Roberto De Cesare

Membro Attivo
Proprietario Casa
Buongiorno, formulo il seguente quesito, sperando di ricevere graditi chiarimenti sul medesimo. A seguito del decesso della proprietaria di un appartamento, i superstiti (coniuge e due figli) hanno ereditato, ciasscuno, un terzo della proprietà. Il coniuge superstite ha cambiato la propria residenza e vive, ora, nell’appartamento anzidetto, che per lui è diventata abitazione principale, non soggetta, quindi, a IMU. I due figli, entrambi sposati e residenti altrove, quali eredi/proprietari, dovrebbero accollarsi le rispettive quote IMU. Cosa conviene fare ai fini fiscali per lecitamente evitare tale accollo da parte dei figli ?
Qualcuno ha segnalato la redazione di un contratto di comodato (debitamente trascritto) con cui, ciascuno dei figli, concede gratuitamente al padre (coniuge superstite), il godimento della propria quota di proprietà (soluzione più economica).
Altri propendono per la formazione di un atto notarile di cessione dell’usufrutto a favore del padre, vita natural durante (soluzione molto più costosa).
Si chiede cortesemente: “Ma quale delle dette due soluzioni è formalmente accettata dal Fisco ?”
Grazie per le gradite risposte.
 

Roberto De Cesare

Membro Attivo
Proprietario Casa
Innanzitutto scusa Nemesis, ho visto solo ora la tua gentile risposta. Preciso che il coniuge superstite è stato residente per una decina d’anni in un diverso alloggio, in altro Comune. Tale diversa residenza gli consentiva di essere esente dal versamento della TARI. In sostanza pur essendo regolarmente coniugati, uno dei coniugi aveva formalmente fissata la residenza in una seconda casa, ubicata in altro Comune.
 

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