Jac, credo che sia logico ritenere che la dispersione e quindi il riscaldamento dell'ambiente sia favorito dalla temperatura del liquido in entrata: maggiore è la temperatura maggiore è il calore rilasciato a parità di radiatore e di tempo. E' anche logico che l'ambiente caldo acquisisce meno calore di quello freddo. E' lapalissiano.
Ho lavorato circa vent'anni nella ricerca sui carri frigoriferi dell'Interfrigo, seguivo la prova K e la prova di efficienza, misuravo la potenza frigorifera degli impianti frigoriferi a bordo.
La potenza termica P ceduta da un radiatore all'ambiente è pari a:
K * S * DT, ove:
S è la superficie di scambio
DT è il salto termico (= T entrata - T uscita)
K il coefficiente di scambio termico, un coefficiente che considera l'adduzione e la radiazione.
Le casse dei carri avevano due categorie di isolamento:
la categoria N, isolamento normale (K compreso tra 0,4 e 0,7 W/mqK)
la categoria R, isolamento rinforzato (K minore o uguale a 0,4 W/mqK).
Se i dispositivi frigorigeni (frigorifero oppure piastre eutettiche oppure ghiaccio) mantenevano:
0 °C, la classe era A
- 10 °C, la classe era B,
- 20 °C, la classe era C.
Quando per strada su un veicolo che porta prodotti deperibili vedete in alto verso la cabina di guida l'etichetta FRC (prodotti surgelati), significa che la categoria è R e la classe C; se vedete FNA (prodotti freschi, latte o mozzarelle) la categoria è N e la classe è A.