Con la circolare del 24 settembre 2013, il Ministero dello Sviluppo Economico richiama, in primo luogo, quanto già affermato nella lettera circolare del 4 luglio 2003, e ribadisce che, determinandosi tra condominio e amministratore un contratto generalmente inquadrato nello schema del mandato, gli obblighi contrattuali a carico di quest’ultimo sono tali da escludere, per il medesimo soggetto, «la configurazione di un’attività professionale assimilabile a quelle previste e disciplinate dal codice civile». E aggiunge che, se l’attività di amministrazione condominiale viene svolta «saltuariamente o a titolo di passatempo», la stessa non può ricadere nell’ambito di controllo e regolamentazione delle Camere, non potendosi in alcun modo definire un’attività imprenditoriale. Il Ministero compie però un decisivo passo in avanti laddove, fugando ogni dubbio, dichiara che «tenuto conto che l’amministratore di condomini ha una qualificazione pluridimensionale a seconda delle fattispecie, laddove venisse accertato l’esercizio dell’attività in modo professionale ed abituale, ovvero imprenditorialmente, questa sarebbe incompatibile con l’esercizio dell’attività di agenti di affari in mediazione».
Fonte:
CondominioWeb.com