Non vedo gli "estremi"
Estremi per considerare la lite temeraria dovrebbero essere, so ho capito bene, la mala fede dell'attore (come in questo caso) o del resistente, ove questi risultasse soccombente.

In questo caso, la mala fede consiste nell'agire in giudizio sapendo che la controparte dovrebbe sostenere, per la sua difesa, delle spese maggiori del valore della lite stessa, per cui troverebbe economicamente preferibile rinunciare a difendersi.
Mentre l'attore, godendo del gratuito patrocinio, non dovrebbe sostenere nessuna spesa per la sua azione: di conseguenza, sarebbe motivato a procedere in tutti i gradi di giudizio, pur nella consapevolezza del proprio torto.

In parole povere, lui dice: "io ti chiamo in giudizio, giacché a me non costa niente. Siccome pagare il tuo avvocato ti costa più dei soldi che ti chiedo, ti conviene pagare me, anche se hai ragione, piuttosto che assumere un difensore". Questo io lo chiamo mala fede (e presa per il k..o della giustizia).
 
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la mala fede consiste nell'agire in giudizio sapendo che la controparte dovrebbe sostenere, per la sua difesa, delle spese maggiori del valore della lite stessa
Non è mala fede. La mala fede e la colpa grave è quando la parte agisce o resiste in giudizio con la consapevolezza dell'infondatezza della propria pretesa o difesa, cioè abusando del diritto d'azione o per spirito di emulazione o per fini dilatori ovvero con la mancanza di quel minimo di diligenza o prudenza necessarie per rendersi conto dell'infondatezza della propria pretesa e per valutare le conseguenze dei propri atti.
 
Non è mala fede. La mala fede e la colpa grave è quando la parte agisce o resiste in giudizio con la consapevolezza dell'infondatezza della propria pretesa o difesa, cioè abusando del diritto d'azione o per spirito di emulazione o per fini dilatori ovvero con la mancanza di quel minimo di diligenza o prudenza necessarie per rendersi conto dell'infondatezza della propria pretesa e per valutare le conseguenze dei propri atti.

Capisco la tua definizione di mala fede, ma la mala fede (o forse dovrei definirlo abuso? non so) non dovrebbe consistere anche nel comportamento da me descritto sopra, ossia nell'usare il processo per fini intimidatori o comunque per fini diversi dall'ottenere ragione in giudizio?

Qualora poi il signor P agisse contro di me oltre che contro il Condominio, la mala fede non consisterebbe nel chiamarmi in causa in assenza di un titolo utile a vantare un credito nei miei confronti? In definitiva, un'azione volta a farmi cedere di fronte alla prospettiva di dover sostenere gli oneri per la mia difesa, ben maggiori della cifra che chiede? Non si configurerebbe quindi un abuso del processo, utilizzato a fini meramente intimidatori e nella consapevolezza di non poter ottenere una sentenza favorevole?
 
Estremi per considerare la lite temeraria dovrebbero essere, so ho capito bene, la mala fede dell'attore
Non rovesciare l'ordine dei presupposti.

Il signor P. ha subito un danno = ha diritto ad agire per ottenere ristoro

Il signor P. (pignorato ed indigente) ha diritto al gratuito patrocinio = assegnato.

Non vi è alcun motivo per imputargli una lite temeraria.

In prima battuta agisce contro il Condominio (amministratore colpevole e incapace) ...ma in seconda battuta anche contro chi materialmente gode del suo danno = tu.

Nella follia che alberga nelle menti di certi Giudici potrebbero pure dargli torto...ma la soluzione corretta, rapida ed indolore è solo una:
Tu restituisci la somma in questione e diventi a pieno titolo "proprietario" della quota fondo accantonata.

Ps.
Poichè parli di soggetto pignorato....magari ci sono creditori interessati alla citata somma.
 

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