Jrogin

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Anche se il fratello di Benito riuscisse a dimostrare una donazione indiretta (cosa difficile mi sembra di capire), se non mi sbaglio con le nuove normative, l'eventuale donazione non sarebbe più contestatbile perchè passati più di 20 anni dalla donazione.
Attendiamo conferme.
 

benito

Nuovo Iscritto
credevo anche io che fosse così ma sembra che nel caso di un testamento gli anni siano dieci e cominciano dall'apertura del testamento momento in cui si perfezionano tutti i lasciti compresi quelli in vita. In realtà mi sembra anche giusto dal momento che uno potrebbe non avere nulla a ridire su una donazione in vita confidando che comunque il decuius alla fine potrebbe compensare la donazione in vita con i lasciti testamentari.
 

Jrogin

Fondatore
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Le ATTUALI donazioni NON sono più impugnabili passati venti anni dalla donazione o dieci anni dalla morte del donante.
Essendo però una normativa recente (circa due anni fa), non sono sicuro:confuso: che sia retroattiva a quelle donazione effettuate precedentemente. Mi sembrava di aver letto da qualche parte, che ci sono pareri discordanti in merito.
 

arianna26

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Se hai ancora il problema ti suggerisco di cambiare legale. E' principio fondamentale del nostro ordinamento che sia l'ATTORE a dover dimostrare quanto asserisce, altrimenti chiunque sarebbe esposto alle più fantasiose pretese del prossimo, in fondo tuo fratello può solo rendere più difficile la divisione ereditaria, divisione purtroppo difficile in molte famiglie. Tu puoi non avere la schedina vincente ma potresti aver ricevuto soldi in mille modi, (prestito di un amico che non desira comparire o che potrebbe essere decuduto, vincita ad un casinò all'estero, soldi della moglie etc). Insomma in assenza di assegni a firma di tuo padre, di mutui a suo nome etc non vedo proprio come potrebbe fare tuo fratello a provare la donazione. Ripeto può farti solo perdere tempo.
 

benito

Nuovo Iscritto
Ti ringrazio dell' incoraggiamento e d'altra parte la situazione sta evolvendo verso la causa inquanto ogni giorno le pretese aumentano da parte sua senza che possa dimostrare nulla di quello che dice quello che mi meraviglia è come possa il suo legale assecondarlo in questo delirio. Per questo ho deciso che la cosa che mi cautela di più è senz'altro una causa da parte sua così che la sentenza del giudice metta la parola fine insindacabile a questo increscioso e squallido teatrino falmiliare. Ciao
 

gigetto

Nuovo Iscritto
Le ATTUALI donazioni NON sono più impugnabili passati venti anni dalla donazione o dieci anni dalla morte del donante.
Essendo però una normativa recente (circa due anni fa), non sono sicuro:confuso: che sia retroattiva a quelle donazione effettuate precedentemente. Mi sembrava di aver letto da qualche parte, che ci sono pareri discordanti in merito.

E' vero ma, se ho ben compreso, il fratello di Benito non ha impugnato la (ipotizzata) donazione indiretta. Credo invece che si sia limitato a sostenere che quella donazione (ammesso che lo sia) debba essere calcolata nell'attivo dell'asse ereditario. Se così fosse potrebbe aver leso la sua quota di legittima, quella parte che la legge riserva agli eredi legittimari.
Gli eredi legittimari devono infatti imputare in collazione (il valore di) tutte le donazioni percepite in vita dal defunto, è una mera operazione matematica e fittizia nel senso che il denaro non si muove ma viene "calcolato" per verificare se c'è stata lesione di legittima; il codice presume infatti che tutte le donazioni del decuius andate a vantaggio dei legittimari costituiscano anticipo sulla loro futura legittima (salvo dispensa). Insomma l'azione di riduzione delle disposizioni testamentarie (non della donazione) in teoria ci sta. Il Tuo problema quindi non è tanto giuridico ma piuttosto probatorio e si incentra sulla provenienza del denaro utilizzato per l'acquisto dell'immobile. Trattandosi di un problema di "fatto" risulta quindi difficile darTi consigli. Ci manca la possibilità di ricostruire il contesto fattuale cosa che invece il Tuo avvocato può fare e certamente avrà già fatto. Considera però che i fatti possono essere provati anche "presuntivamente" cioè indirettamente a mezzo di altri fatti se gravi, precisi e concordanti. Ma questo il Tuo avvocato lo sa bene ed è forse per questo che Ti appare titubante. Magari è solo prudente e la prudenza in un avvocato è una qualità. A mio avviso il consiglio migliore Te lo hanno comunque già dato: cerca di transare la causa investendo una somma "ragionevole" di danaro da dare a Tuo fratello ma coinvolgi il Tuo avvocato. Piuttosto se non Ti fidi più o se non c'è più sintonia cambialo.
 

benito

Nuovo Iscritto
No mio fratello ha impugnato il testamento perchè non vi è compreso, e fin quì va bene ,ma il motivo per cui mio padre non lo ha compreso nel testamento è che lui ha avuto a suo tempo delle cose da mio padre cose che erano di mio padre di cui lui è stato beneficiato e mio padre lo dice nel testamento, lui insinua che mio padre abbia dato anche a me un appartamento ma tale appartamento non era di mio padre in quanto io lo acquistai da persona estranea. Lui non può avere nessuna prova per dimostrare quanto insinua dal momento che io effettivamente ho acquistato tale immobile da me senza l'aiuto di mio padre e senza dazioni ne di denaro ne di assegni da parte di mio padre. Lui sostiene che all'epoca io non ero in grado di acquistare tale immobile ma queste sono sue illazioni e comunque il quesito era se io sono tenuto a dimostrare come guadagnavo i soldi o se invece non sia lui a dover dimostrare con le prove che mio padre abbia pagato l'immobile con assegni od altro. Sicuramente io perderò la causa perchè effettivamente nel testamento e stata lesa la quota legittima ma lui dovrà ricomprendere nel totale dei beni in ogetto anche quanto ebbe a suo tempo e credo che non importi che lo abbia avuto più di 25 anni orsono inquanto la data dei dieci anni va dalla apertura della successione e daltronde mi sembra anche giusto. Io posso essere stato zitto perchè sicuro che mio padre al momento della sua dipartita avrebbe messo a posto le cose con un giusto testamento e così è stato ma se lui agisce in riduzione del testamento deve anche ricomprendere ciò che ha avuto a suo tempo. Se mio padre non avesse avuto nulla al momento della sua morte ed io fossi andato da mio fratello dicendogli che volevo una parte di quanto donatogli da mio padre più di venticinque anni fa non avrei potuto farlo ma se è lui ad impugnare il testamento credo che la cosa sia diversa. Comunque con il mio legale abbiamo riesaminato il tutto ed ora ci troviamo in sintonia sul da farsi. Credo che a questo punto dipenda solo dal giudice dal momento che mi sembra di avere capito che le leggi non sono proprio una scenza perfetta ma piuttosto un fatto interpretativo. E per quanto riguarda l'accordo io ci ho messo tutta la mia buona volontà anche se a malinquore dato che trattasi di un azione in malafede nei miei confronti ma tale accordo non è possibile perchè le richieste supererebbero anche la sua eventuale quota normale non solo la legittima. Ciao
 

gigetto

Nuovo Iscritto
Dunque, se con quel "anche" (a Te sarebbe stato donato un appartamento) tuo fratello ha ammesso di aver ricevuto in dono da vostro padre un appartamento significa che potrebbe non essersi nemmeno verificata quella lesione della sua quota di riserva che lamenta. Dipende ovviamente dal valore di quell'appartamento. Anche le sue donazioni infatti (mica solo le Tue, ammesso che Tuo fratello riesca a provare la natura donativa del tuo alloggio) devono essere imputate in collazione. E non solo, anche le spese che vostro padre avesse sostenuto in vita a causa del suo matrimonio (ma ovviamente anche quelle del tuo), per avviarlo all'esercizio di un'attività produttiva, per pagare i suoi debiti ed eventuali premi assicurativi sulla vita, devono essere imputate in collazione. Io comunque, prima di mandare la causa a sentenza, procederei alla riunione fittizia del "relictum" e della parte di "donatum" non controversa (ammesso che ci sia) (cioè conteggiando tutte le donazioni certe e non conteggiando il valore del tuo alloggio) poi, se tuo fratello risultasse contabilmente a credito, gli staccherei subito un assegno di pari importo e gli offrirei "banco iudicis" una certa somma a transazione (cioè senza nulla riconoscergli) tenendo come parametro il valore del tuo alloggio e considerando i rischi (reciproci) di causa. Far risultare agli atti un'offerta dignitosa e ragionevole è infatti sempre utile anche ai fini del contenimento delle spese di soccombenza (che ovviamente non Ti auguro). Non fare solo l'errore di modulare le tue scelte processuali per "punirlo" della sua mala fede, lo so è triste ma la cosa non rileva. Pensa solo all'aspetto economico ed ai rischi processuali e magari richiedi al tuo avvocato di prepararti una relazione snella che però li evidenzi con chiarezza.
 

bolognaprogramme

Membro Assiduo
Professionista
Io penso anche che i dubbi espressi dal tuo legale siano dovuti al fatto che, in pratica, andando in causa comunque tu ti autodenunci per aver pagato l'appartamento con soldi non dimostrabili...

Anche se, passati 25 anni....

Silvana
 

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