Ciao a tutti,
vi sottopongo il mio problema.
Mio nonno nel 2002 muore non lasciando testamento.
Il patrimonio (due appartamenti) viene diviso secondo la legge 22% ad ognune dei tre figli e 33% alla moglie.
Mia nonna viene "rapita" da una figlia e portata in una casa di riposo nell'ottobre 2002.
Nel 2003 iniziano le richieste agli altri due figli di partecipare al sostentamento di nonna, mio padre si dichiara disponibile e chiede di verificare il C/C di mia nonna dal 2002 e sapere le entrate che percepisce.
A tale richiesta naturalmente non c'è stato seguito, ma nel 2003 solo un riepilogo di entrate ed uscite senza giustificativi di spesa e con voci anche "preoccupanti" (esempio. procura a nome della figlia costo € 600,00).
Nel 2004 chiedono di vendere gli appartamenti, con dispiacere diamo la nostra dispnibilità ma poniamo come condizione che la quota di nonna venga versata su un conto a lei sola intestato e che l'importo venga destinato per il pagamento della casa di cura,. ogni altra uscita doveva essere autorizzata dalla firma congiunta dei tre figli. Anche tale richiesta cadde nel vuoto. Chiesero la divisione giudiziale e per tutelare maggiormente mia nonna chiedemmo la sua interdizione.
Nel 2005 nonna venne interdetta, e per il periodo 2005 - 2011 io prima come nipote e poi come pro tutore ho sempre dichiarato i rendiconti presentati al tribunale falsi, incompleti, senza giustificativi e giustificazioni alle uscite.
La divisione giudiziale si è conclusa con le aste deserte e siamo quindi tutti in comunione.
Mia nonna è deceduta il mese di novembre scorso.
L'erede che ha "rapito" mia nonna vuole trovare un punto di incontro per la gestione degli appartamenti (uno è affittato ad € 206 mensili per mq 100 e l'altro è sfitto mq 70 più giardino e terrazzo). Io le ho richiesto di mettere in chiaro le situazioni ante interdizioni e di giustificare le uscite dai C/C e le altre spese dichiarate in precedenza.
Continua a giustificare le spese con affermazioni che se contestate lui dice di non ricordare e non sapere, poi mi dice che nel 2003 quando mia nonna fu "portata" per fare la procura, la stessa (93 anni compiti all'epoca) redasse testamento dallo stesso notaio con beneficiario un figlio della "rapitrice". La stessa mi ha detto che dopo la procura, il notaio ha fatto uscire tutti dallo studio e solo con mia nonna redasse il suo testamento. Mi ha poi detto che me ne invia copia. Allora se il testamento è segreto (o è pubblico?) e redatto di fronte ad un notaio non capisco come faccia ad averne una copia (mi domando se può averla), se il testamento è olografo non capisco cosa aspetti a tirarlo fuori a sette mesi dalla morte. Mi dice che deve valutare se gli conviene o meno (ma il figlio beneficiario è a sua volta interdetto e lei è la tutrice. . . . .).
Grazie a chi potrà chiarirmi un poco se quello che afferma è possibile e mi scuso per la lungaggine della questione (quello scritto è solo il 15% dell'accadimento dei fatti).
Grazie
Luigi
vi sottopongo il mio problema.
Mio nonno nel 2002 muore non lasciando testamento.
Il patrimonio (due appartamenti) viene diviso secondo la legge 22% ad ognune dei tre figli e 33% alla moglie.
Mia nonna viene "rapita" da una figlia e portata in una casa di riposo nell'ottobre 2002.
Nel 2003 iniziano le richieste agli altri due figli di partecipare al sostentamento di nonna, mio padre si dichiara disponibile e chiede di verificare il C/C di mia nonna dal 2002 e sapere le entrate che percepisce.
A tale richiesta naturalmente non c'è stato seguito, ma nel 2003 solo un riepilogo di entrate ed uscite senza giustificativi di spesa e con voci anche "preoccupanti" (esempio. procura a nome della figlia costo € 600,00).
Nel 2004 chiedono di vendere gli appartamenti, con dispiacere diamo la nostra dispnibilità ma poniamo come condizione che la quota di nonna venga versata su un conto a lei sola intestato e che l'importo venga destinato per il pagamento della casa di cura,. ogni altra uscita doveva essere autorizzata dalla firma congiunta dei tre figli. Anche tale richiesta cadde nel vuoto. Chiesero la divisione giudiziale e per tutelare maggiormente mia nonna chiedemmo la sua interdizione.
Nel 2005 nonna venne interdetta, e per il periodo 2005 - 2011 io prima come nipote e poi come pro tutore ho sempre dichiarato i rendiconti presentati al tribunale falsi, incompleti, senza giustificativi e giustificazioni alle uscite.
La divisione giudiziale si è conclusa con le aste deserte e siamo quindi tutti in comunione.
Mia nonna è deceduta il mese di novembre scorso.
L'erede che ha "rapito" mia nonna vuole trovare un punto di incontro per la gestione degli appartamenti (uno è affittato ad € 206 mensili per mq 100 e l'altro è sfitto mq 70 più giardino e terrazzo). Io le ho richiesto di mettere in chiaro le situazioni ante interdizioni e di giustificare le uscite dai C/C e le altre spese dichiarate in precedenza.
Continua a giustificare le spese con affermazioni che se contestate lui dice di non ricordare e non sapere, poi mi dice che nel 2003 quando mia nonna fu "portata" per fare la procura, la stessa (93 anni compiti all'epoca) redasse testamento dallo stesso notaio con beneficiario un figlio della "rapitrice". La stessa mi ha detto che dopo la procura, il notaio ha fatto uscire tutti dallo studio e solo con mia nonna redasse il suo testamento. Mi ha poi detto che me ne invia copia. Allora se il testamento è segreto (o è pubblico?) e redatto di fronte ad un notaio non capisco come faccia ad averne una copia (mi domando se può averla), se il testamento è olografo non capisco cosa aspetti a tirarlo fuori a sette mesi dalla morte. Mi dice che deve valutare se gli conviene o meno (ma il figlio beneficiario è a sua volta interdetto e lei è la tutrice. . . . .).
Grazie a chi potrà chiarirmi un poco se quello che afferma è possibile e mi scuso per la lungaggine della questione (quello scritto è solo il 15% dell'accadimento dei fatti).
Grazie
Luigi