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Euro, sette balle sui tedeschi
di Vladimiro Giacché | 27 dicembre 2011
Commenti (131)


Più informazioni su: Bugie, Economia, Germania, Zonaeuro.


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1)L’euro ha privato la Germania del marco e la convivenza con valute più deboli è stata un handicap. Secondo Frank Mattern, capo di McKinsey in Germania, è vero il contrario: “La Germania con l’euro ha guadagnato moltissimo”. Negli ultimi dieci anni un terzo della crescita dell’economia tedesca è dovuto all’euro (165 miliardi di euro nel solo 2010). I motivi principali: fine dei costi di transazione e di assicurazione contro il rischio di cambio; crescita del commercio intraeuropeo; e crescita delle esportazioni tedesche proprio per il fatto che l’euro è una valuta più debole di quanto sarebbe stato il marco (il contrario vale per la lira). Inoltre l’euro ha abbassato molto i tassi d’interesse dei Paesi periferici portandoli al livello di quelli tedeschi, con conseguente incremento dei consumi in quei Paesi, a beneficio dell’export tedesco. Il saldo della bilancia dei pagamenti della Germania – in rosso al momento dell’introduzione dell’euro – è cresciuto nel decennio del 41 per cento, sino a 1. 021 miliardi di euro (dati Eurostat).

2) La maggiore competitività della Germania è dovuta al fatto che i tedeschi lavorano più degli altri. I tedeschi non lavorano più degli altri: in Italia ogni lavoratore lavora 1.711 ore, in Germania 1.419. Ma in Italia l’età media degli impianti industriali è di 26 anni, mentre gli investimenti in tecnologie hanno molto accresciuto la produttività dei lavoratori tedeschi. Poco però dei guadagni si è trasferito ai salari: dal 2000 in termini reali i salari tedeschi sono diminuiti del 4,5 % (caso unico nella zona euro). Ciò ha depresso la domanda interna, ma ha spinto le esportazioni. Soprattutto in Europa: l’80 per cento del surplus commerciale tedesco è interno all’Unione europea.

3) La Germania ha i conti in ordine. La Germania ha più volte sforato il tetto del 3 per cento nel rapporto deficit/Pil. Questo è avvenuto già prima della crisi, dal 2003 al 2005. All’epoca, però, la Commissione europea decise di non agire su pressione della stessa Germania (e anche della Francia, che aveva problemi simili). Dopo lo scoppio della crisi la Germania ha poi messo in campo il maggior piano di stimoli per l’economia realizzato in Europa, pari al 3 per cento del suo Pil. Inoltre, dal 2008 ad oggi, ha speso 93 miliardi di euro per salvare le sue banche. Anche lo scorso anno il deficit è stato del 3, 3 per cento, nonostante il peso molto inferiore degli interessi sul debito rispetto alla gran parte degli altri Paesi europei, mentre il rapporto debito/Pil è salito all’ 83 per cento (il tetto di Maastricht è il 60%).

4) La Germania ha pratiche fiscali trasparenti. Secondo stime attendibili, il 40 per cento del debito pubblico tedesco è allocato presso fondi speciali, il cui deficit non figura nel bilancio federale. Per fare un esempio, gli incentivi per la rottamazione, uno dei cardini del sostegno all’industria automobilistica tedesca, non sono stati posti a carico del bilancio dello Stato ma del fondo pubblico ITF, e sono stati giustificati come investimenti per le tecnologie verdi anche se in realtà erano un sussidio ai consumi interni. In questo modo tra il 2009 e il 2011 il governo tedesco ha fatto passare come investimenti ben 20 miliardi di euro di spese a sostegno dell’economia.

5) Anche la Germania sta pagando la crisi del debito, per questo vuole mettere ordine.La caduta della domanda interna nei Paesi europei colpiti dalla crisi del debito ha fatto diminuire le esportazioni tedesche verso questi Paesi, e secondo Patrick Artus di Natixis ciò ha comportato una minore crescita del Pil dell’ 1,5 per cento. Ma la fuga verso i titoli di Stato tedeschi ne ha abbassato gli interessi di oltre il 2 per cento, con un risparmio per lo Stato tedesco di quasi un punto di Pil (0, 9 per cento). La crisi ha comportato anche un significativo deprezzamento dell’euro (-17 per cento circa), con conseguente crescita del volume delle esportazioni extraeuropee del 2,4 per cento: un altro 0,8 per cento di prodotto interno lordo guadagnato. Fatte le somme, il saldo della crisi per la Germania per ora è positivo, sia pure in misura contenuta: lo 0,2 per cento del Pil per il 2011. A questo va aggiunto che le aziende tedesche oggi possono procurarsi prestiti a tassi significativamente inferiori a quelli delle imprese italiane, spagnole, francesi.

6) Per la Germania è inaccettabile che l’Unione europea diventi un’Unione di trasferimenti (Transferunion). È inaccettabile per Angela Merkel, ma non per la SPD. Il capogruppo SPD al Bundestag, Frank-Walter Steinmeier, in un’intervista allo Spiegel ha sostenuto che trasferimenti di ricchezza in Europa avvengono da tempo, ma dal Sud verso il Nord, grazie alla maggiore competitività della Germania, e che servirebbero oggi trasferimenti anche in direzione opposta, proprio per evitare che gli squilibri tra i Paesi facciano saltare l’euro.

7) In Germania l’argomento che Hitler abbia preso il potere dopo l’iperinflazione degli anni Venti impedisce di accettare l’idea di una Bce libera di muoversi, per timore che crei inflazione. Se la Bce accettasse di sostenere illimitatamente i titoli di Stato europei, non si avrebbe una forte inflazione. Negli Usa, dove la Fed ha comprato Buoni del tesoro per oltre 1.600 miliardi di dollari, l’inflazione è intorno al 3, 5 per cento. Inoltre, a portare Hitler al potere non è stata l’inflazione del 1923. Sono state le politiche deflazionistiche dei primi anni Trenta, attuate – in Germania e altrove – proprio per paura dell’inflazione. Lo storico Richard Overy le ha descritte così: “I politici cercarono di evitare qualsiasi cosa che minacciasse la stabilità della moneta e dei bilanci in pareggio. In Francia lo Stato perseguì una rigida politica monetaristica sino al 1936, riducendo gli stipendi dei funzionari pubblici e dei dipendenti dello Stato e tagliando le spese per la difesa e l’assistenza sociale. Nella Germania del 1932 si ebbe una serie di tagli forzosi sui salari pubblici, sulle rendite e sulle pensioni”. (Crisi tra le due guerre mondiali. 1919-1939, Il Mulino). Vi ricorda qualcosa?

Il Fatto Quotidiano, 27 Dicembre 2011

Mi è sembrfato interessante come coclusione della discussione


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Daniele 78

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L'Europa non è mai esisistita e non so se mai esisterà. Noi volevamo costruire gli Stati Uniti d'Europa, ma non ci riusciremo mai poiché per secoli siamo stati in guerra tra noi, non siamo come gli americani. Chiedete ad un francese, all'italiano allo spagnolo ma anche danese se è europeo. I popoli non lo percepiscono molto, io mi sento veramente poco europeo tenendo conto anche di cosa sta facendo l'Europa all'Italia. Se mettiamo insieme la storia degli ultimi 14 anni, quindi i fatti, possiamo tranquillamente dire che gli unici che hanno fatto bene a non entrarci (vedi Svizzera e Gran Bretagna) hanno fatto la cosa migliore. L'Europa l'hanno spacciata per la panacea di tutti i mali (ed è lo stesso sistema per introdurre nuova burocrazia e leggi stupide) perché hanno contato sul beotismo e sul fatto che il popolo italiano non si è mai si ribellato e mai lo farà (all'italiano basta avere il frigo pieno alla sera ed un tetto per dormire) perché dopo 14 anni dovremmo andare tutti a Bruxelles a far casino e fare ciò che gli egiziani hanno fatto con Mubarak. L'Italia non è l'Egitto e non ha le p...e per fare la stessa cosa. Comunque se si continua con la stessa Europa prima o poi alla guerra ci si arriva. Quando non c'è pari dignità tra i popoli, quando solo uno controlla tutto (anche le risorse) prima o poi alla guerra ci si arriva. Il fatto poi che in nessun Paese abbiano fatto un referendum sul fatto di entrare o meno la dice molto molto lunga sulla democraticità di tutta l'operazione, per la serie il cittadino non è abbastanza intelligente e/o non ha gli strumenti per farlo, per cui nel dubbio non lo si fa partecipare. Dopo la guerra in Italia ci fu almeno un referendum per decidere se votare per una Repubblica o una Monarchia. Fu scelta la prima e da lì partì la Costituzione. Quell'Italia ora non esiste più, siamo un popolo rammolito e senza spina dorsale e ci meritiamo la schiavitù tedesca perché questa è l'Europa nei fatti.
 
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quiproquo

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Vi ricorda qualcosa??? Sì... Tutto e il contrario di tutto...Per il tutto attendo lumi dai grandi economisti presenti...per il suo contrario attendo un'azione congiunta dell'ex fradJACOno e il SARDU-SARDU
che più SARDU non si può...Saranno scintille...preparatevi allo scontro...pardon, al confronto...Vedremo balle...pardon, belle di tutti i colori e il godimento...pardon, il ballo sarà assicurato. Con trepidante e vibrante attesa porgo i migliori saluti. QPQ.
 
J

jac1.0

Ospite
Noi Italiani siamo delle belle menti, ma siamo anche pigri. Ecco perché da noi non riusciamo a sfondare mentre all'estero (vedi Frank Sinatra negli USA) diventiamo dei numeri uno. Potremmo fare soldi a palate sfruttando il nostro patrimonio artistico-culturale, che è la nostra miniera. Invece sonnecchiamo dietro una scrivania.
 
J

JERRY48

Ospite
Arrivano le...balle. Magari......... Che palle!!!!
Quanti sonnecchiano dietro la scrivania:
Pregiudicati che percepiscono 6 milioni all’anno. Sono questi sono i manager che il mondo ci invidia?
Moretti, l’AD di Trenitalia (nel 2012 ha dichiarato più di un milione di euro, ovvero più di 87.000 euro al mese) che ha notevolmente peggiorato il servizio dei pendolari favorendo i treni ad alta velocità e ora chiede che i pendolari paghino il doppio dell’attuale tariffa, sostiene che se si tagliasse lo stipendio dei manager questi andrebbero via dall’Italia. Ergo, bisogna tassare, ancora una volta, i pensionati e gli operai che all’estero non possono andarci. O magari tagliare la sanità pubblica, tagliare i finanziamenti alla scuola e ridurre i servizi offerti ai cittadini. Tutto, ma non toccare gli stipendi dei manager italiani. Guai a ridurre loro lo stipendio, altrimenti li perdiamo (un po’ come i calciatori che lasciano l’Italia per il PSG o il Real). Facciamo un raffronto tra calciatori (in Brasile tra un pò) e i manager.
Chi sarebbe il Pogba pronto ad andare via se il PSG o il Real dovessero offrire cifre folli? Sarà per caso Scaroni, AD dell’ENI, già condannato ad 1 anno e 4 mesi di carcere e ora di nuovo indagato per corruzione? Scaroni in Italia percepisce uno stipendio di 6.4 milioni all’anno, mica poco. Immagino che all’estero lo aspettino a braccia aperte: un pregiudicato pagato 13 miliardi di vecchie lire. È un po’ come Vidal, conteso dalle migliori squadre europee. Sono sicuro che paesi come la Svezia, la Filandia, l’Olanda e la Germania abbiano necessità di pregiudicati da pagare profumatamente. Credo che il mondo aspetti a braccia aperte manager come Pietro Franco Tali, ex amministratore delegato della Saipem dimessosi lo scorso dicembre dopo l’avvio delle indagini a suo carico, che ha guadagnato 6,95 milioni di euro. Sono sicuro che l’Inghilterra e la Francia non vedano l’ora di pagare 7 milioni di euro un indagato per tangenti. Mi pare un po’ come Cavani, comprato a peso d’oro dal PSG. Giusto?
E gli Stati Uniti e il Canada non vorranno contendersi manager come Mazzacurati, il manager del consorzio Mose di Venezia, dimessosi dopo essere stato arrestato per sprechi e false consulenze, e che ha ricevuto una liquidazione di 7 milioni di euro. Chi è che non vorrebbe un manager così? Chi non darebbe 7 milioni di euro ad un manager arrestato per false consulenze? Non parliamo poi di Mastropasqua (una ventina di incarichi, più un’altra ventina la moglie) e ora indagato, dei manager di Finmeccanica (Giuseppe Orsi, presidente e amministratore delegato è stato arrestato con l’accusa di corruzione internazionale) o delle banche (private certo, ma foraggiate come l'asino di cui sopra con fondi in pratica nostri). Esempi che il mondo ci invidia e che è pronta a strapparceli e pagarli a peso d’oro. Non possiamo perderli. Porcocan. Per questo io sto con Moretti: noi questi manager che hanno fatto grande l’Italia, dobbiamo tenerceli stretti. Altro che tagliar loro lo stipendio. Quale squadra lascerebbe partire Messi o Ronaldo? Ma siamo pazzi? Ma che paghino i pensionati e i lavoratori la crisi, altroché. Ma che si taglino i presidi ospedalieri, si chiuda qualche scuola di periferia e si licenzi qualche migliaia di dipendenti pubblici. Sarebbe folle ridurre lo stipendio di questi manager. Ma scherziamo? Andrebbero premiati, altroché.
Che poi in Italia esistano centinaia di migliaia di persone che servono onestamente e diligentemente il proprio paese con 20 mila euro all’anno, non conta. Che le forze dell’ordine, gli impiegati della pubblica amministrazione, i docenti servano con spirito di sacrificio il paese per molto meno a Moretti non interessa. Uno stipendio di 300 mila euro all’anno non è sufficiente per dirigere il Coni, la RAI, Equitalia, eccetera? Stiamo parlando di uno stipenio 15 volte superiore a quello di un qualsiasi dipendente pubblico. Senza considerare i milioni di disoccupati, enza lavoro, precari e spremuti.
Non si può essere amministratori delegati dell’ANAS senza percepire 750 mila euro all’anno, o amministratori delegati dell’Enav senza dover percepire 503 mila euro? Credo si possa essere AD di Sogin senza avere uno stipendi di 570 mila o dell’Expo 2015 senza percepire 428 mila. Infine, detto tra di noi, si può essere presidente e AD del Poligrafico e Zecca dello Stato senza per questo dover incassare 600 mila euro all’anno.
Ma se, una volta tagliati gli stipendi di questi professionisti, essi volessero lasciare l’Italia avranno tutto il mio appoggio morale (...no a calci in ****, scusate c'era il raffronto con il calcio). Sono sicuro che si possono trovare migliaia di giovani, ben qualificati, pronti a sostituire questi fuoriclasse. Certo, non saranno come Messi e Ronaldo, ma sono sicuro che faranno bene il loro dovere.
 
J

JERRY48

Ospite
Se non erro aveva uno stipendio di 850.000 euro/anno lordi (prima delle tasse).
Una bella cifra comunque Grrr...
dinkleberg_by_cifretta-d3k4tgh.jpg
 

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