Buonasera a tutti mi trovo di fronte a un dilemma sinceramente. E' un po' complicato e ringrazio chi avrà la pazienza di leggere e darmi un consiglio.
Sei mesi fa mi accordai per l'acquisto di una proprietà rurale a contrattata a buon prezzo che includeva oltre a del terreno agricolo una porzione di vecchia casa da ristrutturare e un'altra porzione più recente (1976) data come già abitabile. Il proprietario incarica un tecnico di redigere le certificazioni di conformità urbanistico ed edilizia e scopre che:
per la casa costruita nel 1976, che aveva altezze dei soffitti di 2,50 mt, fu richiesto un permesso di costruire in sanatoria nel 1985, dove però invece di dichiarare le altezze corrette si presentarono planimetrie non veritiere e che indicavano i 2,70 m.
I risultato è che ora il venditore deve presentare una ulteriore sanatoria con oblazione per la regolarizzazione dello stato di fatto, ma che per la casa così come venduta non ci sarà certezza di ottenere agibilità e abitabilità in quanto il RUE impone una altezza di 2,70 appunto. Il comune in passato ha sempre accettato altezze inferiori anche se queste sono possibili solo in comuni montani > 1000 m di altitudine, mentre qui siamo a 600, oggi però l'amministrazione ha dei nuovi tecnici nell'ufficio edilizia e le vecchie prassi sono oggi in discussione....
In buona sostanza esiste il rischio di acquistare una casa, seppur esistente da più d trent'anni, inizialmente proposta come già abitabile, che non possiede i requisiti per l'ottenimento dell'agibilità.
Ora è dilemma.... certo è che non avrò danni dal recedere dal preliminare, sia perchè scaduti i termini pattuiti per il rogito non per mia colpa, sia perchè ovviamente l'oggetto della vendita si è dimostrato differente da quanto prospettato.
Non ho idea di cosa comporti il "mancato ottenimento dell'agibilità", ma qualcosa mi dice che è un bel casino. Non vorrei che il buon prezzo spuntato in trattativa fosse surclassato da spese di ben altra entità per la messa a norma....
Accetto consigli e Suggerimenti......
Sei mesi fa mi accordai per l'acquisto di una proprietà rurale a contrattata a buon prezzo che includeva oltre a del terreno agricolo una porzione di vecchia casa da ristrutturare e un'altra porzione più recente (1976) data come già abitabile. Il proprietario incarica un tecnico di redigere le certificazioni di conformità urbanistico ed edilizia e scopre che:
per la casa costruita nel 1976, che aveva altezze dei soffitti di 2,50 mt, fu richiesto un permesso di costruire in sanatoria nel 1985, dove però invece di dichiarare le altezze corrette si presentarono planimetrie non veritiere e che indicavano i 2,70 m.
I risultato è che ora il venditore deve presentare una ulteriore sanatoria con oblazione per la regolarizzazione dello stato di fatto, ma che per la casa così come venduta non ci sarà certezza di ottenere agibilità e abitabilità in quanto il RUE impone una altezza di 2,70 appunto. Il comune in passato ha sempre accettato altezze inferiori anche se queste sono possibili solo in comuni montani > 1000 m di altitudine, mentre qui siamo a 600, oggi però l'amministrazione ha dei nuovi tecnici nell'ufficio edilizia e le vecchie prassi sono oggi in discussione....
In buona sostanza esiste il rischio di acquistare una casa, seppur esistente da più d trent'anni, inizialmente proposta come già abitabile, che non possiede i requisiti per l'ottenimento dell'agibilità.
Ora è dilemma.... certo è che non avrò danni dal recedere dal preliminare, sia perchè scaduti i termini pattuiti per il rogito non per mia colpa, sia perchè ovviamente l'oggetto della vendita si è dimostrato differente da quanto prospettato.
Non ho idea di cosa comporti il "mancato ottenimento dell'agibilità", ma qualcosa mi dice che è un bel casino. Non vorrei che il buon prezzo spuntato in trattativa fosse surclassato da spese di ben altra entità per la messa a norma....
Accetto consigli e Suggerimenti......