Il contratto transitorio per uso lavorativo fuori della città di residenza è ammesso, citando sul contratto, ad esempio, il nome della ditta presso cui il conduttore lavora e tenendo allegata al ocntratto la sua lettera di assunzione.
Il problema è proprio la transitorietà. Infatti, se nel contratto scrivete al punto "Esigenze del conduttore" che egli deve svolgere attività lavorativa a Roma presso la ditta ... per un periodo non superiore ai ... mesi (fino a 18), voi vi impegnate per questo periodo. In teoria l'esigenza della transitorietà dovrebbe anche esserti riconfermata per iscritto, tramite raccomandata, dall'inquilino prima della fine della locazione.
Se dopo i TOT mesi il tuo amico si ferma ancora a Roma, in teoria dovreste tramutare il contratto in un normale contratto di locazione "libero" con durata minima di 4 + 4 anni.
Ovvio che se non lo fate e stipulate un nuovo contratto per uso transitorio (quello di prima non si può prorogare) di altri TOT mesi, il fisco non viene di certo ad indagare sulle motivazioni ed è sufficiente che lo registriate come il primo... e così via.
L'unico che potrebbe creare dei problemi è proprio l'inquilino, il quale per sua convenienza (maggiore tutela dei suoi diritti di mantenere l'affitto dei locali, limiti precisi all'adeguamento del canone ecc...) potrebbe richiedere la trasformazione del contratto ad uso transitorio in contratto "normale".
Però se entrambi avete la volontà di mantenere questo tipo di contratto e non vi sono discordanze sull'importo del canone ecc., il ripetere ad ogni scadenza un nuovo contratto ad uso transitorio, con regolare registrazione, è pienamente fattibile senza alcun problema con il fisco.