Luigi Criscuolo

Membro Storico
Proprietario Casa
Quando uno si accinge a scrivere un testamento dovrebbe sapere che non può dare disposizioni completamente a suo piacere. Il c.c. italiano protegge la moglie, i figli (di qualsiasi tipo: coniugali, extraconiugali, adottati ecc...) ed i mancanza di questi, se ancora viventi, i genitori. Queste persone sono i legittimari, cioè eredi legittimi protetti da una quota del valore di patrimonio caduto in successione. Non è, come si legge nei libri dell'ottocento, che un genitore possa diseredare un figlio a favore di altri. Il testante, a secondo della situazione famigliare al momento della sua morte, può disporre come vuole di una parte minoritaria dei suoi beni (quota disponibile): tutto il resto è già "prenotato".
-Caso A) 1/3 al coniuge superstite; 1/3 al figlio unico; 1/3 quota disponibile
-Caso B)
1/4 al coniuge superstite; 1/2 ai figli da dividere i parti uguali indipendentemente dal loro numero; 1/4 quota disponibile
-Caso C)
1/2 al figlio; 1/2 quota disponibile
-Caso D)
2/3 ai figli da dividere i parti uguali indipendentemente dal loro numero; 1/3 quota disponibile
-Caso E)
1/2 al coniuge superstite; 1/4 agli ascendenti (se due divideranno in parti uguali); 1/4 quota disponibile
-Caso F)
1/2 al coniuge superstite; 1/2 quota disponibile
-Caso G)
1/3 agli ascendenti (se due divideranno in parti uguali); 2/3 quota disponibile
-Caso H)
no coniuge superstite; no figli; no ascendenti = 100% quota disponibile
Ovviamente chi scrive il testamento può non rispettare le quote previste, per cui i legittimari per vedere riconosciuta la loro parte dovranno ricorrere al giudice a meno che non intervengano accordi extragiudiziali. Alcune volte i legittimari (sopratutto le figlie) per una forma di rispetto delle volontà del testante (di solito il padre) accettano le sue disposizioni e non ricorrono al giudice. Per il resto c'è molta litigiosità.
 

Antonio Abiuso

Membro Attivo
Proprietario Casa
Par di capire che la coerede ha provveduto per la dichiarazione al Fisco sul presupposto dell'apertura di una successione legittima occultandovi la presenza di un testamento antecedentemente pubblicato. Ne deriva il diritto degli altri eredi di procedere ad altra conseguente dichiarazione che ne tenga conto. Le spese della dichiarazione, come le altre passività di massa, fanno poi carico a ciascun coerede 'pro quota' in base alla corretta attuazione in sede divisionale delle disposizioni testamentarie. Se il testatore le avesse tirate giù a capocchia sarebbe consigliabile sottoporle all'apprezzamento consulenziale di un notaio forse un po più attrezzato del precedente come, in estrema ratio, a quello del 'mediatore' a cui sarebbe altrimenti indispensabile rivolgersi prima e, in funzione, dell'ipotesi (malaugurata) di procedere per la divisione in via giudiziale. Peraltro arrivare a tal punto significherebbe polverizzare così una cospicua fetta del 'relictum'. Meglio per tutti ragionarci perciò bene prima d'arrivare a tale estrema soluzione. Aureo consiglio.
 

Antonio Abiuso

Membro Attivo
Proprietario Casa
Continuare,@Criscuolo? Cerco di farlo per quanto consentito dagli acciacchi del mio eccessivo...Kilometraggio e dagli impegni di lavoro, consistenti prevalentemente nel tenere ancora a balia 5 giovani colleghi - si fa per dire, ormai marciano tutti sui 40 - che non ne voglion sapere del mio ritiro dallo studio a godermi la pensione ("godere" è termine ormai arcaico visti i mala tempora che grazie agli attuali reggenti le sorti della madre patria al riguardo oggi,,,currunt ).
Aggiungo solo, per onor del vero, che a trattenermi da tale insensata tentazione prevale il fatto che la loro presenza (dei colleghi non dei gialloverdi, ovvio) molto mi gratifica e rasserena di fronte, altrimenti, ad una ormai crepuscolare solitudine. Auguri di buon anno nuovo.
 

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