Buongiorno,
siamo in un condominio di circa 30 anni, 1 negozio al piano terra e 3 piani per un otale di 8 appartamenti. Il palazzo è originariamente provvisto di impianto centralizzato di riscaldamento e di acqua calda prodotti da una caldaia con bruciatore a gas tutt'ora funzionante, acqua calda misurata da contatori i cui funzionamenti sono stati singolarmente verificativerificati. L'impianto è provvisto di boiler d'accumulo e pompe di circolo. Il metotodo utilizzato per la determinazione del costo di acqua calda è quello di misurare i metri cubi utilizzati nel periodo in cui l'impianto di riscaldamento è spento rapportando poi tali consumi ai 12 mesi ed andando così a detrarre dal consumo totale annuo di gas quelli della sola acqua calda, operazione che ripartendo il dividendo in funzione dei metri cubi utilizzati dei vari condomini fassì che il costo per singolo metro cubo, sommando quelli elettrici, viene determinato in € 54,00 al litro, cifra davvero esorbitante.
Di per se già questo tipo di suddivisione non trova tutti daccordo in quanto c'è chi vorrebbe attribuire una quota alle spese generali, poiché i rendimenti dell'impianto sono da attribuire al rendimento del sistema nel suo insieme, ed una ai reali consumi procapite.
I costi di cui sopra hanno fatto si che l'ultimo inquilino insidiatosi che ha acquistato due appartamenti e proprietario del negozio, le cui sommatorie costituiscono la maggiornaza dei millesimi di proprietà ma non delle teste, vuole staccarsi dall'impianto centralizzato di acqua calda ed installare una caldaietta/boiler autonomo dichiarandosi contrario alla ristrutturazione generale con caldaia a condensazione, pannelli solari e quant'altro necessario per una risoluzione definitiva dell'annoso problema, soluzione a cui sono giunti tutti gli altri condomini che tra l'altro, verificando i costi delle singole operazioni e relative detrazioni fiscali portano la spesa generale dei costi non distante tra il rifacimento dell'impianto e l'installazione delle singole caldaiette.
A questo punto le domande sono due:
la prima è che a quanto risulta la decentralizzazione in palazzi con un numero superiore a 3 appartamente semba sia vietata per legge, sia per il riscaldamento che per l'acqua calda: è possibile avere una conferma o smentita e se confermato un riferimento legislativo certo a cui potersi appigliare a tale riguardo?
la seconda: essendo in una situazione di stallo in cui da una parte ci sono i millesimi di proprietà che si contrappongono al resto dei condomini che costituiscono la maggior parte delle teste e che la pensano in maniera tra loro omogenea, com'è possibile mettersi nella condizione di non continuare a subire i ricatti di chi vuole imporsi con i soli propri millesimi di proprietà?
Ringrazio anticipatamente per le non semplici risposte.
siamo in un condominio di circa 30 anni, 1 negozio al piano terra e 3 piani per un otale di 8 appartamenti. Il palazzo è originariamente provvisto di impianto centralizzato di riscaldamento e di acqua calda prodotti da una caldaia con bruciatore a gas tutt'ora funzionante, acqua calda misurata da contatori i cui funzionamenti sono stati singolarmente verificativerificati. L'impianto è provvisto di boiler d'accumulo e pompe di circolo. Il metotodo utilizzato per la determinazione del costo di acqua calda è quello di misurare i metri cubi utilizzati nel periodo in cui l'impianto di riscaldamento è spento rapportando poi tali consumi ai 12 mesi ed andando così a detrarre dal consumo totale annuo di gas quelli della sola acqua calda, operazione che ripartendo il dividendo in funzione dei metri cubi utilizzati dei vari condomini fassì che il costo per singolo metro cubo, sommando quelli elettrici, viene determinato in € 54,00 al litro, cifra davvero esorbitante.
Di per se già questo tipo di suddivisione non trova tutti daccordo in quanto c'è chi vorrebbe attribuire una quota alle spese generali, poiché i rendimenti dell'impianto sono da attribuire al rendimento del sistema nel suo insieme, ed una ai reali consumi procapite.
I costi di cui sopra hanno fatto si che l'ultimo inquilino insidiatosi che ha acquistato due appartamenti e proprietario del negozio, le cui sommatorie costituiscono la maggiornaza dei millesimi di proprietà ma non delle teste, vuole staccarsi dall'impianto centralizzato di acqua calda ed installare una caldaietta/boiler autonomo dichiarandosi contrario alla ristrutturazione generale con caldaia a condensazione, pannelli solari e quant'altro necessario per una risoluzione definitiva dell'annoso problema, soluzione a cui sono giunti tutti gli altri condomini che tra l'altro, verificando i costi delle singole operazioni e relative detrazioni fiscali portano la spesa generale dei costi non distante tra il rifacimento dell'impianto e l'installazione delle singole caldaiette.
A questo punto le domande sono due:
la prima è che a quanto risulta la decentralizzazione in palazzi con un numero superiore a 3 appartamente semba sia vietata per legge, sia per il riscaldamento che per l'acqua calda: è possibile avere una conferma o smentita e se confermato un riferimento legislativo certo a cui potersi appigliare a tale riguardo?
la seconda: essendo in una situazione di stallo in cui da una parte ci sono i millesimi di proprietà che si contrappongono al resto dei condomini che costituiscono la maggior parte delle teste e che la pensano in maniera tra loro omogenea, com'è possibile mettersi nella condizione di non continuare a subire i ricatti di chi vuole imporsi con i soli propri millesimi di proprietà?
Ringrazio anticipatamente per le non semplici risposte.