Mera astrazione quella dei "pacta servanda". Tutto nella vita si fa e si disfa, dipende solo dai modi. In tema di accordi internazionali celebre è rimasto quello 'Molotov/Ribbentrop' (di non aggressione). Venne sciolto con le cannonate. Altra maniera valida è pagando per quello che costa il liberarsi dal patto. E' quello che succederebbe con TAV (ho tolto tutti gli articoli determinativi pro bono pacis) : si paga il grisbi preteso dalla Francia e così tout va bien. Costi certi e benefici...ciccia. Non escluderei poi di vedere le teste di Di Maio, Toninelli & C. in cima a delle picche: sarebbe una buona...compensatio lucri cum danno!
Tornando a bomba, un conto la rivedibilità su certi punti dell'accordo altro è il pretesone scioglimento ex una parte. Se la memoria non mi falla tale ipotesi sarebbe contemplata nella famosa convenzione di Vienna. Il concetto di base che se ne enuclea, detto in parole povere, partirebbe dal presupposto che, per regola universale, i trattati o gli accordi internazionali son corredati della clausola "rebus sic stantibus". Pertanto, in linea con questa, se le cose poi cambiano col sopraggiungere di circostanze che abbiano oggettivamente inciso in senso negativo sulla volontà/possibilità della parte contraente di adempiere all'impegno pattizio la liberazione s'intende legittima. Nel caso nostrano la circostanza sopravvenuta ostativa al mantenimento dell'accordo potrebbe dunque configurarsi nel drastico mutamento d'indirizzo politico (vox populi vox dei) rispetto a quello che a distanza di molto tempo addietro aveva spinto altro governo alla stipula. Naturalmente questa può ben rivelarsi una semplice congettura priva quindi d'un valido supporto giuridico. Non lo escludo.
Tornando a bomba, un conto la rivedibilità su certi punti dell'accordo altro è il pretesone scioglimento ex una parte. Se la memoria non mi falla tale ipotesi sarebbe contemplata nella famosa convenzione di Vienna. Il concetto di base che se ne enuclea, detto in parole povere, partirebbe dal presupposto che, per regola universale, i trattati o gli accordi internazionali son corredati della clausola "rebus sic stantibus". Pertanto, in linea con questa, se le cose poi cambiano col sopraggiungere di circostanze che abbiano oggettivamente inciso in senso negativo sulla volontà/possibilità della parte contraente di adempiere all'impegno pattizio la liberazione s'intende legittima. Nel caso nostrano la circostanza sopravvenuta ostativa al mantenimento dell'accordo potrebbe dunque configurarsi nel drastico mutamento d'indirizzo politico (vox populi vox dei) rispetto a quello che a distanza di molto tempo addietro aveva spinto altro governo alla stipula. Naturalmente questa può ben rivelarsi una semplice congettura priva quindi d'un valido supporto giuridico. Non lo escludo.