Buonasera, approfitto dell'account di mia moglie per porre un quesito.
Insieme ad altri tre coeredi (quote 1/3, 1/6, 1/6 e mia 1/3) sono titolare di un appartamento a Roma in zona popolare periferica, dove viveva mio padre deceduto l'anno scorso.
Abbiamo messo in vendita la casa, e dopo 3 mesi di infruttuosi tentativi l'agenzia immobiliare consiglia di abbassare sostanzialmente il prezzo, vista anche la piena recessione. Parliamo di una riduzione di un decimo rispetto al prezzo iniziale (da 300 a 270 mila), che sarebbe comunque più aderente alla realtà delle vendite del quartiere.
I miei coeredi non vogliono saperne e fanno "melina"... facendo finta di niente e proponendo al massimo una riduzione di 10.000 euro (ridicola).
Nel frattempo corrono ingenti (non so perché) spese di condominio, riscaldamento e utenze, che non possiamo per lo più eliminare. Ma non è questo che mi preme.
L'appartamento è vecchio di una quarantina di anni, ci sono problemi idraulici (anche se abbiamo chiuso il rubinetto generale, potrebbero comunque manifestarsi a causa della pressione) e altri, la casa invecchia, non si può affittare perché nessuno ha i soldi per la ristrutturazione e siccome non andiamo assolutamente d'accordo sarebbe davvero complicatissimo dividersi i soldi dell'affitto e seguire tutta la faccenda.
Insomma, vendere no, ristrutturare no, affittare no, spendere e aspettare sì.
Secondo me è da pazzi, ma le mie insistenze sulla diminuzione di prezzo non servono a nulla...
Ho letto gli altri post sulle enormi spese (e attese) in caso di divisione giudiziale (di accordo proprio non se ne parla!!!) e ora chiedo: ma io come posso cautelarmi nei confronti di spese, perdite di tempo e soprattutto RISCHI (anche economici) derivanti da questa situazione?!?
Qui nessuno vuole cedere: è come avere un banco al mercato che vende arance a 3 euro, quando tutti intorno le vendono a 2,50... Risultato: gli altri vendono, tu no e alla fine dovrai svenderle a 50 centesimi se non vuoi proprio perdere tutto ciò che hai.
Che fare?
Grazie in anticipo a chi vorrà rispondermi
Insieme ad altri tre coeredi (quote 1/3, 1/6, 1/6 e mia 1/3) sono titolare di un appartamento a Roma in zona popolare periferica, dove viveva mio padre deceduto l'anno scorso.
Abbiamo messo in vendita la casa, e dopo 3 mesi di infruttuosi tentativi l'agenzia immobiliare consiglia di abbassare sostanzialmente il prezzo, vista anche la piena recessione. Parliamo di una riduzione di un decimo rispetto al prezzo iniziale (da 300 a 270 mila), che sarebbe comunque più aderente alla realtà delle vendite del quartiere.
I miei coeredi non vogliono saperne e fanno "melina"... facendo finta di niente e proponendo al massimo una riduzione di 10.000 euro (ridicola).
Nel frattempo corrono ingenti (non so perché) spese di condominio, riscaldamento e utenze, che non possiamo per lo più eliminare. Ma non è questo che mi preme.
L'appartamento è vecchio di una quarantina di anni, ci sono problemi idraulici (anche se abbiamo chiuso il rubinetto generale, potrebbero comunque manifestarsi a causa della pressione) e altri, la casa invecchia, non si può affittare perché nessuno ha i soldi per la ristrutturazione e siccome non andiamo assolutamente d'accordo sarebbe davvero complicatissimo dividersi i soldi dell'affitto e seguire tutta la faccenda.
Insomma, vendere no, ristrutturare no, affittare no, spendere e aspettare sì.
Secondo me è da pazzi, ma le mie insistenze sulla diminuzione di prezzo non servono a nulla...
Ho letto gli altri post sulle enormi spese (e attese) in caso di divisione giudiziale (di accordo proprio non se ne parla!!!) e ora chiedo: ma io come posso cautelarmi nei confronti di spese, perdite di tempo e soprattutto RISCHI (anche economici) derivanti da questa situazione?!?
Qui nessuno vuole cedere: è come avere un banco al mercato che vende arance a 3 euro, quando tutti intorno le vendono a 2,50... Risultato: gli altri vendono, tu no e alla fine dovrai svenderle a 50 centesimi se non vuoi proprio perdere tutto ciò che hai.
Che fare?
Grazie in anticipo a chi vorrà rispondermi