Caro Quiproquo: al di la della tua sparata antiberlusconiana che non condivido pienamente, devo dire che agli albori la TV nacque sull'asse MI-TO. Le Trasmissioni erano su appuntamento e su un canale solo: mi ricordo che alle ore 16 c'era RinTinTin, sostituito poi Lassie, ed i programmi coprivano solo la fascia serale. A Milano, in occasione della fiera campionaria, trasmettevano verso le 10 di mattina dei film. Oggi il monoscopio che veniva trasmesso per coprire i vuoti di programmi non esiste più, le trasmissioni sono 24/24 ore ed abbiamo 3 reti governative principali e 12 canali RAI accessori. Il principio della detenzione in regime di monopolio della diffusione delle notizie (con a rimorchio gli spettacoli, e sopratutto la cultura) è anacronistico: anche in Russia non c'é più solo la TV di stato; negli USA la TV è sembre stata un affare privato. Quindi consentire l'esistenza di reti televisive non governative è un adeguamento alla pluralità di informazione. Che poi con la scusa della pluralità di informazione ci sia gente che riesce a fare soldi questa, se permetti, è un'altra faccenda. Diversi imprenditori si sono cimentati con le reti televisive ma hanno mollato: i casi di rete 4, Italia 1 e telemontecarlo/La7 sono emblematici. Se gli italiani guardano certi canali sopportando le massive interruzioni pubblicitarie che trasmettono questo è un fatto che finché viene sopportato darà da mangiare ai pubblicitari: se non c'é una sommossa per la quale si smettono di vedere questi canali le interruzioni pubblicitarie cresceranno. Per quanto riguarda la qualità delle trasmissioni bisogna considerare che è praticamente impossibile produrre programmi di qualità: bisognerebbe poi anche chiedersi che cosa si intende per qualità. Chi ha la responsabilità dei palinsesti guarda solo i responsi auditel.
I teatri, dove gli spettacoli sono fatti senza pubblicità, fanno fatica a sopravvivere se non ci sono le sovvenzioni statali perché chi esce alla sera va in discoteca a stordirsi con musiche ad alto volume oppure va ad ubriacarsi nei lounge bar. A sentire concerti o a vedere recite sono in pochi e con il pagamento del biglietto (quando lo pagano perché la maggior parte delle volte sono tutti inviti) i conti non quadrano. Quindi anche pagare 200 euro all'anno di canone si rischia di tornare alla tv con il monoscopio.