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In Italia, il patrimonio residenziale vale 4 volte il PIL
Secondo lo studio realizzato da Dipartimento delle Finanze e Agenzia del Territorio, la stima della ricchezza del settore è pari a circa 5.623 miliardi

Il patrimonio residenziale italiano vale quattro volte il PIL del Paese, a dimostrazione del fatto che, nell’ultimo decennio, il ciclo immobiliare ha fatto salire i valori di immobili e abitazioni in misura particolarmente elevata rispetto al flusso del reddito nazionale. È questo uno dei dati più significativi emersi dal volume Gli immobili in Italia, diffuso ieri e giunto alla seconda edizione. Frutto della collaborazione tra Dipartimento delle Finanze, Agenzia del Territorio e con l’ausilio di SOGEI, il lavoro incrocia le banche dati, in modo da ricostruire, per ciascuna unità immobiliare, le informazioni sull’utilizzo del bene dichiarato al Fisco.
L’analisi fa riferimento all’anno di imposta 2008 e sono stati inseriti anche i dati dei catasti gestiti dalle Province autonome di Trento e Bolzano. Inoltre, i risultati ottenuti sono più significativi, da un punto di vista statistico, per le persone fisiche: infatti, in termini di numero di unità, il patrimonio immobiliare è per l’87% di proprietà di persone fisiche, contro il 13% di proprietà di enti, società, ecc., sbilanciamento dovuto al fatto che gli archivi catastali sono stati incrociati con le dichiarazioni dei redditi e che, per le persone fisiche, a differenza di enti e società, esiste la compilazione del quadro dei redditi da fabbricati. Nel dettaglio, per le sole persone fisiche, il 36% degli immobili sono abitazioni principali e il 23% pertinenze di abitazioni principali, circa il 10% gli immobili locati e altrettanto gli immobili a disposizione, mentre il 14,6% sono dichiarati per altri utilizzi.
In riferimento, poi, alle unità residenziali, sempre di proprietà delle persone fisiche, escluse le abitazioni principali, esse ammontano a circa 9,6 milioni, di cui un 44% di abitazioni tenute a disposizione, un 28,5% di locate e un 27,4% destinate ad altri utilizzi. L’entità delle abitazioni date in locazione è quindi modesta, mentre, per negozi e uffici, il mercato delle locazioni ha un certo rilievo economico. Infatti, risultano affittati il 58% dei negozi e il 53,5% degli uffici, con riferimento al totale delle unità per cui è stato possibile ricostruire l’utilizzo.
Lo studio ha effettuato anche elaborazioni per determinare alcuni parametri territoriali. Un primo indicatore pone in relazione il numero di abitazioni presenti in un territorio con il numero di famiglie residenti: da ciò risulta che, considerando l’ipotesi che in un’abitazione principale ci sia una sola famiglia, il 74% delle famiglie italiane possiede l’abitazione in cui risiede.
In ordine, invece, alla dimensione dell’abitazione, la media nazionale è di circa 7 vani per famiglia, con scarse differenze tra aree del Paese, includendo tutte le abitazioni. Se, invece, il cerchio si restringe alle sole abitazioni principali, ecco che il numero di vani passa a 4,3 (4,5 al Centro e 4,1 al Sud). Se ne deduce che il patrimonio abitativo con dimensioni più ampie è destinato a usi diversi dall’abitazione principale.
La superficie abitativa nazionale media per abitanti è di 62 mq, dato riferito al complesso delle abitazioni e non solo alle principali. Per ottenere questo dato, si è passati per una stima delle superfici delle unità immobiliari, usando i dati metrici delle planimetrie presenti negli archivi catastali.
Il lavoro di ricostruzione delle superfici, in relazione al settore residenziale, ha inoltre permesso di calcolare il valore di mercato di ciascuna unità. A circa 5.931 miliardi di euro ammonta il valore di mercato dell’insieme delle abitazioni, mentre le pertinenze valgono circa 313 miliardi. Dei 6.244 miliardi totali stimati, 5.623 riguardano le sole persone fisiche. Come già accennato in precedenza, il patrimonio residenziale risulta essere pari a quattro volte il PIL del Paese.
Si tratta, comunque, di un dato che varia molto da Regione a Regione: si passa infatti dalla Liguria, che ha un valore della ricchezza degli immobili residenziali pari a 7 volte il PIL regionale, alla Basilicata, che scende a 2,7. Inoltre, alcune Regioni hanno un rapporto superiore alla media per via di aree turistiche con valori particolarmente alti (Sardegna, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e la già citata Liguria). La distribuzione regionale dei valori medi unitari del patrimonio abitativo, del resto, riflette il dualismo della struttura socio-economica italiana, almeno in parte. Si assiste infatti – riporta lo studio – a un’alta dispersione dei valori, soprattutto in alcune Regioni: se il valore medio nazionale di un’abitazione (182mila euro) è 100, quello medio regionale è massimo nel Lazio (+59% rispetto alla media nazionale) e minimo in Calabria (-55%).
Attraverso, infine, il confronto tra il valore patrimoniale medio regionale e i redditi medi regionali delle famiglie, così come individuati dall’ISTAT, lo studio è giunto alla stima del numero di annualità di reddito familiare che si deve impegnare per l’acquisto di un’abitazione media nelle diverse Regioni: si passa dalle 9,6 annualità della Liguria e 9,2 del Lazio, alle 3,4 annualità del Molise, 3,5 della Calabria e 3,6 della Basilicata. Ciò implica che il differenziale territoriale dei valori patrimoniali sia molto più pronunciato di quello dei redditi.
Fonte eutekne
 

jac0

Membro Senior
Proprietario Casa
Credo che il patrimonio si esprima in euro (o suo multiplo) e il PIL in euro/anno (o suo multiplo). Se così è, patrimonio e PIL non possono essere confrontati tra loro. E' come voler confrontare l'energia (che si esprime ad esempio in kWh) con la potenza (che si esprime ad esempio in kW): impossibile! Ricordate ancora la somma di mele e pere studiata alle elementari?
 

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