a questione "valuta" poteva (e presumo ancora) essere oggetto di trattativa.
La cosa è comunque risibile e trascurabile...fra un assegno "in mano" e una "promessa" (te li mando entro 30gg) ...preferisco decisamente il primo.
L'ultima "promessa" è già in "ritardo" di 11 gg. e posso citare altri casi dove la cosa è durata mesi!!!
4gg. di valuta sfavorevole...ci farei la firma pur di avere assegni alla data di scadenza pattuita.
E' chiaro che con i tassi correnti, 4 o 20 giorni di valuta non cambiano la sostanza, ma il mio ragionamento è che non mi piace l'utilizzo dell'assegno come mezzo di pagamento in tempi come il nostro in cui persino un bambino dell'asilo ha uno smartphone che ti permette di fare operazioni bancarie. L'assegno lascia ampi spazi di manovra che, almeno temporaneamente, possono servire per "coprire" qualche operazione poco lecita o comunque irregolare.
A proposito di assegni, a luglio 1985 mi capitò un fatto (che non ha alcuna analogia o attinenza con la presente discussione). In quell'anno lavoravo al Sud come direttore Amministrazione Finanza e Controllo di una società appartenente ad un Gruppo Industriale del Nord Italia, a sua volta controllato da una multinazionale americana, che forniva impianti per il material handling (catene di montaggio) a grossi complessi industriali. incluse tutte le case automobilistiche del mondo e ad altri settori industriali. Tra i nostri clienti c'era una nota casa produttrice di grandi elettrodomestici che faceva fatica a pagarci le fatture.
Come già accennato, nel mese di luglio 1985 mi recai con il direttore generale presso la sede del cliente per un incontro con il loro direttore finanziario. Dopo lunga discussione e spiegazioni varie il direttore finanziario ci propose di consegnarci un assegno bancario da Lit 180 milioni, a condizione però di portarlo all'incasso non prima del 30 settembre Io , conoscendo la loro situazione, mi rifiutai categoricamente di accettarlo, nonostante i mugugni del direttore generale che invece era favorevole.
Ci congedammo con un nulla di fatto.
Qualche giorno dopo il ritorno dalle ferie, esattamente il 3 settembre 1985 il Governo decretò l'amministrazione straordinaria.legge Prodi, con immediato congelamento di tutti i debiti.
Qualche tempo dopo ci fu un altro decreto che introduceva la possibilità di "spesare" a quote o anche integralmente in un unico esercizio l'ammontare del credito congelato. In pratica significava che non avremmo mai più visto un centesimo. Ci rimettemmo 1,5 Miliardi..
Non faccio i nomi ma quel produttore di elettrodomestici, il cui marchio è ancora in commercio, venne praticamente regalato ad un altro noto gruppo del settore, con sede sulle coste adriatiche.
Il "salvatore", guarda caso oltre ad occupare la massima rappresentanza imprenditoriale, era anche un noto politico. Successivamente arrivarono gli americani, gli stessi che in questi giorni stanno tentando di smantellare lo stabilimento.
Devo uscire e non ho tempo per correggere eventuali, anzi direi certi, refusi e altri errori.