Buongiorno a tutti.
Mi trovo di fronte a questa situazione: ho un contratto a tempo indeterminato e mi serve un appartamento in affitto per lungo termine.
L’ideale sarebbe un 3+2, concordato con cedolare secca.
Rispondo ad annuncio conforme alle mie aspettative e comincio con l’agenzia le trattative, formulando una proposta che viene accettata dalla proprietà.
Invio la documentazione richiesta dall’agenzia e dopo un po’ l’agenzia mi fa sapere che la proprietà ha cambiato opinione e vorrebbe stipulare un contratto transitorio fino a 18 mesi.
L’agente stesso appare contrariato nei confronti di questo cambio di scelta repentino, anche perché mi spiega che questo sarebbe avvenuto a seguito del suggerimento di un avvocato conoscente della proprietà che avrebbe consigliato il transitorio per cautelarsi contro eventuali insolvenza.
A parte il fatto che le garanzie reddituali offerte escludevano di per sè il rischio, mi pongo dei problemi in termini di normativa.
Il problema è legato alla volontà espressa dalla proprietà di avvalersi contemporaneamente del transitorio e della cedolare secca.
Ora, io so che per evitare controlli dell’Agenzia delle Entrate e stare tranquilli, occorrerebbe l’asseverazione delle associazioni di categoria proprietari o inquilini, tenuti a verificare il rispetto dei requisiti non solo economici, ma anche normativi del contratto da firmare.
In particolare, come potrà essere regolare un transitorio, per il quale le esigenze di transitorietà non solo devono essere indicate, ma anche corroborate da documentazione di supporto? Documentazione che non avrei, avendo appunto contratto indeterminato.
Le associazioni non batterebbero ciglio su una cosa simile?
Se nonostante quanto detto l’associazione asseverasse, ciò sarebbe sufficiente ad evitare un controllo Agenzia delle Entrate?
Come inquilino potenziale, mi preoccupo per la quota di mia spettanza di imposte di bollo e di registro, che con regime di cedolare secca regolare mi verrebbero risparmiate, e che in caso di irregolarità dovrebbero essere recuperate con collegate sanzioni.
Per la proprietà il danno sarebbe ancora più serio, dato che le agevolazioni fiscali legate alla cedolare verrebbero meno.
Senza contare che il contratto si convertirebbe in 4+4.
Ora, mi chiedo: è possibile essere così avventati da cercare una scorciatoia per evitare un’insolvenza che non avverrebbe da parte mia, col rischio reale di trascinare se stessi e anche il proprio inquilino in possibili accertamenti dell’Agenzia delle Entrate?
Mi trovo di fronte a questa situazione: ho un contratto a tempo indeterminato e mi serve un appartamento in affitto per lungo termine.
L’ideale sarebbe un 3+2, concordato con cedolare secca.
Rispondo ad annuncio conforme alle mie aspettative e comincio con l’agenzia le trattative, formulando una proposta che viene accettata dalla proprietà.
Invio la documentazione richiesta dall’agenzia e dopo un po’ l’agenzia mi fa sapere che la proprietà ha cambiato opinione e vorrebbe stipulare un contratto transitorio fino a 18 mesi.
L’agente stesso appare contrariato nei confronti di questo cambio di scelta repentino, anche perché mi spiega che questo sarebbe avvenuto a seguito del suggerimento di un avvocato conoscente della proprietà che avrebbe consigliato il transitorio per cautelarsi contro eventuali insolvenza.
A parte il fatto che le garanzie reddituali offerte escludevano di per sè il rischio, mi pongo dei problemi in termini di normativa.
Il problema è legato alla volontà espressa dalla proprietà di avvalersi contemporaneamente del transitorio e della cedolare secca.
Ora, io so che per evitare controlli dell’Agenzia delle Entrate e stare tranquilli, occorrerebbe l’asseverazione delle associazioni di categoria proprietari o inquilini, tenuti a verificare il rispetto dei requisiti non solo economici, ma anche normativi del contratto da firmare.
In particolare, come potrà essere regolare un transitorio, per il quale le esigenze di transitorietà non solo devono essere indicate, ma anche corroborate da documentazione di supporto? Documentazione che non avrei, avendo appunto contratto indeterminato.
Le associazioni non batterebbero ciglio su una cosa simile?
Se nonostante quanto detto l’associazione asseverasse, ciò sarebbe sufficiente ad evitare un controllo Agenzia delle Entrate?
Come inquilino potenziale, mi preoccupo per la quota di mia spettanza di imposte di bollo e di registro, che con regime di cedolare secca regolare mi verrebbero risparmiate, e che in caso di irregolarità dovrebbero essere recuperate con collegate sanzioni.
Per la proprietà il danno sarebbe ancora più serio, dato che le agevolazioni fiscali legate alla cedolare verrebbero meno.
Senza contare che il contratto si convertirebbe in 4+4.
Ora, mi chiedo: è possibile essere così avventati da cercare una scorciatoia per evitare un’insolvenza che non avverrebbe da parte mia, col rischio reale di trascinare se stessi e anche il proprio inquilino in possibili accertamenti dell’Agenzia delle Entrate?