Concordo sostanzialmente con @basty
Il contratto di locazione abitativo fu stipulato nel 1998, quando vigeva la l. 359/1992 "patti in deroga". Che appunto derogava alcuni vincoli della precedente legge "equo canone", soprattutto per quanto concerne la determinazione del canone di locazione.
Ciò detto, aggiungerei che il contratto è stato più volte "disdetto" da parte del locatore, ma la disdetta non ha avuto effetto. Nel senso che il contratto originario non è mai stato risolto e mai le parti ne hanno stipulato uno nuovo.
In realtà il contratto è stato rinnovato (= prorogato) di quadriennio in quadriennio.
Ora il locatore può inviare disdetta al conduttore (rispettando il termine legale di preavviso pari a 6 mesi) senza necessità di motivazione alcuna, per impedire la proroga di ulteriori 4 anni.
Nella lettera di disdetta è importante scrivere che l'unità immobiliare dovrà essere rilasciata libera da persone e cose entro il 10/05/2018.
Sperando che le proroghe siano sempre state comunicate all'Agenzia delle Entrate (chiedete al commercialista!), mi sembra che la criticità maggiore consista nell'aver aumentato il canone di locazione in occasione delle proroghe.
L'aumento Istat per il recupero dell'inflazione era certamente legittimo. Temo non lo fosse aumentare il canone in base ad una clausola contrattuale che, se contraria alla legge in vigore, non aveva alcun valore.
Quell'articolo 18 del contratto di locazione non può violare una disposizione della legge! Anche se sottoscritto e accettato dal conduttore.
Se locatore e conduttore si erano accordati per un canone maggiore, avrebbero dovuto risolvere (= chiudere) il vecchio contratto di locazione; comunicare la risoluzione all'Agenzia delle Entrate; stipulare e registrare un nuovo contratto.
Se io fossi il locatore, mi consiglierei con un avvocato. E penserei che anche il conduttore, dopo aver ricevuto la disdetta, potrebbe pure lui chiedere un parere legale ed eventualmente contestare gli aumenti del canone.
Il contratto di locazione abitativo fu stipulato nel 1998, quando vigeva la l. 359/1992 "patti in deroga". Che appunto derogava alcuni vincoli della precedente legge "equo canone", soprattutto per quanto concerne la determinazione del canone di locazione.
Ciò detto, aggiungerei che il contratto è stato più volte "disdetto" da parte del locatore, ma la disdetta non ha avuto effetto. Nel senso che il contratto originario non è mai stato risolto e mai le parti ne hanno stipulato uno nuovo.
In realtà il contratto è stato rinnovato (= prorogato) di quadriennio in quadriennio.
Ora il locatore può inviare disdetta al conduttore (rispettando il termine legale di preavviso pari a 6 mesi) senza necessità di motivazione alcuna, per impedire la proroga di ulteriori 4 anni.
Nella lettera di disdetta è importante scrivere che l'unità immobiliare dovrà essere rilasciata libera da persone e cose entro il 10/05/2018.
Sperando che le proroghe siano sempre state comunicate all'Agenzia delle Entrate (chiedete al commercialista!), mi sembra che la criticità maggiore consista nell'aver aumentato il canone di locazione in occasione delle proroghe.
L'aumento Istat per il recupero dell'inflazione era certamente legittimo. Temo non lo fosse aumentare il canone in base ad una clausola contrattuale che, se contraria alla legge in vigore, non aveva alcun valore.
Quell'articolo 18 del contratto di locazione non può violare una disposizione della legge! Anche se sottoscritto e accettato dal conduttore.
Se locatore e conduttore si erano accordati per un canone maggiore, avrebbero dovuto risolvere (= chiudere) il vecchio contratto di locazione; comunicare la risoluzione all'Agenzia delle Entrate; stipulare e registrare un nuovo contratto.
Se io fossi il locatore, mi consiglierei con un avvocato. E penserei che anche il conduttore, dopo aver ricevuto la disdetta, potrebbe pure lui chiedere un parere legale ed eventualmente contestare gli aumenti del canone.