Salve a tutti, vi ringrazio innanzitutto per lo spazio offerto, sono ormai 10 anni che sto combattendo per una causa di successione, cercherò di essere il più chiaro possibile anche se la situazione è piuttosto confusionaria.
10 anni fa veniva a mancare mia madre, il mio patrigno intestatario (in comunione di beni) di 5 immobili mise avanti le mani con un "non darò niente a nessuno".
Si apre quindi una causa di successione, nella quale lui inserisce tre immobili in collazione a mio nome.
Il primo immobile mi fu "regalato" 30 anni fa, ero giovane e non ne ho neanche usufruito in quanto per studi mi dovetti trasferire altrove, l'immobile 2 anni dopo venne venduto da lui stesso (ovviamente con la mia firma) a prezzo maggiorato, di cui intasco la vendita e con parte di quei soldi ne fu comprato un altro sempre a mio nome (cosa che ho ammesso senza problemi in sede di giudizio, del resto secondo l'avvocato sarebbe bastato non ricollegare gli acquisti a mia madre).
Premetto che l'acquisto fu effettuato con girata di assegni bancari direttamente verso il venditore, MENTRE nel contratto di compravendita risultano unicamente il mio nome e quello di mia moglie in quanto nel frattempio mi sono sposato in comunione dei beni.
In seguito alla nascita del primo figlio mi regalò un ulteriore appartamento (essendo nel ramo immobiliare con diverse filiale aveva ampie possibilità economiche e di trovare offerte) sempre utilizzando lo stesso metodo, girata di assegni bancari al venditore, e nel contratto ancora una volta compare unicamente il mio nome e quello di mia moglie.
Tornando al presente la situazione attuale è questa: è stata emessa una sentenza a suo favore riconoscendo tutte e 3 le case come donazioni indirette + INTERESSI LEGALI che sommato al tutto e a 10 anni di causa addirittura superano il valore dei suoi 5 immobili, mi trovo quindi gia nella condizione di doverlo pagare io.
A questo punto avrei alcune domande:
1) Il mio patrigno non ha portato alcuna documentazione comprovante l'acquisto delle case, ha unicamente chiamato come testimone il venditore di una sola casa che ha ammesso di aver ricevuto i soldi da lui e ha sottolineato il fatto che a quei tempi non potevo permettermi l'acquisto di una casa mentre lui si, su queste basi il giudice ha riconosciuto la donazione indiretta, è possibile una cosa del genere ? In appello o in Cassazione potrebbero confermare questa decisione ?
2) Se anche fosse riconosciuta da parte del mio patrigno la donazione indiretta, in che maniera può apparire come collazione visto che è stato LUI a donarla e non mia madre ovvero la de cuius ? Forse la comunione dei beni in questo caso implica questa possibilità ? Ma allora non sarebbe il 50% DEL 50% ?
3) La casa comprata da lui e rivenduta da lui 2 anna dopo com'è possibile risulti una donazione ? E com'è possibile che mi vengano riconosciuti interessi legali se non la vedo da 30 anni ?
4) Il giudice fortunatamente ha riconosciuto solo il 50% delle ultime due case, in quanto l'altro 50% di mia moglie sembra risulti non incluso. A seguito della mia volontà di andare in appello lui mi ha praticamente minacciato dicendo che in appello si sarebbe preso anche l'altro 50% (+ altri interessi legali dovuti al tempo che passa). Potrebbe succedere ?
5) Il valore dei beni in successione e in collazione è stato, per ordine del giudice, ricalcolato a data attuale, mentre da quel che ho sempre letto (soprattutto per le collazioni per imputazione) andava calcolato all'apertura della successione. Tutto cio mi sembra un assurdità, in quanto il rapporto dare e avere non può basarsi sull'andamento del mercato, non sarebbe stato più corretto e giusto fare una proporzione basandosi sui valori nel giorno di apertura della successione ?
Scusa il "papiello" ma credetemi, sono veramente indeciso se continuare in appello e/o in cassazione, sono convinto che in tutta questa storia ci sono dei punti che non tornano ma d'altro canto il rischio è alto, potrei perdere molto di più di quello che perderei ora, in pratica si basa tutto sul riconoscimento o meno delle collazioni.
Vi ringrazio anticipatamente per la risposta.
10 anni fa veniva a mancare mia madre, il mio patrigno intestatario (in comunione di beni) di 5 immobili mise avanti le mani con un "non darò niente a nessuno".
Si apre quindi una causa di successione, nella quale lui inserisce tre immobili in collazione a mio nome.
Il primo immobile mi fu "regalato" 30 anni fa, ero giovane e non ne ho neanche usufruito in quanto per studi mi dovetti trasferire altrove, l'immobile 2 anni dopo venne venduto da lui stesso (ovviamente con la mia firma) a prezzo maggiorato, di cui intasco la vendita e con parte di quei soldi ne fu comprato un altro sempre a mio nome (cosa che ho ammesso senza problemi in sede di giudizio, del resto secondo l'avvocato sarebbe bastato non ricollegare gli acquisti a mia madre).
Premetto che l'acquisto fu effettuato con girata di assegni bancari direttamente verso il venditore, MENTRE nel contratto di compravendita risultano unicamente il mio nome e quello di mia moglie in quanto nel frattempio mi sono sposato in comunione dei beni.
In seguito alla nascita del primo figlio mi regalò un ulteriore appartamento (essendo nel ramo immobiliare con diverse filiale aveva ampie possibilità economiche e di trovare offerte) sempre utilizzando lo stesso metodo, girata di assegni bancari al venditore, e nel contratto ancora una volta compare unicamente il mio nome e quello di mia moglie.
Tornando al presente la situazione attuale è questa: è stata emessa una sentenza a suo favore riconoscendo tutte e 3 le case come donazioni indirette + INTERESSI LEGALI che sommato al tutto e a 10 anni di causa addirittura superano il valore dei suoi 5 immobili, mi trovo quindi gia nella condizione di doverlo pagare io.
A questo punto avrei alcune domande:
1) Il mio patrigno non ha portato alcuna documentazione comprovante l'acquisto delle case, ha unicamente chiamato come testimone il venditore di una sola casa che ha ammesso di aver ricevuto i soldi da lui e ha sottolineato il fatto che a quei tempi non potevo permettermi l'acquisto di una casa mentre lui si, su queste basi il giudice ha riconosciuto la donazione indiretta, è possibile una cosa del genere ? In appello o in Cassazione potrebbero confermare questa decisione ?
2) Se anche fosse riconosciuta da parte del mio patrigno la donazione indiretta, in che maniera può apparire come collazione visto che è stato LUI a donarla e non mia madre ovvero la de cuius ? Forse la comunione dei beni in questo caso implica questa possibilità ? Ma allora non sarebbe il 50% DEL 50% ?
3) La casa comprata da lui e rivenduta da lui 2 anna dopo com'è possibile risulti una donazione ? E com'è possibile che mi vengano riconosciuti interessi legali se non la vedo da 30 anni ?
4) Il giudice fortunatamente ha riconosciuto solo il 50% delle ultime due case, in quanto l'altro 50% di mia moglie sembra risulti non incluso. A seguito della mia volontà di andare in appello lui mi ha praticamente minacciato dicendo che in appello si sarebbe preso anche l'altro 50% (+ altri interessi legali dovuti al tempo che passa). Potrebbe succedere ?
5) Il valore dei beni in successione e in collazione è stato, per ordine del giudice, ricalcolato a data attuale, mentre da quel che ho sempre letto (soprattutto per le collazioni per imputazione) andava calcolato all'apertura della successione. Tutto cio mi sembra un assurdità, in quanto il rapporto dare e avere non può basarsi sull'andamento del mercato, non sarebbe stato più corretto e giusto fare una proporzione basandosi sui valori nel giorno di apertura della successione ?
Scusa il "papiello" ma credetemi, sono veramente indeciso se continuare in appello e/o in cassazione, sono convinto che in tutta questa storia ci sono dei punti che non tornano ma d'altro canto il rischio è alto, potrei perdere molto di più di quello che perderei ora, in pratica si basa tutto sul riconoscimento o meno delle collazioni.
Vi ringrazio anticipatamente per la risposta.