Francamente non ho capito perchè Elifra, in caso della sua dipartita, non vuole lasciare alla moglie la parte di sua spettanza della casa. Io sono della opinione che è meglio affrontare il toro per le corna: cioè parlare direttamente con la consorte e dirle apertamente "mia cara vorrei che premorendoti la casa che ho testè ereditato venisse divisa in parti uguali solo tra le nostre due figlie. Tu cosa ne pensi di questa mia decisione?". Se lei risponde "fai quello che vuoi, tesoro, ma da domani le tue camicie, le tue mutande ed i tuoi calzini te li fai lavare e stirare dalle tue figlie" vuol dire che la signora si è sentita retrocessa nella scala affettiva. Rispettare le quote legittime nel caso di testamento, o le quote ereditarie previste nel caso di assenza di testamento, secondo me, è la cosa migliore. Se poi la vedova avrà disponibilità economiche per vivere una vecchiaia dignitosa potrà essere lei che potrà fare atto di donazione della sua parte di eredità. Il fatto che la casa ereditata sia stata considerata come bene strettamente personale e non bene da condividere con la propria moglie mi lascia perplesso.