Caro
@Gianco, non so tu (e non te l'auguro) ma io, quando "...l'opera sarà terminata..." mi troverò - se Bergoglio ci dice il Vero - a volteggiare nell'Empireo ma non certo a transitare nei trafori della TAV (forse da fantasma?). Il motivo è semplice: detesto i cugini d'oltralpe, anche se l'idioma mi è usuale in quanto da bambino lo parlavo correntemente con la mia nonna materna ch'era francese di schiatta nobile (contessa per nomina napoleonica essendo essa d'origine Corsa). Tal ché per volontà testamentaria di mia madre, che ci teneva molto al patriziato, per rispettarla dovetti mio malgrado far aggiungere nel lontano 1978 al mio cognome paterno (Abiuso) quello suo (Rinaldi), ma che peraltro nella pratica tralascio sempre. Con l'occasione te ne racconto una perché è un'amenità.
La nonna per tutto il periodo bellico, e molto oltre (morì poi centenaria a Roma presso un fratello di mia madre), parlava sempre - specie con me - in francese, stizzita dal fatto di venire considerata cittadina d'una nazione in guerra con la nostra e quindi assoggettata a dei frequenti controlli autoritativi. In pratica avveniva che periodicamente si presentavano a casa due questurini a chiedere dove stava la 'contessa Rinaldi'. Mia nonna dalla sua stanza gli urlava "je sui ICI!". Dopodiché costoro si accomodavano in salotto a gustare i pasticcini e il the offertigli da mia madre, mentre io gli cantavo alla Charle Trenet " douce France, le pais de mon enfance...".
Nonostante tutto erano anche simpatici. Uno era un ex pescatore siciliano che mi insegnò a fare i nodi marinari (tecnica rimastami preziosa quando poi mi trovai ad andar per mare da militare e poi per tantissimi anni da...turista). Divertente vero? Mah, quanti ricordi!