riposo, abbiamo trovato le sue stanze in condizioni che definire igienicamente disumane è poco. Mio zio ha chiari problemi mentali non ufficialmente riconosciuti e in tutti questi anni abbiamo tentato di arginare una situazione veramente inaccettabile.
Alla luce di tutto questo le mie domande sono:
- a vostro avviso conviene accettare quest'accordo? Quante possibilità avremmo di vincere la causa?
- dato che metteremo per iscritto che mio zio rinuncerà ad affittare a terze persone la sua proprietà, s'intende che egli rinuncia veramente a questo suo diritto? O potranno esserci comunque future rivendicazioni?
- un'altro punto che ho voluto far aggiungere è il seguente: si specifica che mio zio ha ceduto la sua proprietà "senza riceverne, di comune accordo, il corrispettivo". Questo elemento potrebbe essere impugnato da parte nostra in futuro per riavere indietro questi soldi?
- quanto potrebbe convenirci puntare su una verifica dell'incapacità di intendere e di volere di mio zio?
Mi scuso per la prolissità e ringrazio di cuore chiunque vorrà rispondere.
Davide