Caro Jac0 tu sei abituato a pensare alle barche a vela come l’ Amerigo Vespucci, o alle caravelle di Colombo, che sono barche a vela dotate di VELE QUADRE, atte ad essere spinte dal vento sulla faccia posteriore con un flusso turbolento e che possono lavorare al massimo con il vento al traverso, non certo se viene di bolina, e che cessano di spingere ulteriormente quando la barca ha raggiunto la velocità del vento. Con queste vele uno scafo dislocante molto grosso, dalle linee tondeggianti, per muoversi necessita di una superficie velica consistente per prendere tutto il vento necessario a spostarlo e con condizioni favorevoli non supererà mai il limite imposto dalla sua costruzione anzi se il vento aumenta bisogna ridurre il piano velico per non strappare le vele o peggio ancora disalberare la nave.Quindi se non c'è vento la barca a vela cammina? E che ne è degli attriti?
Le moderne VELE DI TAGLIO di cui sono dotate attualmente le barche a vela, che hanno uno scafo planante, funzionano come un'ala di aeroplano, quindi l'aria le investe su entrambe le facce scorrendo in maniera laminare creando una PRESSIONE sulla faccia sopravvento - quella che guarda la direzione da cui viene il vento - ed una DEPRESSIONE sulla faccia sottovento - quella opposta - per cui si crea una forza diretta in avanti. Poi entrano in gioco la portanza della pinna di deriva sotto la barca e il quadrilatero vettoriale delle forze, il vento apparente ecc ma fermiamoci qui.
In conclusione possiamo dire che in una vela a forma di ala la forza esercitata dal vento è in funzione della velocità del vento stesso, della grandezza e della efficienza della vela stessa, per cui se questi due ultimi fattori sono notevoli, la forza risultante potrà essere sufficiente a fare viaggiare lo scafo a velocità superiore a quella del vento sempre se lo stesso scafo è efficiente in idrodinamicità, considerando che più la barca va veloce, maggiore è la velocità del flusso del vento che riceve.
CAro mio è cambiato il modo di andare per vele.
Scusa Cinziaf, innanzitutto in quale città si trova questo condominio? L'Amministratore cosa fa? Come è possibile che alcuni condomini si siano potuti staccare senza chiedere l'autorizzazione all' assemblea condominiale? Capisco che uno o due condomini, menefreghisti ed egoisiti, possano aver messo il condominio davanti al fatto compiuto e si siano staccati; però la metà mi sembra eccessiva, a meno che il condominio sia fatto da 6 condomini. Tuttavia un Amministratore che sa fare il suo mestiere avrebbe addebitato loro ugualmente tutte le spese inerenti la gestione dell'impianto di riscaldamento fino a quando l'assemblea con una maggioranza qualificata avesse preso atto della situazione e quindi esonerato i separatisti dalle sole spese di gestione ma non di manutenzione ordinaria e strordinaria dell'impianto. Cosa dice la norma in vigore nella tua regione a proposito di distacco dall' impianto centralizzato? In un tuo precedente intervento avevi scritto che il padrone del palazzo non voleva cambiare la caldaia ti avevo chiesto spiegazioni ma non me le hai date. Da come hai scritto sembrerebbe che tu abbia riscattato, o comprato, un appartamento di edilizia convenzionata in un edificio nel quale la maggioranza degli appartamenti sia rimasto di proprietà dell'ente originario per cui ci sia una gestione mista.Io sono proprietaria del mio appartamento,lo stabile dove abito quasi la metà si è staccato dal riscaldamento centralizzato chi in maniera regolare e chi no io a questo punto a quello che ho capito posso mettere una caldaia a condensazione con canna di presa d'aria? O mi consolo passando l'inverno nel sacco a pelo?