Grazie per tutti i contributi. Per chiarezza, e apprezzando in particolare quest' ultima risposta, vorrei raccontarvi che quando mi sposai ( a Budapest con rito civile, 25 anni fa..) avevo 32 anni e non ne sapevo niente di codice civile ma essendo intellettualmente uno sempre "un po' avanti", davo per scontato che il regime di comunione dei beni fosse un retaggio culturale preistorico, appannaggio esclusivo dei matrimoni consacrati dalla religione cattolica. E così ho creduto fino alla successione seguita alla morte di mio padre, quando il geometra incaricato delle pratiche mi chiarì che avevo capito tutto al contrario. La cosa non mi fece sul momento nè caldo e nè freddo, giacchè il rapporto con mia moglie andava ancora benissimo, anche se stavamo insieme già da 15 anni. Né ho mai avuto il minimo sospetto fino all'acquisto della casa, avvenuto 4 anni fa dopo 23 anni di convivenza serena...e quando qualcuno mi accennò al fatto di tutelarmi comunque, mi parve, come ho già raccontato, una indelicatezza assolutamente inopportuna e irrispettosa nei confronti della compagna di una vita.. per poi trovarmi dolorosamente incredulo nel constatare l'esplosione della sua fredda e cinica estraneità...a poche settimane dall'intestazione di una casa (cercata insieme per 4 anni) acquistata interamente ( a parte una parte residuale coperta da un piccolo mutuo per la ristrutturazione) con il mio denaro, frutto di un ventennio di risparmi maturati con la mia attività -ora dismessa- di imprenditore...Ora, capirete, mi rode esser dovuto tornare nella vecchia abitazione, fino a due mesi fa affittata, e vorrei almeno riguadagnare "legalmente" l'usufrutto della casa, nonchè, ripeto, evitare il rischio che la mia ex moglie la venda. Però al momento posso solo contare sul fatto che mio figlio, ormai 21enne ma ancora universitario, ama la nuova casa quanto me ( che l'ho divuta lasciare, anche se per ora non del tutto), e che sua madre non vorrebbe mai separarsi la lui, né lui da lei....