E' vero. Sono stato troppo sintetico. I cointestatari sono parenti e non ci sono altri eredi.
Nell'ipotesi che il de cuius non abbia altri parenti all'infuori di chi è già comproprietario dell'unico immobile, e che questi faccia rinuncia all'eredità, gli evei creditori potranno rivalersi sulla quota del bene.
Se non esistono creditori il bene diventa di proprietà dello Stato.
 
Se è cointestatario rimane proprietario della quota della cointestazione.

E in questi casi rinunciare non avrebbe senso, magari se non conosco la situazione debitoria/creditoria accetterei con beneficio di inventario.

Se poi mi accerto che non vi sono debiti, allora proverei a riscattare il bene dagli altri.

Se invece rinuncio, rinuncio solo alla parte caduta in successione e non a quella già di mia proprietà.
 
Se è cointestatario, rimane proprietario della sua quota, mentre la quota caduta in successione viene divisa tra gli altri eredi.

Se gli altri eredi sono già intestatari di una quota, la loro quota viene così accresciuta.
 
Nell'ipotesi che il de cuius non abbia altri parenti all'infuori di chi è già comproprietario dell'unico immobile, e che questi faccia rinuncia all'eredità, gli evei creditori
Leggasi "eventuali".



Avevo letto male l'aggiunta
I cointestatari sono parenti
interpretando inizialmente che i comproprietari erano solo 2 (di cui uno "dipartito").

Se vi sono altri comproprietari (parenti quindi eredi) la rinuncia fa accrescere le loro quote...salvo che il "rinunciante" abbia discendenti.
 

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