claudiuccio

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Il problema è che se crollano i prezzi degli immobili per una crisi di sistema allora crolla tutto il sistema perchè l'effetto della deflazione di alcuni importanti settori economici sarebbe un drastico e generalizzato impoverimento della nazione. Maah....
Saluti.
 

acquirente

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Il problema è che se crollano i prezzi degli immobili per una crisi di sistema allora crolla tutto il sistema perchè l'effetto della deflazione di alcuni importanti settori economici sarebbe un drastico e generalizzato impoverimento della nazione. Maah....
Saluti.

Crollare????? no, nessuno vuole questo ma almeno che si adeguino agli stipendi medi e ritornino ai prezzi prima dei picchi - almeno ai prezzi del 2002-2003, non voglio esagerare e dire ai prezzi del 2000.
 

claudiuccio

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Anch'io mi auguro che i prezzi non crollino, se non altro perchè di case ne ho diverse, ma senza voler fare la cassandra basta leggere i giornali americani per vedere che in certi stati, per mancanza di compratori, le case vengono letteralmente regalate per non dover pagare le assicurazioni e le imposte. Questa per i Paesi occidentali non è crisi congiunturale, ma decadenza economica conseguente a decadenza demografica, di disponibilità di risorse naturali, di perdita di energia vitale, ormai indispensabile per fronteggiare la concorrenza agguerrita delle altre razze.
Conclusione: i prezzi delle case non di particolare pregio continueranno a scendere fino a quando non sarà raggiunto un livello molto inferiore fisiologicamente compatibile con la disponibilità di mezzi finanziari della popolazione media. Saluti.
 

makako87

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Buongiorno, La rispresa immobiliare calcolata nella misura del 4%, purtroppo è l'insieme di comprevendite avvenute fino ad oggi per tutto il 2010, sia per gli immobili residenziali sia per quelli non residenziali...se si considera però che il 44% di questo 4% sono comprevendite per una seconda casa o per casa investimento...perciò questo non ci da il segnale di ripresa secondo me(considerando che sono un agente immobiliare e lavoro nel settore immobiliare dal 2005), poichè il mattone è un esigenza ma purtroppo non accessibile a tutti. I mutui sono stati in ripresa per tutto il 2010 ma come tutte le banche che tirano fuori prodotti buoni erogando così mutui su mutui ora si fermano per rientrare degli investimenti fatti, indi per cui da fine 2011 gli istituti mutuanti "riapriranno le porte" per un periodo sempre breve, per cercare di non fare il crollo unicredit avvenuto dal 2007 al 2009. Perciò l'adeguamento del mercato immobiliare deve ancora essere discusso dalle istituzioni, per mettere dei paletti significativi, tra un congruo calcolo matematico che ad oggi mette in discussione sia l'offerta che la domanda immobiliare, dando così poca chiarezza, ma sopratutto molta diffidenza nell'investimento da fare.
grazie buona giornata

Makako
 

claudiuccio

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La risposta contiene alcuni interessanti elementi di valutazione, ma il problema che avevo posto è un altro, e cioè se si ritiene che l'attuale crisi del settore edilizio sia solo congiunturale oppure l'inarrestabile effetto di un progressivo assestamento dei prezzi immobiliari su livelli significativamente più bassi, che tali rimarranno anche alla sperabile fine della crisi economica mondiale, alla cui base vi sono fenomeni economico-sociali che l'Italia, (e forse anche l'Europa in generale), non è in grado di fronteggiare perchè troppo superiori alle sue forze demografiche, finanziarie e di sistema politico. Auguri e saluti.
 

ccc1956

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Edilizia, 2.500 case restano vuote | La Provincia Pavese

Edilizia, 2.500 case restano vuote
Crollo del mercato immobiliare, in periferia prezzi in calo del 50%
VIGEVANO. Duemila e 500 unità immobiliari invendute: a Vigevano l'offerta di case supera la domanda. E dove si è costruito tra il 2006 e il 2008, nei quartieri della periferia e semiperiferia, i prezzi degli edifici nuovi precipitano del 50 per cento. Ma il mercato non gira. «Finchè non riprende il lavoro non si vedono prospettive - dicono gli addetti ai lavori - Nella migliore delle ipotesi accadrà tra tre anni. Ma nel frattempo rischia di chiudere il 15% delle agenzie immobiliari».

A Vigevano sono 380 sulle 715 del totale in Lomellina. Non è un caso che comincino a fare a meno del personale di segreteria e delle filiali con il minor numero di contatti. «Chi può si trasferisce a Milano, la selezione del settore è in atto. Io stesso ho chiuso la filiale a Cilavegna», spiega Giovanni Borghi, consigliere Federazione italiana mediatori agenti di affari di Pavia,delegato sul Vigevanese. Secondo i dati Fimaa - che del mercato immobiliare ha fornito il quadro provinciale 2008-2009 - Vigevano detiene il record negativo in termini di contratti di compravendita e di entità della svalutazione sul residenziale con almeno 8 anni. Nel primo semestre 2010 le transazioni segnalano infatti un decremento del 24%, il picco negativo in provincia. Case non se ne comprano nonostante il calo verticale del costo sul nuovo. Lo dice Fimaa e lo confermano gli operatori: «Su dieci potenziali clienti nove li porti in giro per niente per quattro mesi, al massimo chiudi con un contratto di affitto. Che dal 2008 vale la metà: siamo sui 300 euro al mese per un bilocale di 60 metri senza mobili. La gente tira sul prezzo e pur di chiudere accetti di vendere a prezzi inferiori dal 5 al 20%». A Vigevano la paralisi colpisce la semiperiferia più della periferia e del centro storico, dove con 2300 euro al metro quadro il valore delle unità residenziali resta sui livelli del 2008, quindi in linea con la tendenza di Pavia e Voghera. La fotografia delle singole zone assegna invece la maglia nera al quartiere Novara, Vigevano lato nord-ovest, con un meno 50,8% sul valore del nuovo (1425 euro nel 2009, 1625 nel 2008). Nel quartiere Genova-Torino, versante sud-ovest, il calo dei prezzi è pari al - 49,1%. La Brughiera, rione popolare verso nord: - 47,82%. Meno 47,6% nel quartiere Milano, sempre lato nord. Con 1100 euro e un calo del 45% la Morsella (periferia ovest per Mortara) risulta poi la zona più economica. Eppure il mercato ristagna anche ai margini del centro abitato.


«Dove hanno costruito troppo negli ultimi 5 anni la situazione è bloccata - spiegano gli immobiliaristi -. I costruttori sono costretti ad abbassare i prezzi ma serve a poco. Forse non andavano concessi i permessi ai tempi, anche se gli oneri di urbanizzazione fanno gola, visti i tagli agli enti locali. E i cassintegrati non pensano certo a cambiare casa. Il quadro non lascia aperta nessuna strada».

In alcuni casi le agenzie vendono sotto i livelli di prezzo del 2003, per cui se sette anni fa per un bilocale usato andavano 180 milioni di lire, oggi vanno 50mila euro. La crisi finanziaria, la crisi del manifatturiero, quindi dell'immobiliare. «Per ultimo arriva l'immobiliare - dichiara Luigi Grechi, assessore con delega all'Urbanistica -. Gli oneri urbanizzazione c'entrano poco, pesando per una media del 10% sui bilanci comunali. La Lomellina paga prima di tutto i collegamenti carenti su Milano. Perciò non si vendono case, e infatti basta andare ad Abbiategrasso e Magenta per vedere un mercato più dinamico malgrado la crisi».
 

claudiuccio

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Salve! Quello che dice "ccc1956" è veramente preoccupante anche se è sperabile che riguardi solo specifiche aree del territorio nazionale. Qui a Roma non mi risulta che vi siano riduzioni così elevate rispetto ai massimi del 2007-2008. In particolare, il centro, il semicentro e la buona semiperiferia dei quartieri costruiti 20-30 anni fa, possono avere avuto una certa stasi dei prezzi, e spesso anche delle riduzioni pari a circa il 10-15%, ma non vi è stato certamente un crollo come quello evidenziato da "ccc1956". E' vero, invece, che gli immobili delle periferie costruite negli ultimi anni, sia nuovi che usati, hanno perso effettivamente molto valore, ma, a mio avviso, se su tale crollo la crisi economica ha avuto sicuramente un certo effetto, un effetto molto più importante lo hanno avuto...
sia l' "ineffabile" politica edilizia comunale, che ha concesso permessi di lottizzazione su tutto l'agro romano in quantità spropositata rispetto alle effettive necessità derivanti dal prevedibile incremento della popolazione residente, che l'ineffabile affarismo dei costruttori. Infatti, a causa dell'assoluta mancanza di appena decenti infrastrutture ferroviarie e stradali per raggiungere il centro e le altre zone della città, questi immobili già valevano la metà appena finiti, tanto che paradossalmente si potrebbe dire che la crisi è stata "salutare" per molti nuovi potenziali acquirenti, facendo loro capire in tempo che avrebbero speso male i loro sudati risparmi con ben poche possibilità di recuperarli in futuro. In sostanza, la crisi economica è stata per alcuni una scusa venuta al momento giusto per non dover confessare ineffabili operazioni, mentre per altri è stata una "fortunata" occasione per salvarsi dall'acquisto di rifiuti di magazzino, fermo restando, ovviamente, che ad altri ancora la crisi ha fatto scoprire che vi era stata una coincidenza di interessi di molti più furbi di loro. Saluti
 

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