Gugli
Membro Attivo
Espongo il caso di un mio parente che mi ha coinvolto in un consiglio per la decisione di adire per vie legali in quanto stanno scadendo dieci anni dalla morte del padre ma uno dei fratelli si ostina a non voler liquidare la quota a lui spettante per divergenze venutesi a creare per la divisione di due appartamenti dove entrambi vivono con le rispettive famiglie. E' accaduto che il padre ha assegnato i suoi averi con testamento imponendo il conguaglio in denaro per ristabilire le quote in parti uguali. Questo è il patrimonio:
Stesso immobile così suddiviso:
1) Fondo commerciale erede A e B
2) Appartamento PT erede C + annessi esterni
3) Appartamento P1 erede A + 1/2 soffitta
4) Appartamento P1 erede D + 1/2 soffitta
Altro cespite Villetta bifamiliare:
5) 1/2 erede A
6) 1/2 erede B
totale circa 1,6 mil
In questa suddivisione l'erede D si è inizialmente infuriato in quanto temeva che i fratelli volessero invocare i legati facendoli passare come parte disponibile e far uscire il fondo commerciale dall'asse ereditario ... tantè che l'anno dopo la dipartita del padre quando la madre era ancora in vita è stato chiamato alla conciliazione in tribunale ma d'accordo con il suo avvocato non si è presentato. (non so se sia stata una mossa giusta ...)
Allora i fratelli qualche anno dopo hanno giocato la carta del bastone e della carota ... (mia personale opinione...) sapendo che il fratello aveva molte spese da affrontare hanno proposto un accordo privato sul valore degli immobili e che l'erede D forse imprudentemente ha sottoscritto ricevendo un anticipo in denaro sul valore della quota spettante. Questa suddivisione è stata proposta in modo diverso dal testamento e accettata per favorire i nipoti visto che il fratello (erede A), che occupa l'appartamento più piccolo, nel frattempo ha visto aumentare di numero i componenti della famiglia ...
In questo accordo era previsto anche che fossero fatti diversi lavori per la suddivisione fisica e definitiva sia per l'accesso alla soffitta che è in comune sia per altri lavori di impiantistica. Tutto ciò a carico dell'erede D che per portare a termine la divisione e poter vendere ha accettato queste condizioni sfavorevoli ritornando però sui suoi passi visto che in tutti questi anni il fratello A si è approfittato troppo e ora ha deciso di far valere il testamento anzichè l'accordo privato.
Arrivo alla domanda che mi è stata rivolta ... se l'erede D, che è nella condizione appena descritta, pur trovandosi adesso isolato rispetto agli altri tre fratelli chiedesse una divisione giudiziale (immagino che dovrebbe passare comunque passare dalla conciliazione per poter andare davanti al giudice in tribunale)
e se i fratelli che lo stanno sfidando non si presentassero nè alla conciliazione nè davani al giudice le spese del tribunale, dell' avvocato e del CTU graverebbero solo sulla spalle dell'erede D?
Insomma mi si chiede se conviene affacciarsi al 'tritacarne' degli avvocati e del tribunale (così lo definisce il mio interlocutore) o far finta di averli persi a carte...?
Francamente mi verrebbe da dirgli di lasciar perdere visto che da quello che mi riferisce dovrebbe recuperare solo circa il 10% del valore della sua quota ... ma lo dico perchè non immagino le spese!!!
Per cui attendo la vostra cortese opinione o esperienza. Grazie
Stesso immobile così suddiviso:
1) Fondo commerciale erede A e B
2) Appartamento PT erede C + annessi esterni
3) Appartamento P1 erede A + 1/2 soffitta
4) Appartamento P1 erede D + 1/2 soffitta
Altro cespite Villetta bifamiliare:
5) 1/2 erede A
6) 1/2 erede B
totale circa 1,6 mil
In questa suddivisione l'erede D si è inizialmente infuriato in quanto temeva che i fratelli volessero invocare i legati facendoli passare come parte disponibile e far uscire il fondo commerciale dall'asse ereditario ... tantè che l'anno dopo la dipartita del padre quando la madre era ancora in vita è stato chiamato alla conciliazione in tribunale ma d'accordo con il suo avvocato non si è presentato. (non so se sia stata una mossa giusta ...)
Allora i fratelli qualche anno dopo hanno giocato la carta del bastone e della carota ... (mia personale opinione...) sapendo che il fratello aveva molte spese da affrontare hanno proposto un accordo privato sul valore degli immobili e che l'erede D forse imprudentemente ha sottoscritto ricevendo un anticipo in denaro sul valore della quota spettante. Questa suddivisione è stata proposta in modo diverso dal testamento e accettata per favorire i nipoti visto che il fratello (erede A), che occupa l'appartamento più piccolo, nel frattempo ha visto aumentare di numero i componenti della famiglia ...
In questo accordo era previsto anche che fossero fatti diversi lavori per la suddivisione fisica e definitiva sia per l'accesso alla soffitta che è in comune sia per altri lavori di impiantistica. Tutto ciò a carico dell'erede D che per portare a termine la divisione e poter vendere ha accettato queste condizioni sfavorevoli ritornando però sui suoi passi visto che in tutti questi anni il fratello A si è approfittato troppo e ora ha deciso di far valere il testamento anzichè l'accordo privato.
Arrivo alla domanda che mi è stata rivolta ... se l'erede D, che è nella condizione appena descritta, pur trovandosi adesso isolato rispetto agli altri tre fratelli chiedesse una divisione giudiziale (immagino che dovrebbe passare comunque passare dalla conciliazione per poter andare davanti al giudice in tribunale)
e se i fratelli che lo stanno sfidando non si presentassero nè alla conciliazione nè davani al giudice le spese del tribunale, dell' avvocato e del CTU graverebbero solo sulla spalle dell'erede D?
Insomma mi si chiede se conviene affacciarsi al 'tritacarne' degli avvocati e del tribunale (così lo definisce il mio interlocutore) o far finta di averli persi a carte...?
Francamente mi verrebbe da dirgli di lasciar perdere visto che da quello che mi riferisce dovrebbe recuperare solo circa il 10% del valore della sua quota ... ma lo dico perchè non immagino le spese!!!
Per cui attendo la vostra cortese opinione o esperienza. Grazie