Buongiorno, ringrazio tutti per le risposte e mi scuso se ho utilizzato termini (non solo giuridici) impropri, sono argomenti che mastico poco ed ho cercato di semplificare una situazione che, come potete immaginare, è molto ingarbugliata anche per le complicanze e dispiaceri sul lato umano, considerata la latitanza inspiegabile di mio fratello, sul quale non mi soffermo in questa sede.
Chiarisco che mio padre, come pure mio zio, alla morte dei genitori (possessori della casa), ha eseguito la rinunica all'eredità. Passando di conseguenza le quote, suddivise, ai rispettivi figli: mio padre a me e a mio fratello; mio zio ai suoi figli/miei cugini.
Mio padre, dopo alcuni anni, ha successivamente presentato in tribunale, dinnanzi ad un funzionario giudiziario, una revoca alla rinuncia dell'eredità; firmato e protocollato. Questa variazione non è poi stata registrata (anche) al catasto.
Alcuni mesi dopo questo atto, mio fratello accordandosi "segretamente" con uno dei miei cugini, ha venduto la sua quota a quest'ultimo.
Leggendovi mi sembra di capire che il diritto di prelazione, tra coeredi, non è dovuto. (Peccato, mi sarei tolto volentieri un sassolino dalla scarpa.)
Resta da capire l'altra quesitone, ovvero se, pur con un atto in cui vi è la revoca alla rinuncia dell'eredità, mio fratello abbia potuto attuare questa vendita impunemente.