che tu ambisca a fare e disporre secondo le tue idee in ambito familiare passi, ma mò ti metti a criticare chi ha fatto il Codice Civile che è lo spartito dove si suona la musica della convivenza del popolo italiano mi sembra troppo.Non voglio per forza avere ragione, io cerco solo di ragionare con quello che e' il buon senso e un po' di logica matematica, che dovrebbe anche usare ogni tanto chi si occupa di leggi o normative, e non inventarsi altre normative che sostituiscono o si aggiungono a quelle esistenti eccetera.
Hai fatto una storia infinita per la casa familiare che in fondo ora ti serve solo per andare in vacanza, non è una prima casa dove andare a vivere quotidianamente per fornire un tetto a te ed alla tua famiglia: ti sei agganciato alle rispetto delle volontà errate di tuo padre per portare avanti pretese da fratello invidioso.
Adesso sembra emergere una errata dichiarazione di successione per la morte di tua madre: con la sua morte, alla luce del nuovo diritto di famiglia entrato in vigore nel 1975, tuo padre, indipendentemente dal regime patrimoniale con il quale era sposato con tua madre, aveva diritto ad avere 1/3 di proprietà indivisa della casa di tua madre. Voi avete fatto una successione escludendo un legittimario: tuo padre. Poi scrivi; è stato fatto così e basta, io non spiego come mai, e poi sono passati 20 anni e tutto ormai si consolidato: atteggiamento da "padre padrone" che fa delle proprie convinzioni la legge per tutti coloro che lo circondano. Se permetti, a meno che tua padre non abbia fatto esplicita rinuncia alla sua parte di eredità con atto pubblico presso un notaio, voi fratelli siete diventati proprietari di 1/3 ciascuno della casa di proprietà di vostra madre solo dopo la morte di vostro padre e non prima.
Non so se si possa usucapire un bene immobiliare di cui si è già proprietario di una porzione indivisa: dimostrare di aver usucapito la restante parte di proprietà indivisa di uno o più famigliare è una cosa alquanto difficile.
Non mettiamo in testa idee sbagliate ad un soggetto che delle sue convinzioni fa legge.