Mio nonno, vedovo, è venuto a mancare lasciando scritto nel testamento olografo la sua volontà di lasciare un terzo del suo appartamento alla figlia maggiore (mia zia), un terzo alla figlia minore (mia madre), e un terzo a me (suo nipote).
Nel testamento ha anche disposto di lasciare una cifra (non specificata) "per soddisfare i suoi bisogni" all'altra nipote, ovvero mia cugina.
Mia madre si è presentata dal notaio con il testamento olografo, che è stato ufficializzato, anche se mia zia si è rifiutata di presentarsi dal notaio a firmare (cosa che io e mia madre abbiamo fatto), ritenendo che non ce ne fosse stato bisogno.
Adesso la situazione è ingarbugliata:
Mia zia si dice bisognosa di denaro e vuole vendere l'immobile o la sua quota di un terzo quanto prima, tuttavia sostiene che l'appartamento (un piccolo trilocale locato in periferia privo di ascensore e riscaldamento) valga 150.000€, e perciò è intenzionata a vendere la sua quota a mia madre per 50.000€.
A mio parere si tratta di una cifra assurda, e sono venuto a conoscenza del fatto che una condomina del mio povero nonno, proprietaria di un appartamento identico, l'ha messo sul mercato anni fa a 100.000€, senza riuscire ancora a venderlo; mi ha raccontato che l'agenzia le ha proposto di scendere a 80.000€, pur avendolo valutato 100.000€.
Mia madre è affettivamente legata all'immobile, dove è cresciuta, e vuole acquistare la quota di mia zia a prescindere dall'importo; il problema è che non dispone dei mezzi per farlo: i miei genitori sono gravati da un pesante mutuo per la prima casa (che hanno richiesto in età matura, prima erano in affitto), il quale richiede oltre 10 anni ancora per essere estinto, e non possono neanche vendere la proprietà in questione perché è stata acquistata poco prima del crollo del valore degli immobili dovuto alla crisi economica, e c'è il rischio di doverla cedere per meno dell'importo restante del mutuo.
Io sono un lavoratore precario residente in un'altra città e i miei genitori, oltre al mutuo della propria casa, mi pagano parte dell'affitto: con le mie sole entrate non posso provvedere a me stesso, e se i miei smettessero di finanziarmi dovrei tornare a vivere a casa loro, quindi perderei anche il posto di lavoro.
A me non interessa l'appartamento del nonno, e ho interesse a venderlo; ma ho ancora più interesse ad evitare che mia madre acquisti la quota di mia zia per 50.000€, poiché sarebbe la rovina economica della nostra famiglia.
Come detto, mia madre vuole acquistare la quota a tutti i costi ed è intenzionata a chiedere un prestito/secondo mutuo — che vista la sua situazione economico-finanziaria nessuna banca le concederà —, minacciando anche di rivendere ogni cosa di valore presente in casa (ben poco) e di rivolgersi a uno strozzino, pur di ottenere l'importo voluto da mia zia.
D'altro canto, mia zia si è impuntata che l'immobile vale 150.000€, e quando è stata ventilata la possibilità di farlo valutare da un'agenzia, ha detto che in questo momento gli immobili sono svalutati, ma che il valore "normale" è quello e che anzi, col tempo l'appartamento è destinato a valere sempre di più.
Quindi, a prescindere dalla valutazione, vuole 50.000€.
C'è anche la questione di mia cugina: mio nonno ha trascorso gli ultimi anni come malato terminale, non auto-sufficiente e non sempre lucido, a casa dei miei genitori, con me (all'epoca vivevo da loro), mia madre e mio padre ad occuparsi di lui 24 ore su 24, con l'aiuto di varie infermiere a domicilio.
Mia zia e mia cugina, diversamente da me e dai miei genitori, sia prima che durante la malattia, passavano a trovare il nonno un paio d'ore la settimana; noi vivevamo tutti i giorni a contatto con lui, e questo soprattutto quando non era più capace di badare a sé stesso. Mia zia non se n'è occupata quasi per niente.
Il rapporto era completamente diverso, per lui ero come un figlio, mi aveva cresciuto lui, e anche perché preoccupato per la mia condizione di disoccupato di lungo corso, ha deciso di lasciarmi un terzo della sua proprietà.
I miei genitori hanno utilizzato i risparmi presenti nel conto corrente del nonno per le sue cure (medicinali, infermiere, dottori, pannoloni ecc.), e non sono stati in ogni caso sufficienti.
Mia zia, non rendendosi conto delle spese che affronta un malato terminale, trova sospetto che nel corso di alcuni anni siano "spariti" molti soldi, e anche se i miei hanno tenuto traccia delle spese su un quaderno, c'è un ammanco di 2000-3000€ che non sono riusciti a far tornare.
Nella lettura del testamento, pertanto, anche se mio nonno ha disposto di lasciare dei soldi (non si sa quali né quanti) a mia cugina "per soddisfare i suoi bisogni", di fatto mia cugina non ha ricevuto neanche un euro.
A mia zia la cosa non è andata giù, l'ha vista come una discriminazione tra nipoti, e probabilmente per questo sta cercando di "gonfiare" il valore dell'immobile, per ricevere de facto un mezzo e ottenere la parità morale tra figlie e cugini... Ma, se anche la volessimo assecondare, non ne abbiamo le possibilità.
Mia cugina, oltretutto, è nata con una rara malformazione, e non è chiaro se si tratti di qualcosa d'innocuo (è ancora una ragazzina) o se prima o dopo necessiti di qualche operazione (probabilmente costosa); è anche studiosa e sin da bambina ha manifestato la volontà entrare in qualche prestigiosa università britannica — cosa fuori dalla portata dei suoi genitori, a loro volta indebitati per un mutuo e che lamentano una costante mancanza di denaro; però mi sorge il dubbio che mia zia possa impugnare il testamento e ottenere anche il 100% della proprietà, a seconda di come vengono interpretati questi "bisogni" in sede legale...
Mia zia è laureata, s'intende di questioni legali e ha una personalità forte e manipolatrice; mia madre, al contrario, è poco istruita, ha cominciato a lavorare da giovane, e si fa condizionare dal carattere della sorella; inoltre vuole evitare lo scontro per mantenere un buon rapporto, cosa che però non noto anche dalla parte opposta... Al contrario: mia zia le fa pressioni psicologiche per acquistare, minacciando ultimatum: sostiene di aver bisogno di soldi e che venderà la sua quota a qualcun altro.
Pur essendo scettico all'idea che qualcuno possa spendere 50.000€ per comprare un terzo di quell'immobile, non posso escludere che data la sua personalità possa convincere qualcuno ad acquistare in vista di una rivalutazione, e questo qualcuno esigerebbe più di 50.000€ per rivendere la sua quota di un terzo a mia madre...
Non sono certamente un esperto di queste cose e quindi vorrei sapere a questo punto cosa si può fare e come può evolvere la cosa. Tra i diretti interessati se ne discute in continuazione senza arrivare a niente.
Mia zia può impugnare il testamento ed eliminare la mia quota, dividere in quattro parti uguali, o facendo appello alla salute di mia cugina ottenere il 100% dell'immobile? Può accusarci di aver rubato 3000€?
Nel testamento ha anche disposto di lasciare una cifra (non specificata) "per soddisfare i suoi bisogni" all'altra nipote, ovvero mia cugina.
Mia madre si è presentata dal notaio con il testamento olografo, che è stato ufficializzato, anche se mia zia si è rifiutata di presentarsi dal notaio a firmare (cosa che io e mia madre abbiamo fatto), ritenendo che non ce ne fosse stato bisogno.
Adesso la situazione è ingarbugliata:
Mia zia si dice bisognosa di denaro e vuole vendere l'immobile o la sua quota di un terzo quanto prima, tuttavia sostiene che l'appartamento (un piccolo trilocale locato in periferia privo di ascensore e riscaldamento) valga 150.000€, e perciò è intenzionata a vendere la sua quota a mia madre per 50.000€.
A mio parere si tratta di una cifra assurda, e sono venuto a conoscenza del fatto che una condomina del mio povero nonno, proprietaria di un appartamento identico, l'ha messo sul mercato anni fa a 100.000€, senza riuscire ancora a venderlo; mi ha raccontato che l'agenzia le ha proposto di scendere a 80.000€, pur avendolo valutato 100.000€.
Mia madre è affettivamente legata all'immobile, dove è cresciuta, e vuole acquistare la quota di mia zia a prescindere dall'importo; il problema è che non dispone dei mezzi per farlo: i miei genitori sono gravati da un pesante mutuo per la prima casa (che hanno richiesto in età matura, prima erano in affitto), il quale richiede oltre 10 anni ancora per essere estinto, e non possono neanche vendere la proprietà in questione perché è stata acquistata poco prima del crollo del valore degli immobili dovuto alla crisi economica, e c'è il rischio di doverla cedere per meno dell'importo restante del mutuo.
Io sono un lavoratore precario residente in un'altra città e i miei genitori, oltre al mutuo della propria casa, mi pagano parte dell'affitto: con le mie sole entrate non posso provvedere a me stesso, e se i miei smettessero di finanziarmi dovrei tornare a vivere a casa loro, quindi perderei anche il posto di lavoro.
A me non interessa l'appartamento del nonno, e ho interesse a venderlo; ma ho ancora più interesse ad evitare che mia madre acquisti la quota di mia zia per 50.000€, poiché sarebbe la rovina economica della nostra famiglia.
Come detto, mia madre vuole acquistare la quota a tutti i costi ed è intenzionata a chiedere un prestito/secondo mutuo — che vista la sua situazione economico-finanziaria nessuna banca le concederà —, minacciando anche di rivendere ogni cosa di valore presente in casa (ben poco) e di rivolgersi a uno strozzino, pur di ottenere l'importo voluto da mia zia.
D'altro canto, mia zia si è impuntata che l'immobile vale 150.000€, e quando è stata ventilata la possibilità di farlo valutare da un'agenzia, ha detto che in questo momento gli immobili sono svalutati, ma che il valore "normale" è quello e che anzi, col tempo l'appartamento è destinato a valere sempre di più.
Quindi, a prescindere dalla valutazione, vuole 50.000€.
C'è anche la questione di mia cugina: mio nonno ha trascorso gli ultimi anni come malato terminale, non auto-sufficiente e non sempre lucido, a casa dei miei genitori, con me (all'epoca vivevo da loro), mia madre e mio padre ad occuparsi di lui 24 ore su 24, con l'aiuto di varie infermiere a domicilio.
Mia zia e mia cugina, diversamente da me e dai miei genitori, sia prima che durante la malattia, passavano a trovare il nonno un paio d'ore la settimana; noi vivevamo tutti i giorni a contatto con lui, e questo soprattutto quando non era più capace di badare a sé stesso. Mia zia non se n'è occupata quasi per niente.
Il rapporto era completamente diverso, per lui ero come un figlio, mi aveva cresciuto lui, e anche perché preoccupato per la mia condizione di disoccupato di lungo corso, ha deciso di lasciarmi un terzo della sua proprietà.
I miei genitori hanno utilizzato i risparmi presenti nel conto corrente del nonno per le sue cure (medicinali, infermiere, dottori, pannoloni ecc.), e non sono stati in ogni caso sufficienti.
Mia zia, non rendendosi conto delle spese che affronta un malato terminale, trova sospetto che nel corso di alcuni anni siano "spariti" molti soldi, e anche se i miei hanno tenuto traccia delle spese su un quaderno, c'è un ammanco di 2000-3000€ che non sono riusciti a far tornare.
Nella lettura del testamento, pertanto, anche se mio nonno ha disposto di lasciare dei soldi (non si sa quali né quanti) a mia cugina "per soddisfare i suoi bisogni", di fatto mia cugina non ha ricevuto neanche un euro.
A mia zia la cosa non è andata giù, l'ha vista come una discriminazione tra nipoti, e probabilmente per questo sta cercando di "gonfiare" il valore dell'immobile, per ricevere de facto un mezzo e ottenere la parità morale tra figlie e cugini... Ma, se anche la volessimo assecondare, non ne abbiamo le possibilità.
Mia cugina, oltretutto, è nata con una rara malformazione, e non è chiaro se si tratti di qualcosa d'innocuo (è ancora una ragazzina) o se prima o dopo necessiti di qualche operazione (probabilmente costosa); è anche studiosa e sin da bambina ha manifestato la volontà entrare in qualche prestigiosa università britannica — cosa fuori dalla portata dei suoi genitori, a loro volta indebitati per un mutuo e che lamentano una costante mancanza di denaro; però mi sorge il dubbio che mia zia possa impugnare il testamento e ottenere anche il 100% della proprietà, a seconda di come vengono interpretati questi "bisogni" in sede legale...
Mia zia è laureata, s'intende di questioni legali e ha una personalità forte e manipolatrice; mia madre, al contrario, è poco istruita, ha cominciato a lavorare da giovane, e si fa condizionare dal carattere della sorella; inoltre vuole evitare lo scontro per mantenere un buon rapporto, cosa che però non noto anche dalla parte opposta... Al contrario: mia zia le fa pressioni psicologiche per acquistare, minacciando ultimatum: sostiene di aver bisogno di soldi e che venderà la sua quota a qualcun altro.
Pur essendo scettico all'idea che qualcuno possa spendere 50.000€ per comprare un terzo di quell'immobile, non posso escludere che data la sua personalità possa convincere qualcuno ad acquistare in vista di una rivalutazione, e questo qualcuno esigerebbe più di 50.000€ per rivendere la sua quota di un terzo a mia madre...
Non sono certamente un esperto di queste cose e quindi vorrei sapere a questo punto cosa si può fare e come può evolvere la cosa. Tra i diretti interessati se ne discute in continuazione senza arrivare a niente.
Mia zia può impugnare il testamento ed eliminare la mia quota, dividere in quattro parti uguali, o facendo appello alla salute di mia cugina ottenere il 100% dell'immobile? Può accusarci di aver rubato 3000€?