Trascrivo altro articolo da Altroconsumo Finanza.
Per chi non voglia contribuire, visto i bassissimi tassi se non nulli con cui viene retribuito il capitale sui conti correnti, potrebbe lasciare sul conto quanto necessario per la gestione corrente, noleggiare una cassetta di sicurezza, prelevare e custodirvi il contante in attesa di tempi migliori.
Se il Governo ti mette le mani in tasca
Anche se l’argomento non è dei più “allegri”, meglio prepararsi in tempo: un prelievo forzoso sullo stile di quello del 1992, quando il governo Amato alleggerì nottetempo i conti degli italiani, non è da escludere. Ecco, in sette punti, tutto quello che avresti voluto sapere sull’argomento. (Analisi al 21/11/2014)
Quando arriverà il prelievo forzoso?
Su questo punto, come d’altronde su tutto il resto, siamo nel campo delle ipotesi, perché di concreto non c’è nulla. O meglio, di concreto c’è solo il fatto che lo Stato, prima o poi, tornerà a battere cassa visto il costante peggioramento dei conti pubblici italiani. Il prelievo forzoso, tuttavia, è una manovra molto impopolare: dubitiamo che possa arrivare prima delle elezioni, che non dovrebbero tenersi prima della prossima primavera.
Di quanto potrebbe essere il “balzello”?
Nel 1992 fu prelevato lo 0,6% dell’importo totale dei conti correnti: il gettito per il fisco fu di 11.500 miliardi di lire. Se le modalità del prelievo fossero le stesse del 1992 e se le voci che parlano di una manovra da 20 miliardi si rivelassero fondate, l’aliquota applicata potrebbe essere anche leggermente più alta. Ma non è detto che venga “spalmata” allo stesso modo su tutti i conti: c’è chi parla di un’aliquota progressiva, all’aumentare del saldo del conto.
Se ho sul conto meno di 100.000 euro, sono al sicuro?
Purtroppo no. Rimanere sotto il limite dei 100.000 euro ti tutela in caso di dissesto della banca, perché saresti risarcito dal fondo interbancario di tutela dei depositi, ma non ti mette al riparo dalla scure del fisco. Al più, se l’ipotesi di aliquota progressiva si dovesse concretizzare, il balzello sarà più leggero rispetto a chi ha conti più ricchi.
Anche i conti vincolati sono a rischio prelievo?
Sì, dal punto di vista del fisco sono “liquidi” tanto quanto i conti liberi: anche se la manovra dovesse essere sullo stile di quella di Amato, con un prelievo nottetempo, questi conti sono ugualmente “aggredibili”. Casomai, il fatto che siano vincolati fa la differenza dal tuo punto di vista, non da quello del fisco: non hai infatti la possibilità di portare via tutto prima che arrivi la stangata (sempre che si abbia il tempo di prevederla…). Per questo motivo, nelle ultime settimane ti abbiamo consigliato di non vincolare i tuoi soldi oltre i 12 mesi, meglio ancora se scaglioni il tuo capitale anche su scadenze più brevi.
Se invece di un conto ho degli investimenti, cosa rischio?
Conti correnti e conti deposito sono i più facilmente “attaccabili”, ma questo non vuol dire che azioni, bond e titoli di Stato siano al sicuro. È vero che un prelievo “a sorpresa” presenterebbe parecchie difficoltà pratiche: che valore dare ai titoli? Da dove prendere i soldi della tassa se il conto titoli non è affiancato da un conto corrente sufficientemente “pingue”? Si può arrivare a vendere “forzosamente” una parte dei titoli?
È anche vero, però, che altre “patrimoniali” non si possono affatto escludere; d’altronde, l’imposta di bollo (già alzata più volte) cos’è se non una patrimoniale? Non è da escludere a priori neanche l’aumento delle tasse sui titoli di Stato e sui bond degli enti sovranazionali, che oggi pagano meno della metà (12,5%) rispetto alla maggior parte delle altre alternative di investimento (26%); non è tuttavia così probabile, sia per ragioni “di convenienza” (lo Stato deve continuare a battere cassa) sia per ragioni “politiche” (ad esempio nel caso si volesse alzare l’aliquota solo sui bond degli enti sovranazionali e non sui BTp).
Ma allora, se compro i BTp evito il rischio-salasso?
Secondo noi, no: è vero che, come abbiamo detto, sarà più facile tassare i conti anziché le obbligazioni, ma se la manovra avverrà con le modalità che abbiamo ipotizzato (non prima di primavera, e con un’aliquota dello 0,6%) la differenza di rendimento tra i conti deposito e i BTp è comunque sufficiente a compensare il rischio-prelievo. Con un conto vincolato a un anno, ad esempio, ti puoi portare a casa quasi l’1,8% netto; pur togliendo un’eventuale patrimoniale dello 0,6% hai comunque un 1,2% netto, mentre un BTp a un anno ha oggi un rendimento netto negativo e per avere un 1,2% netto devi allungare la scadenza fino a 7 anni. Per non parlare, infine, dell’ipotesi più “estrema”, cioè che lo Stato decida di risolvere drasticamente il problema del debito facendo default e ripagando solo una parte dei BTp.
E se portassi i soldi in Svizzera?
Dando per scontato che tu lo faccia in modo legale, anche questa soluzione non ti esenta al 100% dal rischio prelievo: grazie allo scambio di informazioni tra i due Paesi i tuoi capitali sono comunque facilmente identificabili, e quindi tassabili. Rischi quindi di doverti accontentare di rendimenti modesti, senza avere, in cambio, una maggior tranquillità.