Nemesis

Membro Storico
Proprietario Casa
Sarebbe auspicabile che anche il compenso pagato alla badante/colf fosse, almeno in parte, deducibile o detraibile.
Lo è (detraibile), per le spese di importo non superiore a 2.100 euro, a condizione che siano sostenute per gli addetti all’assistenza personale nei casi di non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana (lo stato di non autosufficienza deve risultare da certificazione medica e può considerarsi tale anche la persona che necessiti di sorveglianza continuativa), e solamente se il reddito complessivo non supera 40.000 euro.
 

quiproquo

Membro Senior
Proprietario Casa
Concordo e aggiungo che i contributi versati costituiscono un onere deducibile nella dichiarazione dei redditi del datore di lavoro. Sarebbe auspicabile che anche il compenso pagato alla badante/colf fosse, almeno in parte, deducibile o detraibile.
Quindi collegando l'esauriente risposta di Nemesis una badante può costare fino a 2.000 euro al mese (tanto ne spese mio fratello negli ultimi due mesi di vita della moglie "tot.4.000 euro") e 2.100 da recuperare possono starci...ma se l'assistenza si prolungasse per molti mesi per un contribuente "medio" con 20.000 netto la cosa cambierebbe nuovamente alimentando la critica per il modo "insipido" della
concessione. Per non andare oltre. Cordiali saluti da Torino...finalmente piove e forse si trasformerà in neve. qpq.
 

Nemesis

Membro Storico
Proprietario Casa
una badante può costare fino a 2.000 euro al mese (tanto ne spese mio fratello negli ultimi due mesi di vita della moglie "tot.4.000 euro") e 2.100 da recuperare possono starci...
Il limite di spesa detraibile è di 2.100 euro annuali. E non si "recuperano" (al massimo) 2.100 euro, ma il 19% di 2.100 euro.
 
Ultima modifica:

quiproquo

Membro Senior
Proprietario Casa
Il limite di spesa detraibile è di 2.100 euro annuali. E non si "recuperano" (al massimo) 2.100 euro, ma il 19% di 2.100 euro.
Meglio ancora...anzi peggio...Alla fine, gentile @uva il passo è breve per
scivolare sul contrario del bianco...Il legislatore più in generale se vuole veramente
combattere l'evasione e l'elusione (tralascio la corruzione) dovrebbe consentire
lo sgravio sulla falsariga delle detrazioni edili...ma non lo vuol fare. Attraverso il
"mediatico" ci intontisce con la storia dell'evasione posizionata come niente con salti miliardari tale da farci chiedere come fanno a calcolarla...Ultimamente hanno postato che con un certo recupero si otterrebbero 325mila nuovi posti di
lavoro...senza specificare se nel privato o nel pubblico...E con quale meccanismo...
@rita dedè potrebbe aiutarci dicendoci come funziona in Germania per la spesa dell'artigiano per un intervento casalingo oppure quella del professionista per
un'assistenza di competenza. Se detraibile e fino a che punto. Alla prossima. qpq
 

Magnus Ansegar

Membro Junior
Conduttore
Il titolo della discussione è: "Appartamento a disposizione in cambio di assistenza temporanea". L'Op chiede se è possibile "fare questo servizio in cambio di locazione gratuita".

La domanda (non peregrina) pone alcune questioni di non immediata soluzione, facendo ruscellare altre contro-domande. I casi sono molti, se solo si riflette sul fatto che nell'ipotesi in cui l'assistenza offerta in modo saltuario e sporadico non fosse prestata a titolo meramente gratuito (volontariato?), bensì sotto forma di prestazione d'opera continuativa collegata funzionalmente al godimento di un immobile (il diritto ad occuparlo viene meno nel momento stesso in cui finisce, per qualsiasi motivo, la prestazione?), tale da costituirne il corrispettivo (l'assistente offrirebbe ugualmente la sua assistenza se non le venisse offerto in contraccambio un alloggio?), si aprono delicati scenari da monitorare con attenzione.

Se si intende seguire la strada in genere meno frequentata, vale a dire la registrazione del negozio (per darne data certa e ai fini dello sloggio), è necessario fare transitare l'atto in ufficio e "vedere l'effetto che fa" (farselo liquidare). Sul piano pratico, gli atti privati senza corrispettivo scontano l'imposta fissa di 200 euro, ma, a ben vedere, il rapporto che si va ad instaurare tra le parti non è un vero e proprio comodato, ma pare configurarsi come un atto misto, di lavoro e di locazione in cui l'alloggio costituisce, sottotraccia, il corrispettivo per una prestazione d'opera, per il quale è inapplicabile la normativa dettata in materia locatizia.

Operativamente, alcuni uffici guarderanno con sospetto l'atto e saranno tentati dall'applicare una doppia tassazione, ma, alla fine, riportati alla ragione dal Capo-team, desisteranno (ma è una sensazione), limitandosi a verificare l'effettiva assunzione a costo zero.

Chiusa la tentazione in frigorifero, si ritroveranno davanti all'amletico dilemma: banale comodato d'uso o atto a (presunto) contenuto patrimoniale? In quest'ultimo caso, il corrispettivo, sotto forma dell'uso dell'immobile ovvero sostitutivo del godimento di esso, da dichiararsi comunque in atto, anche in misura forfetaria, indipendentemente dalla effettiva percezione, sconterebbe l'imposta del 3% (con minimo di 200 euro).
 

quiproquo

Membro Senior
Proprietario Casa
Il titolo della discussione è: "Appartamento a disposizione in cambio di assistenza temporanea". L'Op chiede se è possibile "fare questo servizio in cambio di locazione gratuita".

La domanda (non peregrina) pone alcune questioni di non immediata soluzione, facendo ruscellare altre contro-domande. I casi sono molti, se solo si riflette sul fatto che nell'ipotesi in cui l'assistenza offerta in modo saltuario e sporadico non fosse prestata a titolo meramente gratuito (volontariato?), bensì sotto forma di prestazione d'opera continuativa collegata funzionalmente al godimento di un immobile (il diritto ad occuparlo viene meno nel momento stesso in cui finisce, per qualsiasi motivo, la prestazione?), tale da costituirne il corrispettivo (l'assistente offrirebbe ugualmente la sua assistenza se non le venisse offerto in contraccambio un alloggio?), si aprono delicati scenari da monitorare con attenzione.

Se si intende seguire la strada in genere meno frequentata, vale a dire la registrazione del negozio (per darne data certa e ai fini dello sloggio), è necessario fare transitare l'atto in ufficio e "vedere l'effetto che fa" (farselo liquidare). Sul piano pratico, gli atti privati senza corrispettivo scontano l'imposta fissa di 200 euro, ma, a ben vedere, il rapporto che si va ad instaurare tra le parti non è un vero e proprio comodato, ma pare configurarsi come un atto misto, di lavoro e di locazione in cui l'alloggio costituisce, sottotraccia, il corrispettivo per una prestazione d'opera, per il quale è inapplicabile la normativa dettata in materia locatizia.

Operativamente, alcuni uffici guarderanno con sospetto l'atto e saranno tentati dall'applicare una doppia tassazione, ma, alla fine, riportati alla ragione dal Capo-team, desisteranno (ma è una sensazione), limitandosi a verificare l'effettiva assunzione a costo zero.

Chiusa la tentazione in frigorifero, si ritroveranno davanti all'amletico dilemma: banale comodato d'uso o atto a (presunto) contenuto patrimoniale? In quest'ultimo caso, il corrispettivo, sotto forma dell'uso dell'immobile ovvero sostitutivo del godimento di esso, da dichiararsi comunque in atto, anche in misura forfetaria, indipendentemente dalla effettiva percezione, sconterebbe l'imposta del 3% (con minimo di 200 euro).
Cosa sei, un emulo di Ollj?? Comunque bravo per l'esposizione. Qui chiudo
e rimando un nuovo approfondimento questa sera, fidando che tutti gli intervenuti possano poi reintervenire per approfondire ancora di più su una
materia che non è così semplice come poteva apparire in una prima lettura.
Buon appetito. qpq.
 

uva

Membro Storico
Proprietario Casa
l'assistenza offerta in modo saltuario e sporadico non fosse prestata a titolo meramente gratuito (volontariato?), bensì sotto forma di prestazione d'opera continuativa collegata funzionalmente al godimento di un immobile (il diritto ad occuparlo viene meno nel momento stesso in cui finisce, per qualsiasi motivo, la prestazione

E se quando finisce la prestazione (tipicamente per la morte dell'anziano / ammalato assistito) il lavoratore "si pente"?
Nel senso che non si accontenta di essere stato "retribuito" con la "locazione gratuita" ma chiede il versamento dei contributi e il pagamento della liquidazione, specialmente se ha prestato il suo servizio per diversi anni (seppure saltuariamente e con orario ridotto). Come hanno giustamente diritto i lavoratori regolarmente assunti per prestazioni ed orari analoghi.

Gli si può opporre che il godimento dell'immobile concessogli copriva tutte le sue spettanze?

Pongo la domanda perché questa richiesta da parte del lavoratore è un'ipotesi abbastanza probabile.
 

Gianco

Membro Storico
Professionista
E' una questione di onestà intellettuale. Se si trova un accordo compensativo sul dare ed avere, è disonesto cambiare le carte sfruttando la scomparsa del contraente.
 

quiproquo

Membro Senior
Proprietario Casa
Perché "intellettuale"?
E' solo un modo di dire...e anche i modi di dire possono avere un proprio spazio
colloquiale come quello che stiamo facendo e godere della stessa dignità delle "pandette"...Dove non vi è spazio per la retorica, la dialettica e afflati
filosofici...Quindi, grazie allo staff su propit vi si trova,guarda un pò, anche
l'onestà intellettuale oltre a quella senza l'aggettivo. Ora ci vorrebbe la solita chiusura alla FradJACOno ma me ne astengo per il sicuro non gradimento di sua
eminenza. P.S. Di solito la si ripete spesso nei dibattiti televesivi dove vorrebbe significare che l'interlocutare in disaccordo su argomenti che sono
di interesse di altri e non propri dove l'onestà personale, non è in gioco...
la si dà per scontata... aggiunge quell'aggettivo proprio per rimarcare che
l'oggetto del contendere essendo caratterizzato dall'immaterialità diventa squisitamente intellettuale ( o più intellettuale)...da qui il ricorso a quel
aggettivo. Forse è un pò contorto...ma non sarei Quiproquo.
 

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