Per colpa di una piscina ho perso un amico-cliente. Proprietario di una grossa azienda con casa padronale, abitazione del colono, fabbricati aziendali per allevamento bestiame, ricovero mezzi agricoli ed officina, oltre a tanti fabbricati cabine con quadri comandi per elettropompa su altrettanti pozzi trivellati, sparsi sul territorio di ha 80 circa destinati ad agrumeto, pascoli, vigna uliveto, aveva una grossa piscina con trampolino nel giardino attorno al fabbricato principale. Al momento di accatastamento mi ha chiesto di omettere la piscina. Per evitare di inserirla nell'accatastamento gli ho detto che avrei dovuto riconoscerla come vascone utilizzato per l'irrigazione. Evidentemente non avrei dovuto vedere il trampolino e sull'acqua avrei dovuto trovare un tappeto di ninfee tale che non potesse essere scambiata per quello che era originariamente. Evidentemente avrei fatto delle foto per tutelarmi davanti ad eventuali successive contestazioni. Dopo ripetuti, quanto inutili tentativi di convincermi ad omettere la denuncia della piscina, abbiamo rotto il nostro rapporto. Dopo qualche settimana, sono stato contattato da un collega che, visto il mio grosso lavoro precedentemente svolto, nel rispetto dell'etica professionale, mi ha chiesto il permesso a subentrarmi. Dopo avergli spiegato il motivo dello strappo, gli ho dato il mio nulla osta. Dopo alcune settimane mi ha ricontattato per farmi sapere che l'ha scartato per lo stesso motivo e per il preventivo superiore al mio prezzo di favore. Infine, il lavoro l'ha fatto un giovane iscritto, digiuno della deontologia professionale, senza dichiarare la piscina ed introdotto in mappa in modo approssimato. Anche in questo caso sarà il comune o l'Agenzia delle Entrate a richiedere l'adeguamento.